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Articoli 05/03/2020

di Ugo Terracciano*
DA COSA NASCE COSA, OVVERO (STRANA) LA METAMORFOSI DEL DISTACCAMENTO DI POLIZIA STRADALE DI ROCCA SAN CASCIANO

 

 

L’intenzione - almeno all’apparenza - sembrerebbe buona. Peccato che, certe volte, c’è il rischio che la toppa si riveli peggiore del buco. Così, nel nostro caso – tanto per concretizzare il concetto - si parte con la chiusura dei Distaccamenti di polizia stradale di Rocca San Casciano e di Lugo di Romagna e si finisce in un “papocchio” di dubbia efficienza e non certo meno costoso. Sì, perché dopo la levata di scudi dei comitati civici locali e le interrogazioni question time  presentate dai parlamentari romagnoli al Ministro dell’Interno, è probabile che dal cilindro possa uscire il classico coniglio a sorpresa. A occhio, una stravagante sorpresa.

RIORDINIAMO LE IDEE: - Sapete come si dice: si sa sempre da dove si inizia, poi va a sapere dove si può andare a finire. Allora, per non perdere l’orientamento e per non smarrire il punto di partenza, incominciamo con il riordinare un po’ le idee. Siamo partiti dall’intenzione – in attuazione del d.lgs. n. 177 del 2016 (Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia) - di chiudere numerosi distaccamenti di Polizia Stradale, compresi i due citati. La scelta – assolutamente contestabile – tuttavia si iscrive legittimamente nel quadro del preteso ridimensionamento del servizio specialistico di Polizia Stradale sulle statali a favore della vigilanza sulle autostrade. Una determinazione che l’ASAPS ha subito ribattezzato – ferma restando la sacrosanta necessità di presidiare le autostrade – con l’espressione “polstrada in concessione”, dato che non si può tralasciare che su tali tratte il servizio di sicurezza degli utenti viene assicurato a fronte del pagamento del pedaggio. In Romagna, lasciare scoperto il servizio di vigilanza specialistica sulle statali non è sembrata una buona idea né agli amministratori locali, né ai parlamentari legati al territorio e tanto meno alla popolazione che si è mobilitata con tanto di manifestazione (coraggiosa, in epoca di coronavirus) in piazza a Rocca San Casciano e raccolta firme. Fatto sta che subito dopo, non si sa da dove e in che modo, è trapelata una proposta alternativa sotto forma di “apertura” al dialogo: la Stradale deve chiudere – e su questo non ci sono santi – ma per tacitare i malpancisti si potrebbe lasciare un ufficio con tre poliziotti pendolari dalla Questura di Forlì. Quindi, al posto di un servizio di polizia stradale, peraltro su un tratto di strada statale che attraversa più Comuni della vallata, un ufficio di polizia a tempo in uno solo di questi Comuni. A questo punto, a chiudere la discussione, sarebbe bastata l’espressione cara ad un famoso ex magistrato: “che c’azzecca”, dato che sarebbe come in ospedale sostituire il pronto soccorso con la laringoiatria sostenendo che l’impatto non cambia. Ma quel che è peggio è che una simile soluzione (antieconomica ed in antitesi ai principi della legge delega n. 124/2015, norma alla base del d.lgs. n. 177) si sarebbe posta evidentemente in contrasto con il DM 15 agosto 2017  il quale – ferma restando la rete delle diverse specialità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sul territorio nazionale - disloca secondo una ineccepibile logica organizzativa i presidi della Polizia di Stato nei capoluoghi e nelle città più popolose e quelli dei Carabinieri sul resto del territorio onde evitare dispendiose sovrapposizioni per l’esercizio delle medesime competenze. Peccato che il Comune di Rocca San Casciano insista proprio su quel “resto del territorio” di cui al decreto ed abbia la fortuna di ospitare (da sempre) una efficiente – sia pure sotto organico – Stazione dei Carabinieri. E si badi che una eventuale deroga al decreto sarebbe giustificata da motivi emergenziali (es. forte presenza della criminalità organizzata) del tutto assenti nel piccolo comune della Valle del Montone.

LA NOTIZIA DEL GIORNO: A questo punto, visto che non è pensabile scrivere un decreto ministeriale con una mano e disattenderlo con l’altra, il Ministero, pressato dai quesiti sollevati dai parlamentari romagnoli, avrebbe ora manifestato la volontà di negoziare la chiusura dei Distaccamenti di Polizia Stradale di Rocca San Casciano (FC) e di Lugo di Romagna (RA) con l’apertura di altrettanti sportelli di polizia amministrativa (punti di riferimento dove raccogliere le istanze in materia di polizia amministrativa e di immigrazione). Ecco la notizia del giorno.
A dire il vero la nuova proposta, non propendendo né per una logica (quella di privilegiare la sicurezza stradale), né per l’altra (quella di duplicare un servizio di polizia nella sola cittadina di Rocca San Casciano), un merito senza dubbio ce l’ha: quello di collocarsi proprio fuori da ogni logica scontentando tutti in egual modo. Infatti, in termini di sicurezza equivale a zero, risolvendosi in una estensione di un servizio burocratico.
E’ fuori da ogni logica per due motivi: uno sostanziale; l’altro (ancora una volta) di ordine giuridico.
Sotto il primo profilo, che senso ha collocare un ufficio passaporti e uno sportello per l’immigrazione a Rocca San Casciano (per Lugo sarebbe addirittura paradossale visto che lì c’è un Commissariato che istituzionalmente svolge detta funzione)? C’è un surplus di cittadini viaggiatori? Una concentrazione eccezionale di agenzie di viaggi? C’è un affollamento di immigrati? Tanto per dire, la maggiore concentrazione di immigrati riguarda molto di più l’altra vallata: quella del Bidente. La verità è che un ufficio di polizia amministrativa a Rocca non corrisponde a nessun fabbisogno territoriale. Il Sindaco vuole la polizia, noi gli mandiamo dei poliziotti-impiegati coi manicotti neri.
Sotto il profilo giuridico, poi, occorre fare i conti con la legge n. 48/2017 (cosiddetto pacchetto sicurezza) che nel dettare le regole della sicurezza integrata (fra i diversi livelli istituzionali) inquadra ogni iniziativa coordinata nella cornice disegnata dalle linee guida scritte in accordo tra Stato e Conferenza Unificata Regioni, Province e Comuni; nonché dagli accordi stipulati tra Stato e Regioni ed infine dai Patti tra Prefetture e Sindaci.
Ora, perché concepire un patto – sempre che si voglia stipularlo - tra Comune di Rocca e Prefettura per avere un ufficio di polizia amministrativa e non garantire la medesima possibilità a tutti gli altri in provincia? Inoltre, non dimentichiamo che il Comune di Rocca, con altre 14 amministrazioni fa parte dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese. L’Unione ha costituito un unico corpo di Polizia Locale, scelta che prelude a politiche di sicurezza condivise. Qualcuno, allora, si è rapportato con il presidente dell’Unione (il Sindaco di Forlì) per stabilire la migliore collocazione territoriale di un ufficio del genere su un territorio che le amministrazioni stesse hanno scelto di considerare unitario in quanto alla funzione di polizia locale? Perché, diversamente, dovremmo concludere che la proposta del giorno contravviene allo spirito della citata legge n. 48/2017.

PER CONCLUDERE: - Come abbiamo visto, da cosa nasce cosa: dalla Stradale al posto (pendolare) di polizia, da quest’ultimo allo sportello immigrazione e passaporti. Il tutto pur smantellare un presidio storico e specializzato con competenza su una tratta intercomunale che oggi conta solo 5 uomini. Con quale logica? Secondo quale criterio? In ragione di quale analisi del fabbisogno territoriale rispetto a tali nuovi servizi? Con quali costi? Per risparmiare sulla stradale si sperpera sul resto, ecco perché un atteggiamento del genere è inaccettabile.
Per inciso, se proprio la Questura di Forlì dispone di un organico così ridondante da permettersi di mandare gli agenti a ritirare i passaporti e a consegnare i permessi di soggiorno a Rocca San Casciano,  perché intanto non rafforza il controllo in città con una volante in più, considerata la recrudescenza dei furti in abitazione e tutto il resto?
Ma, si sa: da cosa nasce cosa, ed è così che abbandonando una proposta inaccettabile si finisce per formularne una a dir poco stravagante, quando sarebbe più semplice, economico e funzionale lasciare inalterato lo status quo (ovvero il Distaccamento Polstrada così com’è).
Davanti a questo “teatrino” cosa possiamo dire. Un medico per rassicurare i familiari del paziente direbbe: “signori, la situazione è seria ma non è tragica”. Noi davanti a tutto questo, parafrasando Ennio Flaiano, siamo invece costretti laconicamente a dire: cari signori, la situazione è “tragica”, ma non è seria.

*Presidente Fondazione ASAPS per la Sicurezza Stradale e Urbana

 

>L'insistenza del Governo nel voler sopprimere il Distaccamento di Rocca S.C. e gli altri, per sostituirli con non meglio precisati "presidi"  della Questura  "ove raccogliere le istanze in materia  di polizia amministrativa e immigrazione" è a dir poco sorprendente e fuori da ogni logica della buona amministrazione. L'ASAPS non condividerà mai questo assurdo progetto
di Giordano Biserni*

 

 

>IL 22 FEBBRAIO A ROCCA S.C. 300 A ROCCA S.C. 300 PERSONE IN PIAZZA PER DIFENDERE IL MANTENIMENTO DEL DISTACCAMENTO DELLA LORO POLIZIA STRADALE SULLA SS 67, CHE SPETTACOLO TANTA GENTE E PERSINO I MOTOCICLISTI DALLA NOSTRA PARTE!

 

>Il cosiddetto Piano di razionalizzazione della Polizia Stradale prevede misure ad avviso dell’ASAPS “poco razionali” come la chiusura di numerosi reparti sulle strade statali.
Le più pericolose in assoluto

 

>Assurda la proposta di mantenere a Rocca un posto di polizia con 2 o 3 agenti della Questura e far traslocare gli agenti della Stradale
Nascerebbe un presidio “mignon” inesistente in altre parti d’Italia e in violazione della normativa

 

>La chiusura del Distaccamento di Rocca è la certificazione  di una sconfitta della sicurezza stradale in una fase molto critica anche nella provincia di Forlì - Cesena

 


Il racconto particolareggiato di una “metamorfosi” impossibile e causa di spreco, che comunque sarebbe non duratura. (ASAPS)

 

Giovedì, 05 Marzo 2020
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