ROMA -
Potrebbe essere accusato di omicidio plurimo colposo chi bruciava le
sterpaglie vicino alla bretella della A1 Fiano-San Cesareo. C’è
un primo rapporto della polizia sulle cause dell’incidente stradale
che ieri, vicino a Roma, ha causato sette morti e 40 feriti e ora toccherà
al magistrato ipotizzare il tipo di reato. Non è escluso che
si possa parlare di omicidio plurimo colposo. "Stiamo ancora verificando
di chi fosse la proprietà del terreno da dove sono scoppiate
le fiamme", dicono dalla polizia.
Gli investigatori tuttavia non hanno dubbi: l’incendio scatenato dalle
sterpaglie sotto il cavalcavia della bretella autostradale è
stata la causa fondamentale e scatenante del tamponamento a catena.
Il terreno dove è scoppiato l’incendio sarebbe di proprietà
della clinica psichiatrica Colle Cesarano, ma nessuna persona della
struttura è stata vista nel terreno. Gli agenti della mobile
non hanno trovato elementi che possano far pensare al dolo.
Nonostante il fumo che ha fatto diminuire la visibilità, tuttavia,
la polizia tiene a sottolineare che non bisogna fornire a chi guida
falsi alibi: a scatenare l’inferno sulla A1 non è stato solo
il fumo, ma anche l’eccessiva velocità e il mancato rispetto
delle distanze di sicurezza.
E proprio rispetto ai limiti di velocità e all’efficienza con
cui sulle autostrade si segnalano situazioni improvvise di pericolo
si scatenano le prime polemiche. La presidente dell’Associazione italiana
familiari e vittime della strada, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, ha
annunciato che si costituirà parte civile nei processi accanto
ai familiari delle vittime. Una nota dell’associazione fa riferimento
agli incidenti degli ultimi giorni (simile a quello di ieri vicino a
Roma era stato quello di Mestre, con cinque vittime, di martedì
scorso) e sottolinea che tali avvenimenti mostrano come il controllo
sulle strade sia insufficiente quando aumenta il traffico e poco efficace
riguardo alla sicurezza dell’utente.
Anche l’Associazione sostenitori della polizia stradale interviene sull’argomento
e fa notare come il drammatico incidente di ieri sia avvenuto su un’autostrada
a tre corsie, in rettilineo e in pieno sole e sia stato causato da un
evento improvviso e imprevedibile, ma non raro. Per questo, secondo
l’Asaps, è bene riflettere prima di elevare il limite di velocità
a 150 chilometri orari in alcuni tratti delle autostrade a tre corsie.
Il segretario dell’associazione per i diritti degli utenti e consumatori
(Aduc), Primo Mastrantoni, si chiede invece perché non è
stato chiuso subito il tratto di autostrada invaso dal fumo. Secondo
Mastrantoni, quando accadono tragedie come quella di ieri inizia il
balletto delle responsabilita, ma "una cosa si poteva fare visto
che sul posto c’erano i vigili del fuoco. Chiudere il tratto interessato
o perlomeno adottare misure precauzionali che evitassero l’arrivo in
velocità di auto e camion".
Sulla stessa linea anche la nota della società cui apparteneva
il tir che trasportava 40 tori ed è stato coinvolto nell’incidente.
La "Caponi Carlo
autotrasporti", ditta di Passaggio di Bettona, in provincia di
Perugia, sottolinea che il disastro è stato causato da un incendio
"che da circa quattro ore interessava un terreno adiacente il cavalcavia,
senza che nessuno lo segnalasse per i provvedimenti del caso, chiusure
o deviazioni o altro"..