CRIMINI INFORMATICI: GLI STATI UNITI VARANO LE CONTROMISURE PER IL FURTO DIGITALE DI IDENTITA’ |
(ASAPS) Washington - È un crimine subdolo, che spesso viene perpetrato da lontano, e che provoca perdite economiche enormi, soprattutto tra gli internauti più ingenui. Parliamo del furto digitale di identità, che negli Stati Uniti è divenuto oggetto di una massiccia offensiva da parte del Congresso dietro precisa indicazione del presidente Gorge Bush Junior. La notizia, messa in rete (almeno su quella italiana) dalla prestigiosa rivista multimediale Punto Informatico, consente di vedere la cosa da un modo diverso. In effetti, come è successo anche in Italia per alcune evoluzioni del codice penale in merito ai reati informatici, tale tipologia di crimine aveva creato un forte allarme nel paese a stelle e strisce, tanto da portare alla costituzione di appositi uffici federali in seno all’FBI ed alla CIA. Nel 2003 – secondo le stime della Commissione Federale sul commercio – gli hacker hanno portato a termine qualcosa come 215mila furti, mentre nell’anno precedente non aveva superato i 162mila. La rapida evoluzione dei metodi criminali, l’assunzione di tecnologie da parte di gruppi specializzati, nonché il rischio che anche i terroristi potessero in qualche modo farne uso, ha indotto le autorità americane ad alzare il tiro e varare una norma ad hoc. L’Identity Theft Penalty Enhancement Act, questo il nome della legge firmata dal Presidente in carica, porta con sé un dispositivo operativo preparato per aggravare le pene: d’ora in poi chi commetterà crimini informatici dovrà passare dietro le sbarre almeno due anni. Ma non è tutto: se oltre al vile denaro le autorità dovessero accertare moventi di tipo diverso, legate ovviamente a spinte eversive o integraliste, il periodo minimo di detenzione sale a cinque anni. (ASAPS) |