Cartelli invisibili, deteriorati o
contraddittori. Ma anche abusivi o con troppe indicazioni. Una volta su tre
sono cause di incidenti, spesso gravissimi. Perciò bisognerebbe intervenire
subito con nuove leggi e un pacco di miliardi.
Casal Lombroso: un pensionato imbocca
contromano il Grande raccordo anulare di Roma. Muore in uno scontro
frontale, è il 18 maggio. Settebagni, 4 luglio, un incidente simile: una
donna anziana percorre in senso inverso lo stesso raccordo anulare. Anche
lei non sopravvive all’inevitabile schianto. Nello scorso weekend a
perdere la vita sulle strade italiane sono state 43 persone. Sembra
quasi che l’effetto benefico portato dalla patente a punti stia svanendo
settimana dopo settimana. E il numero delle vittime lo conferma. Di chi è la
colpa?
La distrazione del guidatore, l’eccesso di velocità, l’ebbrezza sono
sicuramente cause importanti, ma rappresentano solo il 40 per cento dei
motivi di incidente. Il 30 per cento dipende dalla manutenzione delle strade
e un altro 30 per cento da come è disegnata, realizzata e segnalata la rete.
Queste le conclusioni di uno studio effettuato da un pool di tecnici di 30
università italiane per conto della Società italiana di infrastrutture
viarie (Siiv). Come dire che non è sempre colpa dell’automobilista se
succede un incidente, anzi, il più delle volte a causarlo è una disfunzione
strutturale, o un’indicazione sbagliata.
«In Italia oltre il 30 per cento dei cartelli stradali sono fuori legge o
da sostituire perché deteriorati» dice Roberto Ruozi, presidente
del Touring club italiano. Secondo una ricerca sulla segnaletica
commissionata dal Touring all’ufficio studi della Fondazione 3M, solo l’8
per cento delle indicazioni stradali è stato sostituito o portato a norma
negli ultimi anni. «Il degrado dei materiali, il posizionamento errato e
simboli non previsti sono sicuramente causa di incidente perché creano
confusione nel guidatore» prosegue Ruozi. Per non parlare di quei cartelli
che sono nascosti da cespugli o forniscono messaggi contraddittori o sono
illeggibili perché coperti da altre indicazioni.
«Tra frecce, pannelli e segnalazioni di vario genere in Italia ci sono
oltre 12 milioni di cartelli» calcola Giordano Biserni, ex
ispettore della polizia e oggi direttore del sito www.asaps.it, il portale
della sicurezza stradale. «Questo sovraffollamento causa in chi guida una
sorta di indifferenza e i segnali, invece che essere d’aiuto, vengono
ignorati».
Per Biserni la gente procede a senso, perché conosce le strade che
abitualmente percorre. «È per questo che avvengono gli incidenti quando
in città viene cambiata la viabilità o in vacanza ci si trova in situazioni
diverse da quelle conosciute».
A dettare le norme su come dovrebbero essere collocati i cartelli stradali
c’è il regolamento di attuazione del Codice della strada. «Ma quasi sempre
viene disatteso» dice Ruozi «basti pensare che i segnali turistici gialli
sono fuori legge da almeno tre anni. Dovrebbero essere marroni con scritte
bianche e il giallo dovrebbe essere utilizzato per indicare i cantieri in
autostrada. E invece quanti ce ne sono? Migliaia».
Per il presidente del Touring club italiano mancano un censimento dei
cartelli stradali e una razionalizzazione degli stessi. Molto spesso
succede che vengano aggiunte nuove indicazioni e non rimosse quelle vecchie,
per non parlare di tutte quelle aziende, alberghi e ristoranti che mettono
in strada segnalazioni abusive. Su ogni sostegno dovrebbero esserci al
massimo sei indicazioni, invece sono sempre molte di più.
Questo genera in chi le deve leggere uno stato ansioso e una conseguente
distrazione o un repentino rallentamento del veicolo che può essere causa di
tamponamento. «Per ovviare a questi problemi» dice Ruozi «in
collaborazione con il centro studi della Fondazione 3M abbiamo creato il
progetto Arianna: un appello rivolto alle amministrazioni locali, con
lo scopo di dare un assetto più chiaro ed efficace ai segnali».
Una cattiva segnaletica, oltre a essere causa di incidente, ha un
negativo impatto ambientale, rappresenta un serio problema per il turista e
un’opportunità mancata di promozione del territorio. Quindi per Ruozi
bisogna «installare meno cartelli nei centri storici, diminuire l’impatto
visivo di quelli esistenti mettendone di più piccoli, eliminare l’effetto
labirinto». Spesso è impossibile uscire da una città o trovare un monumento
seguendo le indicazioni senza avere a bordo un navigatore satellitare.
Un problema, quello della viabilità e cartellonistica, che per essere
risolto costerà non poco alle casse dello Stato. Secondo la Società italiana
di infrastrutture viarie per riportare a regime «l’arretrato di
manutenzione» ci vorrà una cifra compresa tra 2,5 e 3,5 miliardi di euro. Ma
non basta.
«C’è bisogno di una legge sulla sicurezza stradale» propone Ermete
Realacci, presidente onorario di Legambiente e deputato della
Margherita. «Per questo abbiamo appena avanzato una proposta in Parlamento
che prevede una collaborazione sul lavoro di quanti si occupano di sicurezza
stradale al fine di coordinare meglio le iniziative per abbattere il rischio
di incidentalità». Dovrà nascere secondo Realacci un nuovo organismo che
avrà il compito, come già avviene all’estero, di individuare le arterie più
critiche, i punti più a rischio e indirizzare quindi anche gli interventi
per il miglioramento delle infrastrutture e diminuire il numero di incidenti.
«L’intervento sulla segnaletica diventa inderogabile» dice Giuseppe
Guccione, presidente della Fondazione Luigi Guccione, Associazione
vittime della strada. «In Germania la sistemazione dei segnali stradali
lo scorso anno ha portato a una diminuzione degli incidenti del 14 per cento
circa. In Italia lo stato della segnaletica è disastroso. Non c’è un
criterio omogeneo nelle diverse regioni e territori e i tempi di
sostituzione dei segnali stradali superano di gran lunga quelli di usura
degli stessi cartelli». Purtroppo questo aspetto è sottovalutato e i tagli
alla finanza locale penalizzano il rinnovo della segnaletica. |