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Articoli 20/10/2003

Riforma del C.d.S. Auto Blu? Esente!

Riforma del C.d.S.
Auto Blu? Esente!

 

di Roberto Rocchi

Più si scava attorno al groviglio di provvedimenti e di norme che le recenti modifiche al Codice della strada hanno portato alla ribalta e più si scoprono cose nuove e per certi versi irriverenti verso coloro che sollecitavano una minore tolleranza verso quanti sono abituati a circolare su strada senza regole e buon senso.
E’ stato un parlamentare piemontese appartenente a Forza Italia, infatti, a presentare assieme ad altri tre suoi colleghi della Margherita una proposta di legge, andata approvata, che pressappoco suona così: da oggi in poi, tutte le volte che una cosiddetta "autoblu" sfreccerà lungo la strada, violando anche le più elementari norme del codice stradale, basterà che l’ufficio dal quale dipende l’autista-contravventore giustifichi, anche informalmente, tale condotta di guida e la contravvenzione verrà subito archiviata.
Il provvedimento, approvato in occasione delle recenti modifiche al codice della strada, secondo i firmatari della legge non intende assicurare l’impunità di ministri o assessori vari, ma soltanto tutelare quegli autisti che per svolgere compiti istituzionali sono costretti a non rispettare ciò che gli altri debbono necessariamente fare se non vogliono incorrere in pesanti sanzioni pecuniarie o per non vedersi decurtare i punti dalla patente di guida.
Ma andiamo alla sostanza della legge ed esaminiamola per bene. Secondo il nuovo articolo 201, comma 5 bis del Codice della strada, quando un auto di servizio è in divieto di sosta o di fermata, oppure se entra in un’area a traffico limitato o addirittura pedonale, per annullare in origine la contestazione basterà una comunicazione informale dell’ufficio da cui l’autista dipende, nella quale si dichiarerà che quest’ultimo stava svolgendo un compito istituzionale. L’esigenza di aggiungere queste poche righe all’articolo citato, ha poi spiegato uno dei firmatari, deriva dal fatto che contrariamente alle altre violazioni, l’accertamento di questo genere di violazioni avviene spesso per mezzo di "occhi" elettronici, i quali non possono stabilire se l’autovettura rientra fra quelle in servizio istituzionale.
Dietro all’emendamento, è stato dato a sapere, c’è anche una motivazione - di straordinaria praticità che parte dai vertici dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani che più di ogni altro ha spalleggiato i politici nell’approvazione della norma.
Poiché tutte le volte che avvengono tali violazioni, il comando accertatore deve comunque redigere il verbale ed inviarlo all’ufficio intestatario della targa della vettura, questo comporta un indiscutibile lavoro a monte che impegna uomini ed energie e che termina con l’invio della contravvenzione ed una spesa postale di 5 euro per ogni atto. In una città come Roma, si cita come esempio, l’importo complessivo di questa laboriosa attività supera i 10 milioni di euro ed il risultato finale si concretizza poi in un ricorso al prefetto ed al successivo annullamento della contravvenzione. Tanto vale, è la morale, annullare la multa all’inizio del procedimento e far risparmiare al contribuente qualche "spicciolo" di sonanti euro. Come se invece, aggiungiamo noi, fare una bella passeggiata nel centro storico di piccole cittadine o utilizzare il trasporto pubblico per brevi spostamenti, sia cosa immorale per ministri, sottosegretari o semplici assessori regionali e comunali, magari impegnati in tematiche ambientali o di trasporto alternativo.
Comunque sia, un parlamentare che ha fatto sentire la voce del dissenso c’è stato, ma si è trattato di uno solo e più precisamente del senatore Roberto Manzione (anche lui della Margherita). Di certo, è la sintesi del suo pensiero, non si può pretendere che a giustificare un’infrazione sia lo stesso ufficio che la riceve, come dire: chiediamo al sindaco di quella cittadina se nel tale frangente era impegnato in attività istituzionale o meno. Quando mai non lo sarà?
Così, solo in un’aula parlamentare impegnata ad approvare la legge, l’intervento del senatore è caduto nel vuoto più totale, anzi, al danno si è aggiunta anche la beffa. Certo, perché fra le modifiche approvate, una in particolare si riferisce all’articolo 139 del codice della strada e prevede, oggi, che gli agenti in servizio di polizia stradale possano avere una patente di servizio specificatamente abilitata all’espletamento di compiti istituzionali e non più solo per quelli di polizia. In poche parole: ora qualsiasi autista che svolge compiti istituzionali avrà la cosiddetta "patente di servizio", che potrà servire anche per non perdere punti sulla patente di guida personale. Una norma questa, che una volta trovava logica in quelle attività particolari delle forze di polizia che non ammettevano eccezioni (un inseguimento di un auto in fuga, l’intervento su di un luogo dove si sta compiendo un reato ed altre situazioni del genere); non si capisce, invece, perché la stessa regola debba applicarsi anche per altri compiti di servizio o genericamente istituzionali (i più maligni si sono domandati se l’accompagnamento della moglie di un politico o un amministratore sia attività istituzionale e se questo rientri nelle normali incombenze d’istituto..!). Per la verità noi non ci preoccupiamo più del dovuto, memori invece dei tanti incidenti stradali, alcuni di rilevante gravità, che di recente hanno coinvolto proprio i conducenti delle cosiddette "autoblu". Anche perché, in fin dei conti, possiamo capire i motivi per cui certi politici ed alte figure istituzionali debbano essere preservati da rischi che comprometterebbero la sicurezza loro e dell’intera collettività ed anche piccoli spostamenti debbano avvenire a bordo delle autovetture.
Tuttavia, senza nulla togliere a tanti bravi amministratori regionali, provinciali o comunali che operano in tutta Italia, non si capisce come si possa chiedere ad un assessore alla cultura di giustificare, ad esempio, l’ingresso nella zona pedonale di una città come Roma o Firenze o più semplicemente come Canicattì, dove l’area pedonale è circoscritta a poche centinaia di metri. Non è forse così?



di Roberto Rocchi

da "Il Centauro" n.81
Lunedì, 20 Ottobre 2003
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