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Cinghiali, problema europeo. La statistica degli incidenti sulle strade

A ottobre in 20 giorni tre vittime. Lo zoologo: "Sono ovunque. Un fenomeno da governare con abbattimenti programmati"

Roma, 25 ottobre 2020 - Il Paese è diviso anche su questo: i cinghiali. Manifestazioni, esposti, minacce di morte e dibattiti nazionali  dopo l'iniezione letale della femmina con sei cuccioli in un parco di Roma.  Rilancia Coldiretti, forte di un sondaggio Ixe: questi ungulati in Italia sono troppi, La pensano così sette italiani su dieci, che ormai li incontrano ovunque, a due passi da casa o all'uscita del ristorante. Contano gli incidenti d'auto. Nei primi 7 mesi del 2020 l’osservatorio Asaps ne ha registrato 86  gravi dovuti ad animali selvatici che hanno causato 5 morti e 111 feriti (nonostante i due mesi di lockdown).

Ottobre mese funesto

Se ci limitiamo a considerare i cinghiali, ottobre è stato un mese funesto: tre vittime in venti giorni. L'ultima si chiamava Lucrezia Minnilli, aveva solo 21 anni. Ha perso la vita nell'impatto con un cinghiale su una provinciale a Scandolara Ravara (Cremona), la sera del 20 ottobre. Le speranze si sono spente nella notte all'ospedale. Ferito ma non grave il fidanzato che viaggiava con lei. Ancora: nella notte tra mercoledì e giovedì 1° ottobre sull'autostrada A26, a Carpignano Sesia (Novara), non hanno avuto scampo gli ex calciatori  Simonluca Agazzone, 39 anni, ex del Milan, e Matteo Ravetto, 32. L'auto sulla quale viaggiavano si è trovata sulla carreggiata due grossi cinghiali, l'investimento è stato inevitabile. Tra il 17 e il 18 settembre sulla Tiberina, nel Ternano, ha perso la vita un 54enne, dipendente comunale di Acquasparta. Ha investito un cinghiale, ha perso il controllo dell'auto e si è schiantato contro un pino. La notte dell’8 settembre sull'A4, tra San Stino e Portogruaro (Venezia) verso Trieste, un cinghiale entrato in autostrada poteva provocare una strage. Alla fine cinque auto coinvolte e altrettanti feriti. Tra questi, una 50enne scesa per verificare i danni alla carrozzeria.  Il 19 agosto ad Ancona era finita in ospedale con una gamba rotta una 52enne, che si era trovata davanti una famiglia di tre cinghiali e non era riuscita ad evitare l'urto. Ed è ancora nella memoria di tutti il disastro di Lodi, a gennaio dell'anno scorso, alle 4 del mattino.

Bilancio pesantissimo: morto un ragazzo di 28 anni, 10 feriti (uno gravissimo), tre auto  coinvolte e autostrada bloccata fino alle 8 del mattino. Il tutto per evitare un branco di cinghiali che improvvisamente ha attraversato la carreggiata, dopo aver scavato un cunicolo sotto la rete di protezione. 

I consigli dello zoologo

Ma quanti sono i cinghiali in Italia?

 

Franco Perco

 

Franco Perco, zoologo naturalista friulano specializzato in ungulati  - e cacciatore pensoso, ultimo libro 'Tecnica e scienza della gestione venatoria in Italia' -, è prudente: "Si possono fare solo stime, è un animale difficilissimo da censire. Si fa confusione, contando anche i nati. Per correttezza invece si dovrebbe dire, questi sono gli animali prima. Perché il cinghiale partorisce almeno sei mesi all’anno". 
Coldiretti parla di due milioni.
"Non è tanto importante il numero, contano i problemi. Sicuramente il cinghiale è molto prolifico, in media sono 10 i piccoli a nascita. Dopo sì che arriviamo a 2 milioni. Altrimenti io dimezzerei la conta. Ma è una stima. Attendo altre notizie”.
A ottobre tre morti in venti giorni. In un caso i cinghiali attraversavano addirittura l’autostrada, l'A26.
“Sì, capita, hanno la capacità di infilarsi sotto la recinzione. Se non vengono controllate... L’impatto con gli ungulati è notevole e molto pericoloso".
Non lascia scampo. Quanto pesa un cinghiale adulto?
"Un maschio arriva a 150 chili. Non dico che è un bisonte ma quasi".
Come evitarli?
"È un problema che sta studiando tutta Europa".
Perché li troviamo ovunque?
"Il cinghiale è un animale splendido".
Splendido non è il primo aggettivo che viene in mente.
"Dal suo punto di vista, sì. È capace di adattarsi a tutte le difficoltà, di trovare cibo ovunque. Alla fine ci assomiglia".
Il problema si risolve con la selezione e l’abbattimento programmato?
"Non vedo al momento altre soluzioni. Sono stati sperimentati degli anticoncezionali, ma attualmente sono somministrabili soltanto nei recinti".
Chi se ne deve occupare?
"Le Regioni devono impostarli, materialmente i piani li deve fare chi ne è capace, personale specializzato. Una volta c’erano le Province, si lavorava meglio. Potrebbero affidarli anche ai cacciatori, ad esempio abilitati appositamente".
La situazione ci è sfuggita di mano?
"Sicuramente sì. E una certa corresponsabilità cominciano ad averla i movimenti animalisti. Non c’è un’altra soluzione. O s’interviene con gli abbattimenti, o ci troveremo con questo problema per altri trent’anni. Il cinghiale selvatico è una specie terribilmente eclettica, che si adatta a tutto. È nella sua genetica l'essere così invadente e prolifico".
Ci sono stati casi di aggressione all’uomo.
“Questo può capitare, se uno si avvicina. La reazione è di difesa, l’animala a torto o a ragione si sente messo in un angolo. Non è  aggressivo di per sé”.

di RITA BARTOLOMEI
da quotidiano.net

Giovedì, 05 Novembre 2020
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