L’ultimo
fine settimana ha registrato il "solito" tragico bilancio
sulle strade del Nordest. Sono morti 7 giovani: quattro motociclisti;
un veronese di 24 anni (tornava da una partita di calcio), una vicentina
di 25 anni (di rientro da una cena con amici), un kosovaro di 23 (da
tempo residente a Istrana, in auto con un connazionale e una nigeriana)
e una 40enne veronese. Sono gravissimi in ospedale altri 10 giovani
(fra cui il figlio del sindaco di Maniago, due albanesi e due etiopi)
oltre a una dozzina di automobilisti coinvolti in altrettanti diversi
incidenti di minore gravità (fra cui 4 inglesi finiti in un burrone
ad Aviano e due slavi che rientravano in Croazia).
L’assuefazione a queste cifre da "bollettino di guerra" porta
a volte a ritenersi quasi soddisfatti almeno quando non c’è stata
una vera strage (come avvenuto invece nello stesso periodo dello scorso
anno). Ma i segnali allarmanti sono più d’uno a cominciare della
perdita di efficacia della "patente a punti": molti non ci
pensano più e tengono schiacciato il piede o si mettono alla
guida alticci. Visto l’arrivo dell’estate (con la riapertura di molti
locali nelle zone turistiche) c’è il fondato timore di un aggravarsi
dei bilanci del "sabato sera".
Negli ultimi 15 giorni la sola Polstrada ha rilevato tre incidenti mortali
attribuibili al "dopo discoteca" (a Rossano, Vicenza e Verona).
Si dovrebbe insomma correre ai ripari per non dover piangere altre stragi.
Le proposte non mancano (vedi box a destra).
I GIOVANI
Sei ragazzi su dieci vanno in discoteca per bere e "sballare"
oltre che per cercare di divertisi. L’orario giusto per arrivare è
sempre dopo l’una di notte e, dunque, si torna a casa poco prima dell’alba
quando i riflessi sono appannati (e spesso con troppo alcool in corpo).
È l’allarmante profilo del "popolo della notte" che
esce da un recentissimo sondaggio fra 800 giovani dai 18 ai 27 anni.
La ricerca è partita da ’Baia Imperiale’ uno dei locali simbolo
dei vacanzieri della Riviera romagnola, ma riguarda anche i giovani
della Romagna e del Basso Veneto.
Per un ragazzo su tre (33/%), la discoteca è il luogo dove "sballare"
o stordirsi; il 27/% ci va invece per bere con gli amici; il 21/% per
"rimorchiare"; solo il 10/% per il gusto di ballare, ancor
meno per ascoltare musica (il 4/%). Dati analoghi emergevano in sondaggi
dei mesi scorsi nel Nordest e dal questionario dell’associazione Aprosir
su 2360 ragazzi.
Il rito della discoteca si consuma nei week-end o durante la settimana:
si entra dopo l’una di notte (oltre l’80/% dei giovani), per qualcuno
(addirittura dopo le due (17/%). Una volta dentro, tappe fisse al bar,
anche 3 o 4 volte. Poi, in pista fino alla chiusura (46/%), o, in ogni
caso, mai prima delle 3. All’uscita ci si va stanchi e barcollanti.
Un ragazzo su due ammette che spesso non è in condizioni di guidare,
e il 21/% confessa di ubriacarsi ogni volta che va in discoteca.
Un altro fenomeno di questo week end che suscita preoccupazioni è
l’incidenza degli stranieri nel totale delle vittime: il problema non
è limitato al Nordest: sabato sono morti 2 indiani a Mantova,
2 kosovari a Cremona e 3 ventenni militari americani a Napoli (altri
2 sono in fin di vita). Ma il Nordest, come sempre, fa la sua parte
e anche in Veneto e Friuli la sicurezza stradale deve diventare ormai
multietnica seguendo l’evolversi del tessuto sociale.
Proprio a Nordest la provincia più a rischio è quella
di Treviso complice un quinquennio di record negativi nei "bilanci
stradali". Nella Marca la Provincia sta correndo ai ripari sia
con l’educazione stradale nelle scuole (la campagna "l’incidente
non è una fatalità" e i corsi per guida sicura) sia
con le iniziative nelle discoteche. Dopo quella con lo slogan "Be
the safe drivers" (diventa un guidatore sicuro) realizzata con
il Silb, Sindacato locali da ballo, c’è stata la campagna con
la Confartigianato - "Autista sicuro" - con la distribuzione
capillare di etilometri tascabili e biglietti gratis a tutti i clienti
usciti sobri dai locali. Infine, quest’anno, le altre iniziative sempre
con i locali notturni insieme allo stesso Silb, alla Protezione civile
e ai volontari della Croce rossa. A Nordest qualcosa si muove, ma per
arginare il fenomeno servirebbero sempre più risorse, ma soprattutto
meno veicoli e più controlli non tanto delle forze dell’ordine
quanto delle famiglie che troppo spesso (lo dicono i dati delle immatricolazioni
stradali in Veneto e Friuli) mettono in mano ai propri figli - anche
ai neo maggiorenni - autentici bolidi a due e a quattro ruote.