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Notizie brevi 05/06/2004

Rca, Ma quanto mi costi?

da "Uomini e trasporti -- Anno XXIII n. 198 Giugno 2004"
Rca, Ma quanto mi costi?
di Luca Regazzi

 

Meno incidenti = premi assicurativi più bassi? Sbagliato. Nel 2003 l’incremento è stato del 2,2%, complice - dicono le compagnie - l’aumento di oltre il 7% del monte risarcimenti. Fatto sta che oggi per un autoarticolato i costi assicurativi sono intorno ai 6.000-7.000 euro all’anno, una cifra che incide sulle spese globali del singolo mezzo per l’8-9%. Ma cosa si può fare per ridurre questo salasso?

 


Diceva Mark Twain che prima ci sono le balle, poi le megaballe e infine le statistiche. A volte, tuttavia, le statistiche aiutano, quantomeno laddove ci si trovi a che fare con attori diversi e posizioni totalmente divergenti. È un po’ quello che capita nel settore dell’assicurazione veicoli.

 

Indiscutibilmente negli ultimi anni (vale a dire dal 1998) la frequenza dei sinistri, cioè il numero degli incidenti sui mezzi assicurati, è in calo significativo: si è passati dall’11 all’8,8% del 2002. Ed è un fatto che tale diminuzione non si è fatta sentire nelle casse delle compagnie, perché contemporaneamente è aumentato il costo medio dei sinistri, da 2.701 a 3.413 euro. Secondo l’Ania (l’associazione nazionale delle assicurazioni) questo contrasto è stato pesantemente confermato anche nel 2003: la frequenza dei sinistri è scesa ancora di 4,8 punti (complice il nuovo codice), ma il costo medio degli indennizzi è salito del 7,6%. Le compagnie assicuratrici hanno quindi buon gioco a dire che non si possono diminuire le tariffe, proprio a causa dell’aumentato costo degli incidenti, con relative polemiche da parte di polizia stradale (le vediamo in un altro articolo), associazioni consumatori (che chiedono riduzioni del 20%) e in parte anche del Governo, che non si aspettava certamente una posizione così inflessibile, specie dopo il decreto che aveva bloccato l’ondata di risarcimenti per centinaia di miliardi di vecchie lire che le compagnie avrebbero dovuto pagare per aver fatto cartello sui prezzi. Anche se - va detto - il discorso cartello è complesso e se le assicurazioni lo hanno fatto, forse occorrerebbe multare anche i commercianti di prosciutto, visto che il prosciutto crudo costa più o meno uguale dappertutto.

 

Comunque anche lo scorso anno le assicurazioni sono aumentate di un buon 2,2%, aumento certamente in linea con il tasso di inflazione (2,3%), ma non per questo maggiormente gradito, specie alla Federconsumatori che contesta il dato, affermando che gli incrementi dei premi sarebbero in realtà nell’ordine del 6-8%.

 

 

 

Come si può vedere, se si dovessero seguire le varie correnti di pensiero, non se ne uscirebbe più. Quindi affidiamoci alle statistiche e guardiamo in particolare al trascurato settore dell’autotrasporto.

 

Nel 2003 la frequenza sinistri per gli autocarri, esclusi i motocarri e i rimorchi, è stata pari al 22,68%, in flessione rispetto al 24,66% registrato nel 2002. Parliamo ovviamente di sinistri denunciati regolarmente. La frequenza dei sinistri è di 0,6 incidenti circa per singolo camion in circolazione, con l’avvertenza che ci sono picchi e diversità molto rilevanti: chi fa distribuzione in centro a Milano può fare 10 incidenti all’anno, una motrice che fa la linea molti di meno.

 

 

 

La riduzione degli incidenti ha riguardato sia gli autocarri con peso inferiore ai 35 quintali (dal 21,14% nel 2002 al 19,35% nello stesso periodo di quest’anno) sia gli autocarri con peso superiore ai 35 quintali (dal 37,02% al 34,62%). Però anche nel nostro settore l’importo medio liquidato totale ha registrato un incremento del 7,9% rispetto al 2002. In media, per ogni sinistro chiuso con liquidazione, nel 2003 sono stati pagati ¤ 2.441,68. In particolare, l’importo medio liquidato totale per gli autocarri con peso inferiore a 35 quintali è stato pari a ¤ 2.278,73 con un incremento del 9,2% rispetto all’anno precedente. In crescita è anche l’importo medio liquidato totale per gli autocarri con peso superiore ai 35 quintali che è stato pari a ¤ 2.773,75 (+5,7% rispetto all’anno precedente). Siamo stati più bravi nella guida, dunque, ma le assicurazioni ci hanno risarcito con somme più alte. Cosa se ne deduce? Semplice: che se le liquidazioni sono aumentate, visto che le assicurazioni non sono associazioni di carità, di conseguenza nel 2004 aumenteranno anche i premi. E i premi assicurativi per le imprese di trasporto - questo è il concetto - costituiscono un costo davvero notevole. Questa affermazione è innanzitutto facilmente confermata se diamo un’occhiata alle statistiche europee. Secondo una recente indagine del CSST, commissionata dall’Albo trasportatori, il costo assicurativo per km percorso (su una base di almeno 100.000 km annui) è in Italia di oltre 0,07 euro, contro i 0,05 della Germania o i 0,04 della Spagna. Ancora più rilevanti le differenze se si guarda al costo orario dell’assicurazione, dove Italia e Francia sfiorano i 4 euro mentre Germania e Slovenia sono a 2,5 e Spagna e Grecia sotto i 2.

 

 

 

Inoltre per l’assicurazione veicoli l’Italia presenta una preoccupante terza posizione per quanto riguarda le aliquote fiscali con un 12,50%, dopo una Francia assolutamente fuori scala con il 33,50% e però vicina al 16% della Germania.

 

 

 

Se poi vogliamo passare alla vile pecunia, la teoria prende ulteriore consistenza. Mediamente per un autoarticolato i costi assicurativi sono infatti intorno ai 6-7.000 euro all’anno nel caso di assicurazione con copertura totale (incendio, furto, kasco e merce trasportata), una cifra che incide sui costi globali del singolo mezzo nella misura dell’8-9%. Solo per la merce trasportata i costi risultano poi superiori all’1% dei complessivi.

 

 

 

Una volta appurato che spendiamo troppo per l’assicurazione del mezzo, la domanda successiva è: come possiamo ridurre i costi? L’Ania un’idea ce l’avrebbe. “Oggi in Italia - afferma il presidente Fabio Cerchiai - non c’è specializzazione nel settore, perché tutte le imprese sono obbligate a stabilire le tariffe per tutti i tipi di assicurati e, per l’obbligo a contrarre, ad accettare tutti i clienti su tutto il territorio nazionale”. Queste rigidità, secondo Cerchiai, limitano l’ingresso delle imprese straniere e riducono la concorrenza e quindi, se venissero eliminate, comporterebbe un probabile aumento della stessa con conseguente ribassamento dei prezzi.

 

 

 

Convinti? Mica tanto. Non lo è nemmeno il presidente dell’Isvap (l’autorità di controllo delle assicurazioni), Giancarlo Giannini: “Il limite della concorrenza - sostiene - non è legato all’obbligo di contrarre le polizze, ma ai risultati economici. Il settore è tornato in attivo solo nel 2002 ed  è questo che ha tenuto lontano le compagnie straniere”.

 

Dal nostro modesto pulpito suggeriamo perciò tre possibili azioni da intraprendere per contenere i premi: ridurre ulteriormente gli incidenti; ridurre le truffe assicurative; introdurre nuovi strumenti tecnologici (le scatole nere). Ci ascolterà qualcuno? 

 

 

 


 


di Luca Regazzi

da "Uomini e trasporti -- Anno XXIII n. 198 Giugno 2004"
Sabato, 05 Giugno 2004
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