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Notizie brevi 04/01/2021

Pedaggi autostradali: si alzerà la tariffa per le auto più inquinanti

La decisione della Commissione Europea obbliga l’Italia a una nuova normativa, entro due anni, basata sulle emissioni. Punta allo svecchiamento del parco auto

Può essere una buona o cattiva notizia per i guidatori italiani che si lamentano per il costo delle tariffe autostradali e si troveranno probabilmente un parametro in più nel calcolo: vantaggioso o svantaggioso a seconda della vettura di proprietà. Infatti, entro il 2022 il pedaggio potrebbe cambiare a seconda del livello di inquinamento del veicolo. Lo ha deciso la Commissione Europea, approvando una norma che era stata presentata già due anni fa. Gli Stati membri, ciascuno per proprio conto, decideranno quali dovranno essere i parametri con cui applicare un’eventuale sovrattassa, in base alla quantità delle emissioni di CO2 delle auto, ma sempre tenendo conto però della regola generale stabilita dalla Ue.

Questo meccanismo di variazione del prezzo era originariamente destinato ai mezzi pesanti - come evoluzione del sistema Eurovignette, che definisce un quadro per i pedaggi ed eventuali 'bollini' per il traffico dei mezzi pesanti - ma ora potrà essere esteso ai veicoli commerciali ed anche alle automobili se gli Stati lo desiderano. Il testo approvato dalla Ue vuole essere soprattutto un elemento normativo da cui partire per consentire ad ogni Stato di legiferare per il proprio contesto. Fissa anche dei limiti, per evitare dislivelli tra un Paese e l’altro. Ad esempio, per un abbonamento con bollino autostradale annuale per un veicolo con massimo 3 assi (quindi auto comprese) non potrà costare più di 1.899 euro all'anno se rientra nella classe più inquinante, contro 855 euro se è più virtuoso dal punto di vista delle emissioni.

Il testo approvato autorizza (ma, ripetiamo, non obbliga) anche una riduzione del pedaggio per i veicoli meno inquinanti con uno sconto fino al 75% per i veicoli full electric, che avranno comunque diritto a un trattamento preferenziale. Unica imposizione da parte della Ue sono i tempi: ciascuno Stato ha al massimo due anni per far entrare in vigore la norma nel proprio ordinamento. Di sicuro, si pone un problema per l’Italia dove il parco circolante è ancora tra i più vecchi d'Europa, con una anzianità media di circa 12 anni e circa 7 milioni di vetture con oltre 20 anni di vita. Perché si tratta di fare una scelta: limitarsi a far pagare meno le auto «virtuose» e non penalizzare eccessivamente tutte le altre (difficile evitare una modifica, di fronte a una decisione condivisa in Europa) oppure non toccare i pedaggi per le prime e alzarli per le «Euro vecchie», per la gioia delle concessionarie autostradali che incasserebbero milioni di euro senza fatica. Evidente che la norma sia una delle tante studiate dall’Unione Europea per togliere dalle strade le vetture datate e dare impulso all’acquisto - ancora basso - di veicoli elettrici o comunque con emissioni limitate.

di Maurizio Bertera

da motori.corriere.it

Lunedì, 04 Gennaio 2021
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