La lettera del Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza della Federazione Ciclistica Italiana Lazio al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio
GIANFRANCO DI PRETORO
Federazione Ciclistica Italiana Lazio
Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza
Roma. 24 Febbraio 2021
Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana
Prof. SERGIO MATTARELLA
Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
Prof. Dott. MARIO DRAGHI
Per conoscenza:
Ministero delle Infrastrutture e Trasporti
Ministero dell’Ambiente
Commissione VIII e IX della Camera dei Deputati
Regioni e Comuni tutti.
Lettera Aperta
LA SICUREZZA DEL CICLISTA “FUORI CITTA'” NON E’ UN OPTIONAL
Signor Presidente della Repubblica, Signor Capo del Governo Italiano, in un momento così difficile per il mondo intero, trasmetterVi il lamento di tanti cicloturisti e cicloagonisti che ogni giorno pedalano “FUORI DELLE AREE URBANE”, può sembrare inopportuno ma siamo tanto stanchi di pedalare con la paura per la sopraffazione dei motorizzati.
La nostra unica colpa è quella di seguire la passione per la bicicletta!
Ben vengano le ciclovie separate dalla viabilità ordinaria ma i notevoli costi di realizzazione e di esercizio, impediscono la loro diffusione capillare, spesso lontane dalle città e non adatte agli allenamenti specifici dei nostri tesserati agonisti.
Con la legge n.144 del 1999 si è definito il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (in sintonia con la Commissione Europea) con l’obiettivo di ridurre il numero dei decessi e delle lesioni gravi. In effetti, secondo i dati Aci-Istat 2019 sono diminuiti gli incidenti, i morti, i feriti per quasi tutti gli utenti della strada meno che per i motociclisti (deceduti +1,6%) ed i CICLISTI, addirittura + 15%.
I 534 CICLISTI morti (Aci-Istat 2019) dovrebbero far sobbalzare le autorità interessate alla mobilità, invece, si fa’ poco per diffondere la cultura del rispetto verso di noi.
E’sacrosanto impegnarsi per una mobilità alternativa nelle città ma non si possono trascurare le strade “FUORI CITTA’” pedalate per turismo e per gli allenamenti agonistici da un gran numero di cittadini. Nell’area metropolitana di Roma, i ciclisti morti nel 2016, rappresentano con il 7% ,la terza categoria dopo gli automobilisti e motociclisti.
Ci tremano ancora le gambe ripensando alla strage sulla SS 18, in località Marinella a Sant’Eufemia di Lamezia Terme:8 ciclisti morti, famiglie distrutte in un attimo da un giovane drogato alla Cannabis.
Onorevoli, noi cicloagonisti e cicloturisti non siamo diversi da quelli urbani, siamo gli stessi che durante la settimana vanno a scuola, al lavoro, ai convegni o al supermercato, in bicicletta.
Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale non deve riguardare solo l’abitacolo degli automezzi, il tipo di guardrail o le utenze deboli nelle aree urbane ma tutti gli utenti della strada .
Noi cicloamatori, uscendo dalla città, percepiamo concretamente di essere di troppo, in balia di tutti solo perché le Amministrazioni comunali non progettano le corsie ciclabili verso il mare, i monti, il lago. Una vergogna, se pensiamo all’attenzione delle città olandesi verso di noi.
COSA CHIEDIAMO ?
Il riconoscimento al ciclista del suo spazio ben visibile sulla strade che conducono alle mete turistiche più appetibili.
Semplicemente, una corsia disegnata a terra con il logo della bici, talvolta colorata nel suo interno e ben lisciata.
Costa pochissimo, responsabilizza inequivocabilmente il motorizzato in caso di contatto con il ciclista e facilita la realizzazione della fitta rete ciclabile.
In Olanda, questo tipo di corsia ciclabile, è molto comune nelle strade strette anche 7 metri perché la loro legge (Art.185) prevede che PUO’ ESSERE INVASA SOLO QUANDO NON E’ PRESENTE IL CICLISTA NEL SUO INTERNO.
Ecco perché tale infrastruttura non determina rallentamenti alla circolazione.
La corsia ciclabile diventa un vero salvavita contro la distrazione del motorizzato se la si evidenzia esternamente con la “Banda Rumorosa e catarifrangente”.
Naturalmente, la predetta corsia ciclabile dovrà essere inserita nel Codice della Strada.
Oggi, il nostro CdS obbliga i ciclisti a tenere la destra (Art.143) ed a pedalare in fila indiana(art.182) ovvero nell’inferno, in mezzo a buche e trabocchetti di ogni genere. Forse, la bike lane proposta, se ben lisciata, migliorerà, sicuramente, la nostra sicurezza.
Riconoscere al ciclista il “suo spazio su tutte le strade” è la concreta riabilitazione di questo utente in nome del diritto di uguaglianza ispirato al concetto di Safe System, della responsabilità condivisa. Finalmente, potremmo dire: la strada è di tutti!
Poi c’è la sicurezza del ciclista, utente debole per eccellenza. Dobbiamo lavorare ancora molto anche se, con lo spazio dedicato su tutte le strade, il passo più importante è stato fatto.
Di seguito, ci permettiamo di aggiungere, alcune proposte per la nostra sicurezza:
1 - Intensificare le Campagne di Pubblicità Progresso destando l’attenzione dei motorizzati verso il ciclista (sorpassarlo a distanza, fare attenzione quando si apre lo sportello auto ecc.).
2 - Aumentare i controlli di chi usa in modo improprio il telefono cellulare durante la guida (Art.173 Cds). Quali sono le vittime sacrificali di questa particolare pandemia? Naturalmente i ciclisti ed i pedoni quando attraversano la strada. Le forze dell’ordine dovrebbero avvalersi delle nuove tecnologie come l’Autovelox anti-cellulare, una sorta di telecamera che fotografa il conducente e la targa del mezzo. In nostro aiuto, in caso di distrazione del motorizzato, potrebbe essere inserito nell’auto (obbligatorio entro il 2022), il radar a corto raggio (tipo Continental Right-Turn Assist-Euro NCAP.
3 - Usare il sistema Tudor SICVE anche fuori delle autostrade per controllare il superamento dei limiti di velocità (Art.142 CdS).Tante strade nazionali, provinciali ne avrebbero proprio bisogno per tratti di 10-25 km. Gli altri sistemi sono intercettabili. I motorizzati rallentano in loco e poi vanno come fulmini.
4 - Coinvolgere il medico di famiglia per certificare lo stato di salute del motorizzato in occasione del conseguimento e del rinnovo della patente di guida. Noi ciclisti siamo in balia di persone aggressive, depresse, euforiche, frettolose, malate ecc. che solo il medico di famiglia conosce. Invece, in occasione del conseguimento-patente, il richiedente, autocertifica il suo stato fisico riempiendo un modulo pre-stampato. Le cause di tanti incidenti si vengono a conoscere solo dopo l’evento, circostanze imprecisate, che sarebbe stato meglio prevenire.
5 - Controllare la sosta selvaggia anche nelle strade metropolitane attraverso lo Street Control. Superare un mezzo in sosta vietata significa far esporre il ciclista all’investimento delle auto più veloci provenienti dalla corsia del sorpasso.
6 - L’Educazione stradale ai giovani è un dovere sociale. Nell’uso della bicicletta c’è tutto quello che i giovani desiderano: divertirsi in equilibrio su due ruote, superarsi a velocità, viaggiare e sognare mondi diversi. Le scuole, le associazioni ciclistiche, le famiglie ben pensanti, fanno del loro meglio nell’età della fanciullezza poi, con l’adolescenza, tutto si disperde. Poco sport, raramente agonistico e via, incapsulati nelle minicar, a fare i grandi.
Peccato, perché l’attività agonistica, con le sue regole, le sue gioie e dolori, avrebbe facilitato lo sviluppo fisico e psichico di tanti ragazzi.
Perchè non ripartire dai CICLODROMI nelle grandi città. Questi impianti polivalenti con un circuito ciclistico asfaltato di 2.000 mt, chiusi al traffico motorizzato, sono la chiave di volta per entusiasmare i giovani annoiati delle periferie.
Prof. Sergio Mattarella, Dott. Mario Draghi, Vi preghiamo di dare seguito alle nostre proposte trasmettendole alle Commissioni parlamentari, alle Regioni , per gli approfondimenti del caso.
Naturalmente, i Comitati Regionali della Federazione Ciclistica Italiana, si metteranno a disposizione per ogni approfondimento in materia.
Nel ringraziarVi per la disponibilità del Vostro prezioso tempo, invio distinti saluti.
Gianfranco Di Pretoro
Federazione Ciclistica Italiana Lazio
Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza
Ordine dei giornalisti di Roma n.164681
Secondo l’Osservatorio ASAPS sono già 31 i ciclisti uccisi sulle strade da inizio 2021 (6 sono stati vittime di pirati). Servono misure adeguate per mettere in sicurezza gli utenti deboli della strada. Con il rispetto delle regole da parte di tutti.