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di Ugo Terracciano*
Trent’anni sull’onda della sicurezza stradale, tra campagne culturali e rinnovamento del quadro normativo

Non era stato l’anno più nero della circolazione stradale, il 1991, data di fondazione dell’ASAPS. Ce n’erano stati anche di più bui: il peggiore era stato il 1972, con lo spaventoso primato di 11078 morti, più di 30 al giorno, più di uno ogni ora. Tempi in cui della Stradale – fiore all’occhiello di una polizia ancora costituita nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza – rappresentava davvero l’unica grande risorsa nazionale per la prevenzione stradale. La polizia locale allora era una realtà molto frammentata (fino all’unificazione con la legge sull’ordinamento del 1986), per lo più impiegata nel disciplinare il traffico in ambito urbano e poco altro. I Carabinieri, pur con la loro presenza capillare, per lo più dovevano occuparsi di altro. E la Stradale qualche cosa aveva fatto: dal ’70 in poi la curva infortunistica aveva iniziato a flettere, fino a riprendere quota, però, alla fine degli anni ’80. Non che la prevenzione non ci fosse stata, ma l’attenzione – e di conseguenza le risorse - in quegli anni si era spostata su altre tragiche emergenze, come il terrorismo e l’ordine pubblico, per esempio...

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Da il Centauro n. 237. (ASAPS)

 


Martedì, 06 Aprile 2021
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