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Articoli 30/04/2021

di Lorenzo Borselli*
Terroristi arrestati in Francia: la volta buona che “giustizia è fatta”? Sarebbe bello, ma pensiamo proprio di no…

ASAPS) Parigi, 30 aprile 2021 – Tutti contenti per l’arresto dei nostri terroristi, ma attenzione: è troppo presto, o forse troppo tardi, per poter affermare che la Giustizia abbia finalmente trionfato.
Ovviamente, il nostro è solo un parere.
Proviamo a spiegarci: intanto, questi ricercati sono stati arrestati già altre volte (proprio in Francia) e puntualmente rilasciati, nonostante i proclami trionfali delle nostre autorità del tempo. La dottrina Mitterand garantisce loro, ancora oggi, tutta la protezione necessaria: gli arrestati sono stati rimessi in libertà (vigilata?) e, come fece Cesare Battisti, è probabile che scappino ancora, in attesa che la “Justice” francese faccia il suo corso.
In fondo cos’hanno da perdere?
Diciamo questo dopo aver rivisto un po’ la storia recente dei rapporti bilaterali tra lo Stivale e l’Esagono che, approfittando della gravissima crisi che il nostro paese si trovò ad attraversare successivamente al ’68, pensò di aprire le porte all’intellighenzia della galassia terrorista, rossa o nera che fosse, riuscendo a far passare Roma, agli occhi del mondo occidentale (e dei suoi alleati, i nostri alleati) alla stregua di un regime centroamericano.
Cioè, se quelli scappavano era solo perché si trattava di perseguitati politici.

Lungi da noi voler riaprire qui il dibattito sull’operazione del compromesso storico che, se condotta a termine, avrebbe portato al governo il Partito Comunista Italiano, quello più vicino al PCUS di Mosca tra tutti quelli in vita in Occidente (e per di più, nella NATO), ma non è certamente un caso che le BR abbiano rapito il segretario della DC Aldo Moro proprio il giorno in cui in Parlamento si votava la fiducia al governo Andreotti, il sesto, il 16 marzo 1978.
Perché i francesi, i nostri cugini d’Oltralpe, un po’ con noi ce l’hanno da sempre: senza tornare al tempo delle guerre Galliche o a quelle napoleoniche (il professor Germano Dottori, politologo della Luiss ricorda spesso che in Francia sono molti a ritenere che l’unità d’Italia sia un regalo di Napoleone III, quando è assodato che fu l’Inghilterra a volere un’Italia unita da contrapporre il predominio francese sul Mediterraneo) o ai due conflitti mondiali, che Parigi faccia da sempre di tutto per metterci in difficoltà è sotto gli occhi di tutti. E questo spiega anche il perché di una rivalità che spacca, letteralmente, l’Europa in due fronti differenti: quante volte si sente parlare dell’asse Parigi-Berlino con noi in panchina? Abbiamo forse dimenticato l’iniziativa francese che condusse alla caduta del regime di Gheddafi e alla destabilizzazione in Libia, aprendo d’un colpo la questione dell’immigrazione e quella dei nostri interessi commerciali?
Gli effetti della dottrina Mitterand, in barba ai trattati di reciprocità giudiziaria, sono ancora oggi così forti che gli “intellettuali” francesi parlano dei nostri terroristi come di “esuli politici italiani”, come se ci fosse un che di giusto negli 84 omicidi di cui le sole BR hanno fatto rivendicazione dal 1974 al 2003: parola di Sergio Zavoli, che in uno dei suoi documentari più riusciti (La notte della Repubblica) ne ha fatto puntuale e preciso censimento.

Sono gli Anni di Piombo, signore e signori: ai morti ammazzati delle Brigate Rosse si devono aggiungere tutte le altre stragi, anche di stampo fascista o quelle oggi attribuite a parti deviate dello Stato, per un totale di oltre 1.500 attentati tra il 1970 e il 2016 (531 nel solo biennio ‘77/’78), con sequestri di persona, gambizzazioni e rapine. I numeri, terribili, sono quelli di Global Terrorism Dataset e all’interno ci sono anche le stragi della criminalità organizzata, come quelle di Capaci e via d’Amelio.
E se oggi ricordiamo quegli sciagurati anni ’70 soprattutto per l’assassinio di Aldo Moro, un uomo che insieme a Enrico Berlinguer aveva immaginato un futuro di compromesso storico, perdonateci la ripetizione rispetto a qualche riga addietro, che avrebbe probabilmente trasformato il nostro Stato nel più avanzato modello di democrazia occidentale, noi poliziotti non possiamo dimenticare che la gran parte delle vittime degli esuli politici italiani, riparati in Francia e lì protetti per quasi mezzo secolo dal cugino francese, erano nostri colleghi. Ammazzati come cani da assassini impuniti che hanno avuto buon gioco nel riciclarsi come intellettuali a loro volta, pagati per scrivere libri, tenere conferenze e intrattenere i salotti della bella gente, dotta quanto vorrete ma ignorante, cieca e sorda rispetto alle scorrerie di questi nemici della nostra democrazia.

Abbiamo il sospetto che la mossa di Macron sia solo funzionale a ringalluzzire un po’ la pretesa italiana di contare di più nell’Europa orfana del Regno Unito. Ma non per compiacerci, ma solo per tenere a freno la corrazzata tedesca, in un momento in cui anche gli Stati Uniti guardano con sospetto alla Germania.
In fondo, che la dottrina Mitterand sia solo una foglia di fico, lo dimostra il fatto che dovrebbe applicarsi solo ai terroristi che non si sono macchiati di reati di sangue.
I nostri latitanti, invece, ne hanno le mani intrise, chi più o chi meno.
Per questo riteniamo che Emmanuel Macron dovrebbe chiedere scusa a nome proprio e di chi l’ha preceduto all’Eliseo e rimpatriare subito gli “esuli”, ma siamo sicuri che ciò non avverrà. Il tempo passa e visti anche i rapporti attuali tra il presidente francese e la magistratura (la polemica infuria per il caso Kobili Traore, assolto per l’omicidio di una donna ebrea commesso sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e, per questo, non punibile secondo la Cassazione francese), non ce ne stupiremmo davvero. (ASAPS)
 

(*) Ispettore della Polizia di Stato,
Responsabile della comunicazione di ASAPS


In questo articolo Lorenzo Borselli consigliere nazionale ASAPS, ripercorre gli “anni di piombo”. Forti le sue perplessità sul fatto che alla fine sarà fatta veramente giustizia. E spiega bene il perché.

 

Venerdì, 30 Aprile 2021
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