ROMA
– È cominciata presto la giornata del nostro presidente Giordano
Biserni, in trasferta a Roma per partecipare, da esperto di sicurezza
stradale, al talk show televisivo “cominciamo bene”,
condotto negli studi di Raitre da Corrado Tedeschi e dalla giornalista
Elsa Di Gati. Il tema è sempre più di scottante attualità
e sul palco si sono avvicendati, oltre al nostro Biserni, molti autorevoli
personaggi, rappresentanti dell’associazione Familiari Vittime Della
Strada, del ministero delle Infrastrutture, il direttore di Quattroruote
Mauro Tedeschini e Barbara Bonanni, poliziotta, autrice dello “Scusario”
dell’automobilista.
La cronaca.
Il primo contributo filmato ha riproposto le agghiaccianti immagini di
alcune stragi del sabato sera, tema tornato di grande attualità
anche grazie al recente DDL del Ministro Giovanardi, stravolto nella sostanza
da emendamenti che hanno di fatto consentito la liberalizzazione degli
orari delle discoteche. Il servizio si è concluso con il ricordo
di Alex Baroni, il giovane cantante deceduto per le conseguenze di in
un terribile incidente motociclistico. Il passaggio ha introdotto la prima
ospite, la signora Carla Mariani, coordinatrice dell’Associazione
Familiari Vittime della Strada. Suo figlio Raffaele, un giovane cuoco
di nemmeno 19 anni, è morto il 16 ottobre di 6 anni fa mentre stava
ritornando da una serata trascorsa in discoteca. Sono bastati pochi secondi
per comprendere come la donna sia stata capace di trasformare il proprio
dolore in impegno, puntando non tanto a mettere in mostra il proprio dramma
familiare, ma per ribadire che è necessario mutare mentalità.
La Mariani ha criticato pesantemente un sistema che condiziona i giovani
a tirare tardi non per moda, o per una cultura del divertimento che non
è spontanea – come invece si è portati a credere –
nelle nuove generazioni, “ma che è indotto da una società
che non si pone domande e alternative, in nome del consumo”.
La coordinatrice dell’Associazione Familiari Vittime della Strada
ha spiegato come sia necessario smettere di dare la colpa al destino e
come sia invece giunta l’ora di agire concretamente per evitare nuovi
futuri drammi e di fornire un messaggio educativo che possa essere recepito
dalle generazioni più giovani. Tanto pessimismo attorno a loro
è ingiustificato, “siamo noi incapaci di dar loro fiducia”.
Basta saperglielo dire.
Non ha avuto timore, Carla, a dire all’Italia che Raffaele non aveva
la cintura, ed è morto per questo. E neanche a farlo apposta ha
anticipato Biserni nel sostenere che un maggior controllo delle forze
di polizia sarebbe importantissimo per ridurre l’incidentalità,
“il problema è che tutti vogliamo i controlli – ha
detto – ma nessuno vuole essere controllato. Dobbiamo cambiare
mentalità e dobbiamo riconoscere che la vita è un bene che
va tutelato. Altrimenti ci preoccupiamo di un ladro che ci ruba il televisore
in casa e non ci preoccupiamo che nostro figlio potrebbe essere travolto
sul marciapiede da un ubriaco”. È stata poi la volta dell’ingegner
Francesco Mazziotta, autorevole rappresentante del Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, dove è Dirigente Tecnico. Il suo ruolo è
stato quello di fare un bilancio della patente a punti, dalla sua entrata
in vigore fino ai giorni nostri. Corrado Tedeschi lo ha introdotto citando
il numero delle vittime registrate nel weekend del primo maggio di quest’anno
(55 morti) confrontandolo con quello del 2003 (59). Mazziotta ha parlato
di “risultati al di sopra delle aspettative”, con dati
che segnano importanti regressi sia sul piano della sinistrosità
che su quello delle conseguenze fisiche (lesioni e morte). Il funzionario
delle Infrastrutture ha detto che secondo i dati di Polizia Stradale e
Carabinieri i morti sono scesi del 19%, mentre i feriti sono diminuiti
del 18%. Risultati importanti, “che se confermati – ha
specificato Mazziotta – consentirebbero all’Italia di raggiungere
l’obbiettivo comunitario di dimezzare la mortalità entro il
2010”. Secondo i dati in possesso del funzionario, gli incidenti
sarebbero imputabili a guida distratta o indecisa, eccesso di velocità,
distanza di sicurezza, omesse precedenze e una serie di cause tra le più
svariate, ma tutte – o quasi – dovute a violazione di norme
di comportamento. A proposito dell’eccesso di velocità, Mazziotta
ha detto “che gli italiani non vogliono saperne di adottare una
condotta di guida più ragionevole. Basterebbe che gli italiani
facessero i conti di quanto tempo risparmiano a procedere a velocità
eccessiva per capire quanto sia poco ragionevole esagerare. Viaggiare
anche per lunghi tratti a 150 invece che a 130 comporta tensioni maggiori,
maggiori consumi. E poi non dimentichiamoci mai che sulla strada siamo
tanti e non sempre la colpa è degli altri. La verità è
che spesso abbiamo un debito d’intelligenza o di preparazione da
parte degli automobilisti”. Ad una precisa domanda di Tedeschi
sullo stato delle strade italiane, Mazziotta ha risposto che statisticamente
gli incidenti riconducibili alla condizione del manto stradale non sono
tanti “e poi – ha glissato – si sa che sulle
strade dissestate si corre meno, si presta maggiore attenzione e quindi
si fanno meno incidenti”. In ogni caso ha ammesso che complessivamente
non sempre la nostra rete stradale è, per qualità, all’altezza
di un paese comunitario. Il passaggio ai 150 all’ora è stato
quasi automatico. Il dirigente tecnico ha spiegato come i servizi informativi
del ministero siano subissati di telefonate da parte di utenti che chiedono,
“in maniera troppo semplicistica”, se sia già
possibile spingersi oltre i 130: con tale premessa ha spiegato quali devono
essere le condizioni perché si possa aumentare l’andatura,
sui 400 km circa di rete idonea. Anche il funzionario, però, si
è unito all’appello di Corrado Tedeschi per viaggiare a 130,
“che è meglio”. È toccato poi a Giordano
Biserni, che ha brevemente ripercorso la storia dell’Asaps, nata
nel 1991 per iniziativa di 16 fondatori, tutti della specialità,
“per dare un contributo di idee e creare una lobby della sicurezza
stradale, perché eravamo stanchi di suonare un campanello nella
notte e dire a una mamma che il figlio non sarebbe tornato e stufi di
sentire un festival di banalità sulla sicurezza stradale, materia
che cela una serie di interessi economici”. Il presidente ha
ricordato gli impegni comuni con Sicurstrada ed Anvu, citando l’ultima
campagna sulla sicurezza stradale, ed ha definito i conducenti italiani
come scaltri, soprattutto per evitare il rispetto delle norme, accettate
e rispettate solo quando hanno la certezza di essere controllati e di
dover pagare le sanzioni previste; “servirebbe invece un’intima
convinzione dell’accettazione della norma”. “Siamo al punto
– ha detto Biserni – che la maggior forma di solidarietà
in Italia è il lampeggio per segnalare la presenza di pattuglie.
Non sono quelle il nemico della gente e della sicurezza, però,
perché potremmo fare un bel favore a delinquenti o pirati della
strada”.
E qui, applausi.
Insomma il presidente ha riscosso un bel successo, e persino Il Centauro
ha fatto la sua bella e meritata figura, anche perché la giornalista
ha tratto proprio dalle pagine della nostra rivista lo spunto per una
domanda sull’innalzamento dei limiti di velocità. Riprendendo
le stesse dichiarazioni del tecnico ministeriale, Biserni ha spiegato
come da Milano a Rimini – viaggiando a tavoletta dove si potrà
– risparmieremo poco meno di due minuti, con rischi più elevati,
consumando e inquinando di più, con possibilità maggiori
di incidenti, di controlli e quindi soste forzate, vanificando quell’irrisorio
risparmio di tempo.
Ancora applausi.
Non è stato facile poi – per noi della Specialità –
restare impassibili ad un servizio girato a bordo di una pattuglia della
Polizia Stradale in servizio sul Grande Raccordo Anulare, a Roma. Un lavoro
pesante, raccontato con delicatezza ed emozione dal cronista Pablo Rocas,
che ha portato silenzio in studio, soprattutto quando Giordano Biserni
ha ricordato che con quella divisa, a fare quel lavoro, c’era anche
Stefano Biondi, il nostro referente di Modena Nord ucciso pochi giorni
fa da due rapinatori imbottiti di cocaina. Stefano, e tutti i 27 colleghi
caduti dal 1991 ad oggi, 15 dei quali investiti, ai quali
lo studio televisivo ha tributato il suo omaggio con un lungo applauso.
Infine, dopo un’altra testimonianza di un genitore che ha perduto
il figlio motociclista per il cattivo stato della strada, è toccato
a Barbara Bonanni, giovane sottufficiale della Sezione Polizia Stradale
di Pisa ed autrice di un piccolo best seller, lo “Scusario”
dell’automobilista. Libro divertente che racconta quello che ci tocca
sentire, con tanti lati comici tutti mirati ad evitare la sanzione.
Un gioco di banalità per evitare la multa, con racconti e storie
divertenti, qualche volta, forse, un po’ meschine e sintomo di una
grande immaturità di una parte di utenti della strada. La Bonanni
ha poi presentato il secondo testo Lo scusarlo dello scooterista
in distribuzione in questi giorni.
Discorso a parte merita l’intervento del direttore di Quattroruote
Mauro Tedeschini. Il giornalista, che guida l’autorevole mensile
di automobilismo, è stato chiamato in causa su alcune scottanti
questioni, prima fra tutte la potenza delle auto, capaci di performance
sempre più elevate. Il direttore, però, ha spiegato che
alla velocità, potenza e ripresa, caratteristiche che rendono
un’auto appetibile sul mercato, sono applicate oggi le nuove tecnologie,
che hanno portato grandi migliorie alla sicurezza dei veicoli, che
oggi dispongono di sistemi attivi e passivi sempre più sofisticati
ed efficaci. Auto più sicure, dunque, ed un sostanziale accordo
con quanto dichiarato dal presidente Biserni, che lo aveva preceduto.
Tedeschini, insomma, ha parlato oltre che da giornalista, da maturo e
rispettoso automobilista.
|