La strada da percorrere per aumentare la sicurezza nelle infrastrutture è ancora lunga, servono sistemi di certificazione, occorre individuare competenze e responsabilità nella gestione. La prima relazione annuale presentata il 29 aprile 2021 dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) oltre a fornire una completa radiografia, non nasconde quanto resta ancora da fare. Operativa dal 30 novembre 2020, l’Agenzia ha riunito le competenze prima distribuite tra altri organismi, e talvolta anche trascurate. Solo l’Agenzia delle ferrovie era già attiva e ben strutturata. Lacune e carenze sono quasi tutte legate alla rete stradale.
Partiamo dalla sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali. L’Agenzia segnala dati ridotti, limitati e lacunosi su circa 800mila chilometri di rete stradale italiana, ovvero quella che fa capo a regioni, province, città metropolitane e comuni. La stratificazione normativa, i frequenti passaggi di gestione e la vetustà delle opere rendono attualmente molto difficile avere dati certi sul perimetro della rete e sulle sue caratteristiche. Le ultime rilevazioni utili per il sistema viario comunale risalgono al 1999 e restituiscono una rete di circa 668mila chilometri di strade, mentre più di 135mila chilometri appartengono a province e regioni. Mancano anche le informazioni qualitative, fondamentali per la definizione di moderni sistemi di gestione della sicurezza da parte dei gestori o dei proprietari. Dal punto di vista operativo l’Ansfisa punta a creare un moderno sistema di supervisione e monitoraggio, mettendo a punto linee guida per la certificazione dei sistemi di gestione della sicurezza.
Decisamente più favorevole la situazione sul fronte delle ferrovie. Nel 2020 gli incidenti sulla rete ferroviaria nazionale e regionale sono stati 86, in crescita rispetto al 2019, ma inferiori alla media dell’ultimo quinquennio e tra i livelli più bassi registrati in Europa. Le vittime (morti e feriti gravi) sono complessivamente 70, di cui 64 sulla rete Rfi e sei sulle ferrovie regionali interconnesse. Il 65% degli incidenti è attribuibile, ancora una volta, a errore umano o disattenzione, con comportamenti che si traducono in investimenti sui binari o nei passaggi a livello. Questa tipologia di sinistro nel 2020 ha conteggiato 56 eventi e 58 vittime, di cui 37 decessi (su 43 totali) e 21 feriti gravi (su 27 totali). Minoritaria la percentuale di eventi legati alla gestione ferroviaria e quindi riconducibili agli infortuni sul lavoro. Da questo punto di vista le ferrovie restano un presidio sicuro.
Piermario Curti Sacchi
da trasportoeuropa.it