Il
dolore toracico di Antonia Liaci (*) |
Il
dolore toracico è forse il sintomo che desta maggiore allarme nel
paziente, ed è uno dei disturbi che con maggiore frequenza portano
a consultare il medico. Poiché la sua comparsa può essere
determinata da eventi di modesta o trascurabile importanza, oppure da
condizioni di estrema gravità, che implicano immediato pericolo
di vita, il medico, a sua volta, si trova spesso di fronte al non facile
compito di valutare se avviare il paziente ad un iter diagnostico complesso
ed impegnativo, oppure rassicurarlo, prescrivendogli una comune terapia
antidolorifica.
Il
dolore toracico più comune è quello a partenza dalle strutture
osteo-articolari, cutanee e muscolari della gabbia toracica, interessate
da patologie degenerative, infiammatorie e traumatiche, che si propaga
attraverso i nervi cutanei ed intercostali. Generalmente è di
tipo trafittivo, ed interessa la parete toracica anteriore, spesso con
punti elettivamente dolorosi; può irradiarsi a spalla e braccio
in caso di radicolite o nevralgia del plesso brachiale;
si aggrava con i movimenti, gli atti respiratori, la tosse, e la pressione
localizzata, ed ha durata solitamente troppo breve o troppo lunga per
essere di tipo anginoso. Il dolore provocato da esofagite è
avvertito come sensazione di bruciore retrosternale, ed è accompagnato
da reflusso acido dello stomaco, ed influenzato dalle posture e dai
pasti; quello provocato da spasmo esofageo, che si verifica durante
periodi di stress, è generalmente notturno, e viene avvertito
come un senso di oppressione breve o prolungato, che si associa a difficoltà
di deglutire i liquidi o i solidi. Spesso è provocato dallo sforzo, da pasti abbondanti, o da forti emozioni, dura pochi minuti e scompare con la cessazione dell’attività fisica, spontaneamente o dopo assunzione di nitroderivati da sciogliere sotto la lingua. Il dolore dell’infarto miocardico è simile a quello anginoso, ma di maggior durata e di maggiore intensità, e generalmente non si risolve con l’assunzione di farmaci sublinguali. Frequentemente la localizzazione all’epigastrio induce a diagnosi errate, facendo inizialmente pensare ad un disturbo gastro-enterico; però, nonostante la grossa variabilità dei sintomi, l’attenta valutazione delle caratteristiche e del modo di insorgenza del dolore costituisce un parametro importante per distinguere dagli altri quello di tipo anginoso o infartuale. L’embolia
polmonare massiva può dare un dolore retrosternale simile
a quello dell’infarto miocardico acuto; ma quando l’embolia
è di minore gravità, il dolore può avere localizzazione
varia nel torace, ed ha le caratteristiche del dolore pleurico, lancinante,
trafittivo e superficiale, e si associa ad un’improvvisa e non
giustificata difficoltà respiratoria. Spesso un dolore toracico
accompagna stati d’ansia; in questo caso, è, però,
in genere associato ad altri disturbi, come sensazione di ansietà,
mancanza di respiro, facile affaticabilità, palpitazioni e vertigini. Circa metà dei pazienti con infarto del miocardio muore, infatti, entro un’ora dall’insorgenza dei sintomi, prima di raggiungere l’ospedale. Il ritardo nell’arrivo in ospedale comporta un aumentato rischio di decesso, e l’impossibilità di usufruire di trattamenti ospedalieri che sono particolarmente efficaci se iniziati immediatamente. La diagnosi differenziale fra tante diverse patologie può sembrare difficile; in realtà un corretto approccio al paziente che lamenta un dolore toracico porta alla diagnosi esatta in un alto numero di casi. Di grande importanza è la storia clinica. La visita dà spesso pochi elementi quando il dolore è di origine cardiaca, ma risulta molto utile per accertare o escludere altre ipotesi diagnostiche, attraverso la ricerca di punti dolorosi toracici, la percussione degli emitoraci, l’auscultazione del torace o del cuore, e la palpazione dei polsi arteriosi e dell’addome. Notevole valore diagnostico hanno indagini di primo livello, quali l’elettrocardiogramma (ECG) e la radiografia del torace, che consente di evidenziare i segni di polmonite, versamenti pleurici, pneumotorace, aneurisma aortico, neoplasie e fratture ossee. Indagini di secondo livello, costituite dall’ECG da sforzo, dal monitoraggio ECG secondo Holter, dall’ecocardiografia, dalla coronarografia, dalla scintigrafia miocardica e polmonare, e dall’aortografia, richiedono attrezzature più complesse, non sempre presenti in ogni presidio ambulatoriale ed ospedaliero, e vengono, perciò, necessariamente differite nel tempo.
* Medico Capo della Polizia di Stato Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa+ |