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di Lorenzo Borselli*
Spagna, il 2020 sulle strade è d’oro
385 vite risparmiate (-22% della mortalità) e tasso di mortalità tra i migliori d’Europa
Distrazione, alcol e velocità causa diretta di 9 incidenti su 10
E l’Italia? Tra luci ed ombre resta il fanalino di coda (bruciato)…

Spagna: controlli a tappeto dell’Ertzaintza, la polizia autonoma dei Paesi Baschi

(ASAPS) Madrid, 23 agosto 2021 – I dati spagnoli sulla sinistrosità stradale del 2020 sono arrivati: la DGT (Dirección General de Tráfico), l’agenzia interministeriale che coordina l’enforcement di tutte le forze di polizia e che detta l’agenda al governo in materia, comunica infatti che le vittime complessive sono state 1.370 (385 vite risparmiate, pari ad un -22%) e i feriti ospedalizzati 6.681. Si tratta dei numeri più bassi di sempre anche se, spiegano gli esperti iberici, è necessario tenere conto della riduzione della mobilità legata alle restrizioni per arginare la pandemia da Covid-19: i lockdown generalizzati e locali hanno infatti comportato un decremento degli spostamenti pari al 25% e, sebbene il parco veicolare sia aumentato dell’1% (raggiungendo un totale di 36.158.465 veicoli), bisognerà aspettare gennaio 2022 per capire quanto sia stata efficace la strategia imposta in termini di produzione normativa (praticamente in ogni centro urbano i limiti di velocità sono scesi a 30 km/h), di campagne di sensibilizzazione e di repressione pura. Di sicuro, la mortalità spagnola è oggi una delle più basse dell’intera Unione Europea, con 29 vittime per milione di abitanti. Meglio hanno fatto solo Svezia (18) e Danimarca (27). Ci sarebbe anche Malta (21), ma viste le dimensioni dell’isola (poco più di 315 km²) è ovvio che i paragoni non reggono. Il tasso medio di mortalità europea è pari a 42 morti per milione, sceso rispetto al 2019 del 17%, mentre il tasso di decrescita spagnolo sfiora il 22%. Questo permette a Madrid di confermare il raggiungimento di un enorme successo, avendo già toccato nel 2019 la soglia di 37 vittime (sempre per milione di abitanti) fissata nel 2011. L’Italia sembra si attesti a 40 (nel 2019 era a 53, secondo il rapporto CARE della Commissione Europea con dati Eurostat).
Ad una prima (e superficiale) analisi, anche lo Stivale parrebbe aver centrato un risultato storico, con una diminuzione complessiva della letalità rispetto al 2019 del 24,5% (2.395 contro 3.173), ma l’analisi del periodo estivo dello scorso anno, quando le riaperture furono complete, aveva evidenziato dati fotocopia al periodo precedente.

Le cause: la distrazione resta, per il quinto anno consecutivo, il nemico pubblico della sicurezza stradale, crescendo addirittura di 3 punti rispetto al 2019. In pratica, i rilievi di polizia eseguiti sugli scenari letali indicano che il 31% di essi ha come causa diretta un fattore distrattivo. Sul banco degli imputati, ovviamente, c’è il telefonino, ma alla sbarra è in buona compagnia di alcol (27%) e velocità (25%). Anche l’alcol, che in Spagna è un vero flagello sociale, vede crescere la sua diretta correlazione con i morti di 2 punti percentuali, dato fatto segnare anche dalla velocità.
E dire che Guardia Civil e altre forze di polizia battono duro, durissimo, su tutti questi fronti: si consideri che in Spagna è vietato anche l’auricolare bluetooth nel casco (anche se una recente sentenza mette in discussione l’art. 18 comma 2 del codice spagnolo, che prevede tale divieto sanzionando il trasgressore con 200 euro e con la detrazione di 3 dei 12 punti disponibili sulla patente), ogni pattuglia dispone di precursore etilometrico (che ha forza di legge senza tante discussioni) e tutte le strade sono letteralmente disseminate di postazioni fisse e mobili (senza obbligo di presegnalazione, come invece nel nostro ameno Paese), con l’aggiunta di 13 elicotteri dotati di sofisticate telecamere. Grazie ad esse vengono accertate e documentate tutte le più gravi violazioni in materia di comportamento: velocità, sorpassi, uso del telefonino e perfino precedenze.

Le vittime: la metà dei morti appartiene alle cosiddette categorie deboli. Pedoni, ciclisti e motociclisti (una vittima su 4 è appartenente a quest’ultima classe di conducenti e passeggeri), ma bisogna saper guardare al bicchiere mezzo pieno. Infatti, la letalità tra i pedoni scende del 32% (260 vittime nel 2020 contro le 381 del 2019) e tra i motociclisti del 38%. La diminuzione fatta segnare da automobili e veicoli commerciali leggeri (<3,5 t) è invece del 15%.

Gli scenari: il risultato migliore lo fanno segnare le autostrade e le grandi arterie, con una diminuzione del 35%, seguite dalle strade interurbane (-21%): sulle extraurbane il decremento, seppur marcato, è più lieve (-16%).
In città l’80% dei morti appartiene al novero degli utenti deboli (153 pedoni, 21 ciclisti, 7 “monopattinisti” elettrici e 134 motociclisti o scooteristi): e infatti la DGT ha imposto al governo di abbassare la velocità massima in città a 30 km/h (sic!).

Considerazioni: è ovvio che ogni Paese ha la sua viabilità e le sue caratteristiche. In Spagna la differenza è data dalla mentalità. Così come in Francia (con il Comité interministériel de la sécurité routière) o negli USA (con la NHTSA, la National Highway Traffic Safety Administration), ogni attività relativa alla sicurezza stradale passa sotto la strategia, il coordinamento e la lente d’ingrandimento di una struttura creata ad hoc: niente di trascendentale eh…

C’è semplicemente un gruppo di professionisti che analizza i dati ed appronta le contromisure. I proventi delle sanzioni ed una quota del risparmio derivante dai costi sociali degli incidenti stradali alimentano le attività dell’organizzazione, le dotazioni delle forze in campo e l’addestramento del personale impiegato. Ma c’è, soprattutto, una visione complessiva dell’insieme, con i territori che comunicano col quartier generale e con polizie che parlano tra loro interagendo secondo una strategia precisa.
In Italia l’agenzia non c’è, il coordinamento territoriale è inesistente e quel baluardo rappresentato dalla Polizia Stradale col suo CAPS di Cesena e la sua rete di distaccamenti territoriali (tutti o quasi verso la chiusura) è semplicemente in via di estinzione. Eppure, è proprio su queste strade che l’Italia paga il tributo di sangue più alto (vi si registra un tasso di mortalità in aumento con 4,4 decessi ogni 100 incidenti, che nel 2019 era al 4,2%). Una politica miope e dissennata che ha reso endemica la violenza stradale per la quale avevamo trovato un vaccino formidabile. Ma tant’è. (ASAPS)

(*) Ispettore della Polizia di Stato,
responsabile nazionale della comunicazione di ASAPS


La puntuale analisi del nostro Lorenzo Borselli sulla situazione della sinistrosità stradale in Spagna con dati generali in netto miglioramento. (ASAPS)

 

 
 

 


 


 

Martedì, 24 Agosto 2021
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