I
peccati alla guida
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"Il codice della strada ha un valore e un obbligo non solo dal punto di vista legale, ma soprattutto morale, una trasgressione delle sue norme comporta oltre alla pena giuridica anche una pena morale". Monsignor Mauro Cozzoli, docente di Teologia Morale alla Pontificia Università Lateranense, spiega così la nuova visione della Chiesa Cattolica nei confronti degli incidenti stradali. La mobilità sulla strada è diventata parte essenziale della nostra vita, tutti i giorni milioni di italiani si riversano sulle strade per recarsi al lavoro o per divertimento. La strada poi è diventata punto di incontro fra le persone e luogo di aggregazione sociale. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, in un recente convegno, ha definito la strada come "un’occasione straordinaria per esercitare le virtù cristiane in quanto ci si può fornire aiuto reciproco". Infatti molteplici sono le possibilità per offrire soccorso agli altri utenti, negli incidenti stradali oltre ad un aiuto concreto come può essere la chiamata ai mezzi di soccorso, si può fornire sostegno morale, indispensabile in questi momenti. Purtroppo però ogni giorno decine di persone perdono la vita o vengono gravemente ferite proprio sulla strada, luogo essenziale per gli spostamenti. Mons. Cozzoli sottolinea questo concetto per ribadire che ogni cristiano deve rendersi conto che un comportamento sbagliato alla guida di un’automobile, o di qualsiasi altro mezzo di trasporto, può provocare dei danni fisici alle persone. Non si può rispondere alla propria coscienza con un "non l’ho fatto a posta" perché dietro a quasi ogni incidente, che si verifica in Italia, c’è una violazione da parte del conducente delle norme di guida. "Il codice della strada - ribadisce il professore - regola la vita sociale sulla strada, è stato varato per evitare che gli utenti possano farsi del male, quindi serve al bene delle persone, di conseguenza rappresenta un concetto morale". Ecco allora che una violazione di qualsiasi norma comporta un peccato, la cui redenzione impone la confessione. "Le persone devono rendersi conto che è un male morale la non osservanza di una norma del codice della strada sia che essa sia stata sanzionata dalle forze dell’ordine sia che passi inosservata". In certi casi i dieci comandamenti, le fondamenta della cristianità, entrano in gioco. Uno di essi impone di non uccidere e purtroppo sulla strada ogni giorno molte persone rimangono uccise perché qualcun altro ha provocato la sua morte. Il concetto etico e morale deve imporsi nel modo di pensare degli automobilisti. Gli educatori, in primis gli insegnanti e i sacerdoti, devono divulgare questo modo di pensare. Solo attraverso un’azione educativa costante sarà possibile ridurre gli incidenti sulle strade. "Ogni maestro - sottolinea Mons. Cozzoli - dovrebbe svolgere un’educazione morale per modificare l’immaginario collettivo che accetta una violazione del codice se non è stata rilevata, mentre condanna quelle rilevate". Gli educatori dovrebbero ribadire costantemente l’importanza di guidare rispettando le leggi dello stato per tutelare la propria vita e quella delle altre persone. L’educazione passa anche attraverso lo studio della situazione attuale della incidentalità stradale e delle modalità di comunicazione della nuova mentalità più rispettosa delle regole. Per la prima volta i Direttori nazionali dei paesi europei per la Pastorale della Strada, si sono incontrati per prendere coscienza della realtà della strada nella prospettiva cristiana: "per il Cristiano - si sottolinea - la strada deve essere un cammino per incontrare Dio e i fratelli". Per la Pastorale della strada le qualità del conducente dovrebbero essere la cortesia, la correttezza e la prudenza per essere in grado di superare gli imprevisti causati o dalle condizioni atmosferiche o dal comportamento deviato di altri utenti della strada e per prestare soccorso alle persone in difficoltà. I Vescovi Della Pastorale della Strada esortano gli educatori a non permettere ai giovani di mettersi alla guida quando non sono in condizioni di farlo o almeno di insegnare loro a fare autocritica per giudicare il proprio stato fisico. Le strutture ecclesiastiche esistenti (Diocesi, Parrocchie, Commissioni Episcopali) dovrebbero essere coordinate per un’azione apostolica sulla strada così da impedire il protrarsi degli stermini. A oltre cinquant’anni di distanza tornano di attualità le parole di Papa Pio XII che predicava: "Non dimenticate di rispettare gli utenti della strada, di usare gentilezza e lealtà verso gli altri autisti e pedoni e dimostrare loro il vostro spirito servizievole" |