Bike lane, l'ultima evoluzione delle ciclabili. La risposta di Bologna alla bici mania
BOLOGNA - Al Comune di Bologna arriveranno 1,8 milioni di euro, fondi che la Regione destina al mondo delle due ruote: la maggior parte (1,5 milioni, cui si aggiungeranno risorse comunali), verranno impiegati per realizzare piste ciclabili e per la manutenzione delle strade, mentre 300mila euro finanzieranno il Bike to work, ovvero l'incentivo economico per chi sceglie di lasciare l'auto in garage e andare in ufficio in bici. E' grazie a risorse come questa che la città sta cambiando lentamente volto: nei mesi post-lockdown Bologna ha iniziato a riempirsi di corsie ciclabili, quelle bike lane molto diffuse all'estero che sono realtà in Italia solo dal 2020, proprio quando i centri cittadini, sulla scorta del decreto Rilancio, hanno voluto offrire un'alternativa green al traffico veicolare privato e a quello pubblico sottoposto a limitazioni di capienza passeggeri.
Cosa sono le bike lane
Le bike lane sono piste ciclabili "soft" ed economiche; realizzate, denunciano i loro detrattori, "con una riga bianca in terra": a differenza delle piste ciclabili non sono tracciate in sede autonoma, non c'è alcuna separazione fisica con la carreggiata dove sfrecciano auto e bus, ma anzi, redistribuiscono lo spazio ritagliandosi una striscia di asfalto tutta per sé. Il recente incidente in via Saragozza, però - con una donna finita in gravi condizioni in ospedale dopo essere stata colpita da un mezzo Tper - ha riacceso i fari su questa realtà, e ha fatto della ciclomobilità un tema da campagna elettorale.
Lo sviluppo delle ciclabili leggere
A oggi le piste ciclabili restano l'infrastruttura per due ruote più presente, ma le bike lane cominciano a essere assai numerose. A luglio 2021 (dati del Comune) si contavano oltre 87 km in sede propria (le piste ciclabili, isolate dunque dalla strada), quasi 29 km contigui al percorso pedonale, quasi 15 promiscui ciclopedonali, quasi 14 sono realizzate sulle corsie preferenziali dei bus, poco meno di 8 sono considerate promiscue veicolari - quest'ultimo è il caso di brevi tratti, spiega Fabio Bettani della Consulta della bicicletta, "in cui si è scelto di non tracciare una pista né una corsia, ma di riportare i pittogrammi della bicicletta direttamente sul margine destro della strada. E' una modalità che consente comunque di indicare ai conducenti di autoveicoli la presenza ricorrente di ciclisti sul margine destro". Accade, per esempio, "in un breve tratto di Saragozza presso via di Casaglia, oppure sulla stessa via Guerrazzi, percorrendola da Aldrovandi verso Santo Stefano (in senso opposto invece c'è la corsia)". Le corsie ciclabili su strada, nate soltanto un anno fa, coprono già una distanza superiore ai 31 km e sono, per lunghezza, la seconda modalità presente a Bologna, pari a un terzo delle piste ciclabili che dominano la classifica.
La rete ciclabile cittadina
In maniera più sintetica si può dire che a Bologna si contano oggi 120 km di percorsi ciclabili "in sede protetta" (in sede esclusiva, o contigui a percorsi pedonali, o promiscui pedonali e ciclabili), circa 50 km di percorsi ciclabili in carreggiata (piste e corsie ciclabili in carreggiata, corsie per il doppio senso ciclabile e itinerari promiscui veicolari e ciclabili dentro le zone 30), e circa 30 km di percorsi verdi, che si snodano in aree verdi o fluviali, con fondo pavimentato o sterrato. Non soltanto si registra un ampio ventaglio di modelli di ciclabili, ma alcune realtà sono decisamente più funzionali di altre. La tangenziale delle biciclette ha probabilmente cambiato il modo di spostarsi in pieno centro, e le radiali est-ovest, se maggiormente razionalizzate, potrebbero ugualmente diventare ancora di più centrali nel tessuto connettivo ciclabile di Bologna. Come ha dimostrato con un ampio reportage la Consulta della bicicletta, è la zona ovest quella a soffrire maggiormente la carenza e la discontinuità dei percorsi per le bici - e i lunghi lavori sul Pontelungo creeranno inevitabilmente altri disagi in questo senso.
Piste, lane o pittogrammi: i criteri del Biciplan
Ma perché si realizza un determinato tipo di ciclabile, e proprio in quel punto piuttosto che in un altro? Il riferimento principe è il Biciplan, che contiene i desiderata e gli obiettivi della mobilità sostenibile (in esso sono elencati gli itinerari che devono essere realizzati nei prossimi anni) e che è parte integrante del Pums. Sulla tempistica effettiva e sul modello di ciclabile da realizzare entrano in gioco altre variabili, come il cronoprogramma di interventi strutturali sulle direttrici (e cioè se è appena stato attuato, o sta per esserlo, un intervento di modifica o manutenzione di un determinato tratto stradale) o i finanziamenti disponibili in quel momento: se corposi, permettono di operare su una direttrice più lunga. Il costo del modello di ciclabile in realtà non incide più di tanto. Quel che l'amministrazione è chiamata a valutare è piuttosto se la direttrice su cui si intende operare ha più funzioni (sosta, trasporto pubblico, molti incroci) e quindi è meglio pensare a un modello più snello, come la bike lane, oppure qualcosa di più strutturato.
La spinta della pandemia alla mobilità sostenibile
La spinta sull'acceleratore per una mobilità sostenibile è stata resa possibile - o per meglio dire necessaria - dalla pandemia, che ha costretto a un ripensamento globale della quotidianità negli spazi urbani, a cominciare proprio dal traffico. Un percorso però che anche a Bologna si è innestato sui progetti che da anni venivano portati avanti dall'amministrazione comunale, col sostegno e pungolo delle realtà legate alle due ruote, dalla Consulta della bicicletta alle varie associazioni - Il tutto ora cerca ordine, funzionalità e spirito di progettazione condivisa all'interno del Biciplan. L'anno di svolta è stato senza dubbio il 2015, con l'inaugurazione della Tangenziale delle biciclette, fino all'approdo di nuove forme di ciclabili, più snelle e meno impattanti da un punto di vista infrastrutturale e quindi economico. Fra il 2020 e il 2021 sono tantissime le novità registrate in città e in provincia, di cui la Ciclovia del Sole è il biglietto da visita più brillante.
2015, nasce la Tangenziale delle biciclette
Fu il fiore all'occhiello della Settimana della mobilità sostenibile 2015 - alla presenza di Felice Gimondi -, l'inaugurazione della tanto attesa Tangenziale delle biciclette: un percorso ad anello che corre all'interno dei viali, in sede quindi protetta, in un corridoio verde (circa 800 gli alberi presenti) fra le due carreggiate dei viali. Una pista ciclabile bidirezionale, un percorso di 8,4 km (sono 5,2 quelli effettivamente tracciati lungo i viali, cui si aggiungono tratti in sede separata su strada o marciapiede o piazze e strade ciclopedonali), completato in circa due anni, con un investimento di poco meno di 2 milioni di euro, che proiettò Bologna "ai migliori livelli europei", parole dell'allora assessore alla Mobilità - e ciclista convinto - Andrea Colombo. Allora Bologna contava 160 km di ciclabili. "Ad attraversare la nostra città in bicicletta ci si mette di meno e non si inquina. E' una lotta continua per strappare metri per le bici, ma oggi si vedono i risultati. Col tempo finiranno le polemiche e andremo in tanti sulla tangenziale della bicicletta", le parole con cui il sindaco Virginio Merola, assieme a Gimondi, inaugurò l'opera.
A sei anni di distanza da quella inaugurazione la tangenziale delle biciclette è una realtà che ora pare imprescindibile e ben integrata nel tessuto urbano di Bologna, sotto qualsiasi punto di vista, e lo dimostrano i dati dei rilevatori collocati sul percorso. A giugno 2021, prima dell'inizio dell'estate, le colonnine contabici hanno registrato 96mila passaggi su viale Ercolani e poco meno, 95mila, al punto di rilevazione su viale Sabotino. Ad aprile 2020, con l'Italia e Bologna in pieno lockdown, questi valori erano rispettivamente 16mila e quasi 18mila, per poi risalire, già soltanto il mese successivo - in cui erano ancora in vigore restrizioni sugli spostamenti - a 63mila e 84mila. La tangenziale delle bici è stata e continua a essere un traguardo importantissimo per chi si muove in bici a Bologna, soprattutto per ragioni di studio o lavoro; le sparute polemiche che saltuariamente animano la rete riguardano la convivenza non facile con i pedoni che si intrufolano (e pure con cani al guinzaglio) e i lavori di manutenzione che costringono a improvvisi cambi di rotta.
Bike lane e doppi sensi ciclabili, i ciclisti si riprendono le strade
E' un periodo di grande fermento sul fronte della mobilità. Mentre arranca ancora il progetto del Passante di Bologna è ben più attivo il fronte della mobilità sostenibile, e tutto è iniziato col decreto Rilancio del 2020 che ha dato fondi e strumenti. La necessità era quella di incoraggiare i cittadini italiani - che stavano abbandonando i mezzi pubblici, sia per obiettivi problemi legati alla capienza ridotta, sia per evitare che chi prima ricorreva al tpl si rifugiasse nel trasporto privato, andando a far esplodere il traffico urbano e incrementando significativamente l'inquinamento - a muoversi in maniera diversa, privilegiando la bicicletta: per questo sono stati destinati fondi a parziale copertura dell'acquisto di nuove due ruote (e di monopattini elettrici). Lo stesso decreto Rilancio introduceva la possibilità di realizzare in Italia le bike lane, o corsie ciclabili: percorsi di agevole progettazione, perché realizzati sulla sede stradale, portando a una convivenza "legittimata" (espressione ripetuta spesso dai loro promotori) fra traffico veicolare e ciclistico.
La prima bike lane a inaugurare a Bologna è stata quella di via Saragozza, nell'estate del 2020. "E' un'occasione unica per dare corpo in tempi stretti ad una reale rete di percorsi ciclabili proprio sulle vie già oggi più frequentate dai ciclisti, mettendo in sicurezza le strade ed evidenziando a tutti la presenza delle biciclette nel traffico urbano", salutava così la sua apertura la Consulta della bicicletta. Ne sono seguite molte altre, come in via Casarini/Malvasia, Corticella, San Donato, Murri. Sono stati resi più sicuri diversi incroci semaforici, realizzando case avanzate per le due ruote, sono stati realizzati doppi sensi ciclabili, strategici per velocizzare il transito nelle strade più centrali della città, come in via IV Novembre e via Guerrazzi.
Tre storiche battaglie per le ciclabili che ora sono realtà
Quella di via Saragozza è a oggi uno dei tratti urbani più lunghi di corsia ciclabile realizzati a Bologna, uno dei più rumorosi, per così dire, sul fronte delle polemiche fra chi la considera addirittura pericolosa (perché corre fra la striscia di parcheggi e la carreggiata vera e propria, su cui corrono anche gli autobus) e chi la sacrosanta legittimazione della presenza in strada dei ciclisti, come ribadito dall'ex assessore Andrea Colombo, che ha voluto fortemente quella corsia, poi diventata realtà grazie all'impulso alla ciclabilità d'emergenza nell'estate 2020.
Nello stesso periodo sono iniziati e rapidamente terminati i lavori in via Guerrazzi. Sognata e reclamata da anni dai ciclisti urbani perché con la sua realizzazione si andava a completare l'itinerario della Cerchia dei mille, e realizzata in piena estate, ora consente il doppio senso ciclabile sulla strada che è a senso unico da strada Maggiore a Santo Stefano. Una conquista per la comunità di "Salvaiciclisti" e per la Consulta della bicicletta, che lo ha definito "un itinerario già molto frequentato dai ciclisti perché consente di attraversare il centro storico su strade a scarso traffico e di raggiungere tanti fondamentali punti di interesse della città, fra cui l'Università. Per chi proviene da via Santo Stefano e dai colli sarà inoltre possibile raggiungere la zona universitaria senza lunghi e arzigogolati giri". Ma anche in questo caso non sono mancate le riserve e le polemiche: lo dimostra il fatto che quella di Salvaiciclisti è stata una lunga battaglia che ha visto solo recentemente la fine; come è accaduto d'altronde al tratto di via Frassinago.
Fu una protesta eclatante, a suo modo, quella dei ciclisti per strappare nemmeno 150 metri di ciclabile, importantissimi però perché in loro assenza chi dalla zona Saragozza doveva raggiungere il centro era costretto a un giro lunghissimo, a meno di percorrere quella manciata di metri contromano (e non furono pochi quelli multati, fra cui molti genitori che accompagnavano a scuola i figli). Nel marzo 2018 fu organizzato un flash mob per dimostrare, gessetti alla mano, che lo spazio utile c'era. Solo a fine anno arrivò il via libera del Quartiere.
Guardando fuori porta: la Ciclovia del sole e il cicloturismo
La voglia e la necessità di ciclabili ha contagiato tutto il territorio bolognese, non solo attraverso la realizzazione di collegamenti con i principali centri dell'hinterland, ma anche allargando lo sguardo. La scorsa primavera è stata inaugurato il tratto locale della Ciclovia del Sole, 46 km da Mirandola a Sala Bolognese, di cui oltre 30 che ricalcano il tracciato dismesso della ferrovia Bologna-Verona. "Nel giro di pochissimi anni avremo migliaia di cicloturisti e una infrastruttura per gli spostamenti quotidiani dei nostri cittadini", assicurava allora il sindaco di Bologna Virginio Merola.
E i primi mesi di apertura della Ciclovia non fanno che dargli ragione: si è registrato subito un boom, e non solo di cicloturisti, fra "bassa pianura, tagliatelle e vecchie stazioni" (come recita il sito dedicato), tanto da dover correre ai ripari e riservarla ufficialmente ai soli ciclisti, tagliando fuori dunque tutti quei pedoni che si erano avventurati in questa nuova strada nel verde per passeggiate domenicali. Per la Città metropolitana, che ha introdotto formalmente lo stop ai pedoni, è infatti "pericolosa la condivisione del tracciato con persone a piedi, sui 32 km del rilevato dell'ex ferrovia Bologna-Verona tra Mirandola e Sala Bolognese (Osteria Nuova)". Restano promiscui solo i tratti di attraversamento dei centri abitati. Quello modenese e bolognese è un tassello della più ampia Ciclovia al momento percorribile da Bolzano a Bologna, che si innesta nel maxiprogetto Eurovelo 7 da Capo Nord a Malta: il cicloturismo emiliano raggiunge così un respiro europeo.
Oltre 200 km di ciclabili a Bologna, e altri 50 in arrivo
Per la mobilità a due ruote a Bologna c'è un presente arricchito dalle novità portate dal decreto Rilancio del 2020, e un futuro promettente. Nei giorni scorsi, alla Settimana europea della Mobilità sostenibile, è stata presentata la nuova mappa delle ciclabili, che include anche l'area metropolitana: utile e anche inevitabile, visto il fiorire dei tratti fuori porta, sempre nell'ottica di favorire un ricorso sempre più frequente e sicuro alla bicicletta anche per gli spostamenti casa-lavoro e non solo per piacere e svago.
I numeri spiegano bene il momento effervescente. Dal 2019, quindi in era pre-covid, fra capoluogo e area metropolitana sono passati da 150 a 300 i km ciclabili. "Una cosa incredibile", ha sottolineato Alessandro Delpiano, responsabile Pianificazione e mobilità di Palazzo Malvezzi. Nei prossimi mesi e anni "realizzeremo altri 100 chilometri e l'obiettivo è arrivare a 1.000 entro il 2030: andando avanti così ce la possiamo fare". Di questi 1000 km anelati, 400 sono già percorribili; il disegno complessivo prevede 10 direttrici radiali, 6 linee trasversali e le 2 tangenziali di Bologna, quella interna dei viali e quella esterna (o circonvallazione intermedia) nella periferia nord, oltre la ferrovia.
Restando alle cifre che riguardano il capoluogo, negli ultimi cinque anni - che coincidono col secondo mandato di Virginio Merola - a Bologna sono stati realizzati 36 km di rete ciclabile, che portano il totale a circa 206. E' stato per esempio completata la Tangenziale con il tratto di viale Gozzadini; sono stati realizzati, fra gli altri, i tratti da via Mattei all'inizio della Croce del Biacco, in via Carracci nel tratto Fioravanti-Zanardi, l'itinerario alla rotonda Modonesi-Meraville, attraverso le via Larga, Panzini e Sighinolfi, il tratto su Stalingrado (da viale Masini a viale Aldo Moro) il corridoio ciclo-eco-ortivo di via delle Bisce, la ciclabile che scorre su via Marco Emilio Lepido fino al centro abitato di Lavino.
Sono poi attualmente finanziati interventi per altri 50 km di ciclabili, che si prevede possano essere completati entro il 2024 e che interesseranno, per esempio, via Toscana, via San Donato nel tratto dalla porta a via del Lavoro, la Persicetana vecchia, l'itinerario via Agucchi-Lazzaretto-Zanardi-Polo-Gagarin-Gobetti-Bolognese-Tibaldi. E' prevista inoltre la riqualificazione di diversi segmenti: la Carlo Piazzi, viale Oriani-Trento Trieste, dei tratti della Ciclovia del Sole in zona Pioppa a ridosso di Lavino, in via Casteldebole, in via Nanni Costa e zona Santa Viola.
Le pagelle delle ciclabili
Questo lo stato dell'arte, i progetti e i desiderata che ruotano attorno alla bicicletta come veicolo per gli spostamenti quotidiani. La Tangenziale delle biciclette resta l'architrave della ecomobilità bolognese, 365 giorni l'anno - ne sono testimonianza, negli anni passati, le proteste di Salvaiciclisti per la non tempestiva pulitura del percorso dopo le nevicate. E' un percorso imprescindibile non solo perché garantisce, su ampia lunghezza del suo tracciato, un percorso nel verde che ripara parzialmente dallo smog dei viali di circonvallazione, ma perché è di fatto la spina dorsale dell'intera rete ciclabile della città, grazie alle connessioni con venti radiali dai vari quartieri, e un sistema di entrate/uscite come la tangenziale automobilistica.
Se la Tangenziale è la soluzione ideale per i percorsi quotidiani casa-studio-lavoro, le radiali Est e Ovest della città (che sono meno lineari e quindi rallentano il flusso a due ruote) lo sono invece per il tempo libero. Sono ciclabili di ideazione ormai lontana nel tempo, ma di grande fascino per una piccola fuga dal caos cittadino, con percorsi adatti anche ai meno esperti o assidui. La radiale Ovest collega Bologna a Casalecchio - affiancando, per buona parte, il canale del Reno - dalla Grada, toccando la Certosa, lo stadio, le aree verdi di villa Serena e della Filanda, e superato il confine comunale, consente di raggiungere il centro di Casalecchio o la rilassante cornice del parco Talon. E' inoltre possibile una diramazione in zona Certosa che conduce al rione della Barca e al suo Treno. La Radiale Est, intitolata al pioniere dell'associazionismo ciclabile bolognese Carlo Piazzi, si snoda fra porta San Vitale e il parco dei Cedri, con lunghi tratti in sede protetta che attraversano parchi e aree verdi. Consente di raggiungere il Sant'Orsola-Malpighi. Il confine comunale è segnalato dalla passerella in legno sul Savena al parco dei Cedri.
La nuova mappa della rete ciclabile offre una panoramica "metropolitana" che illustra i tragitti e le connessioni dal capoluogo all'hinterland e viceversa, e una fotografia più puntuale e dettagliata delle opportunità ciclabili in città. Che evidenzia però anche quel che resta da realizzare o connettere, come le ciclovie più dirette e veloci previste dal Biciplan sugli assi radiali: fra di essi vanno senz'altro citati via Andrea Costa, via Mazzini/Levante, via Emilia Ponente, e ormai risulta non rimandabile un intervento su via Massarenti. Tasselli grazie ai quali sarebbero complete le dieci radiali previste dal Biciplan e si darebbe una risposta a tutte le esigenze di chi sale in bici: tragitti lineari, completi e rapidi per chi si sposta per lavoro, e percorsi anche più lenti, nel verde, per il tempo libero. Restano 9 anni per completare l'intero puzzle e consentire a un numero sempre maggiore di cittadini della città e dell'hinterland di scegliere di sposare quotidianamente una mobilità sostenibile.
di Micol Lavinia Lundari