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Articoli 23/07/2003

Un inquinante ambientale: il rumore

Un inquinante ambientale: il rumore


di Antonia Liaci *

Il rischio di danno da rumore in passato era associato solo ad alcune attività lavorative, ma negli ultimi decenni si è allargato alla gran parte della popolazione per l’aumento delle sorgenti di inquinamento acustico, rappresentate principalmente dal traffico e dall’espandersi dei processi di industrializzazione.

Il traffico veicolare è la principale fonte di rumore in ambiente urbano ed extraurbano. A questo si aggiunge il traffico ferroviario, originato dai convogli che attraversano le città, ed il traffico aeroportuale. Il livello di rumore dipende dal flusso, dal tipo e dalla velocità dei veicoli, dal fondo stradale, dalla presenza e dalle dimensioni degli edifici lungo la strada, nonché dalle condizioni microclimatiche.

Il suono è generato da vibrazioni che partono da una sorgente sonora e si diffondono in modo concentrico, sotto forma di variazioni di pressione, attraverso un mezzo solido, liquido o gassoso, fino a colpire il nostro apparato uditivo.

A differenza dei suoni, caratterizzati dalla regolarità delle vibrazioni, i rumori consistono in vibrazioni del tutto irregolari, senza alcun carattere di periodicità.Il nostro orecchio riesce a percepire onde sonore caratterizzate da una frequenza (in Hertz) compresa tra 16 e 20000 vibrazioni al secondo.

 

 

Per ogni frequenza, l’intensità del suono (misurata in decibel - dB), ossia la pressione meccanica esercitata dall’onda sonora, deve superare un determinato livello, detto "soglia di udibilità"; aumentando l’intensità, la sensazione uditiva diviene sempre maggiore, fino a raggiungere la "soglia del dolore", ed il suono diventa sgradevole, fastidioso e doloroso (tabella 1).

È noto l’effetto deprimente sulla psiche umana del silenzio assoluto; ma anche l’esposizione prolungata ad elevati livelli sonori è dannosa per la salute, tanto più che l’uomo non può sottrarsi neppure durante il sonno allo stimolo sonoro, come invece accade per gli altri stimoli sensoriali.

L’effetto nocivo meglio conosciuto è il danno a carico dell’apparato uditivo. Esso è inizialmente reversibile e caratterizzato da un temporaneo innalzamento della soglia uditiva; poi, con il persistere dell’esposizione e la progressiva distruzione delle cellule che trasmettono gli impulsi al cervello, diviene irreversibile.

Il soggetto colpito generalmente si accorge solo in fase avanzata della perdita di udito, poiché il deficit si manifesta dapprima solo a carico delle alte frequenze, non tipiche della voce di conversazione; successivamente, la perdita di udito si estende anche al campo della voce parlata. Il controllo medico viene attuato con appositi strumenti, gli audiometri, che permettono di accertare la perdita di udito mediante stimolazioni con segnali acustici di diversa frequenza ed intensità. Con questi esami si ottengono i cosiddetti "audiogrammi"(figura 1), ossia grafici che evidenziano la perdita di udito nelle varie frequenze.

Sono conosciuti altri effetti nocivi del rumore, che coinvolgono molti organi ed apparati, e che provocano una vera e propria malattia da rumore. Consistono in alterazioni a livello dell’apparato cardiocircolatorio, con modificazioni della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa; dell’apparato gastrointestinale, con ipersecrezione acida ed alterazioni della motilità; dell’apparato respiratorio ed endocrino; del sistema nervoso, con anomalie elettroencefalografiche, e disturbi nelle comunicazioni verbali, nell’attenzione e nel rendimento, e con l’insorgenza di vere e proprie psiconevrosi.

Apposite normative stabiliscono, perciò, parametri ben definiti che consentono la tutela dal rumore ambientale (DPCM 131991 e DPCM 14111997).

Tali parametri prevedono valori limite diversificati in base alla destinazione d’uso delle varie zone dei territori comunali. Sono state a tal fine individuate sei classi acustiche, dalle "aree particolarmente protette", ossia quelle ospedaliere, scolastiche, parchi pubblici o zone destinate al riposo e allo svago, fino alle aree a destinazione esclusivamente industriale (tabella 2).

Nei Comuni in cui la zonizzazione acustica non è stata ancora attuata sono utilizzati parametri transitori, riassunti nella tabella 3.

Mediante l’utilizzo di appositi strumenti, detti fonometri, è possibile verificare con precisione i livelli del rumore nell’ambiente circostante, ed intervenire in modo che vengano rispettati i limiti di legge per le zone corrispondenti. Così, si può agire sulla sorgente del rumore, o mettere in opera adeguati sistemi di schermatura.

Il rumore veicolare può essere controllato riducendo il volume del traffico, limitando la velocità dei veicoli ed il numero di automezzi pesanti, collocando barriere antirumore naturali o artificiali, applicando strettamente le normative europee sul controllo della rumorosità dei motori. L’abbattimento del rumore deve essere previsto già nella fase di progettazione e di costruzione degli impianti industriali e delle nuove vie di comunicazione, collocando le strade a grande percorrenza in zone non residenziali, e rispettando le distanze minime dagli edifici di abitazione. Per le macchine e gli impianti industriali si possono adottare opportuni accorgimenti tecnici, quali l’utilizzo di materiale smorzante negli ingranaggi metallici, la perfetta equilibratura delle parti rotanti, l’applicazione di silenziatori ai condotti di scarico o di aspirazione rumorosi, un’accurata lubrificazione e manutenzione. Si può, infine, prevedere l’uso di materiali fonoassorbenti nelle costruzioni.

* Medico Capo della Polizia di Stato
Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa


 

 

 

 

di Antonia Liaci

da "Il Centauro" n. 78
Mercoledì, 23 Luglio 2003
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