Polizia Cremona
I predoni dell'A21, nove indagati: ladri e picchiatori
CREMONA - Predatori della A21 sotto scacco: la Procura della Repubblica ha contestato in capo agli otto indagati principali, in sede di conclusione delle indagini preliminari, il reato di associazione per delinquere finalizzata al compimento di furti e rapine. Le indagini sono durate quasi 2 anni: 28 capi d'imputazione.
Il Questore della Provincia di Piacenza ha infine emesso a carico degli indagati la misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio.
Approfondita attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Piacenza e condotta congiuntamente dalla Squadra Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Cremona e dalla Squadra Mobile della Questura di Piacenza, ha permesso di individuare ed assicurare alla giustizia un sodalizio criminale dedito ai reati predatori.
Dalle risultanze investigative emerge che da maggio 2020 a gennaio 2021 il sodalizio criminale ha depredato gli autoarticolati stranieri fermi di notte nelle aree di servizio dell’autostrada A21 a Piacenza, Nure e Trebbia, impossessandosi delle preziose merci trasportate: apparecchi e attrezzature elettroniche, cosmetici, abbigliamento, alimentari.
Con un bilancio che vede all’attivo 23 episodi delittuosi, sistematicamente, commessi dal 27 maggio 2020 al 31 gennaio 2021, tra colpi portati a segno e altri tentati, si contano un totale 55 autotreni vittime di furti o rapine.
Gli autori degli assalti individuati dagli investigatori sono i componenti di un’organizzazione criminale composta originariamente da due bande, unitesi tra loro: quella di “Chignolo Po”, formata da un cittadino ucraino e da 5 albanesi, e quella definita dei “cremaschi” con i tre rumeni.
Non solo ladri, ma anche picchiatori, che non hanno risparmiato violenze fisiche alle vittime che si opponevano ai loro intenti, come avvenuto il 29 giugno 2020 in occasione di un furto di un carico di televisori destinati all’Unieuro di Piacenza, tramutatosi poi in rapina, in quanto un camionista bielorusso, in sosta presso l’area di servizio A21 Nure Nord di Piacenza, nel tentativo di fronteggiare i malviventi, venne brutalmente malmenato con bastoni, pietre e addirittura alcuni dei televisori asportati.
Le investigazioni condotte e iniziate proprio a seguito di questa vicenda, hanno portato a ricostruire le modalità operative del sodalizio, altamente specializzato in azioni di natura predatoria:
- tranciando le maglie delle reti metalliche delle recinzioni di delimitazione, accedevano alle aree di servizio sempre ed esclusivamente attraverso strade di collegamento esterne senza usare le corsie autostradali, così da evitare registrazioni ai caselli e avere una facile via di fuga;
- i TIR da razziare venivano scrupolosamente scelti solo tra quelli dotai di telo plastico protettivo che, attraverso piccoli tagli con taglierini, permetteva ai criminali di ispezionare la merce all’ interno;
- dopo aver individuato i beni d’interesse, con l’apertura delle porte posteriori dei rimorchi e la forzatura delle serrature o il trancio dei sigilli doganali, il carico trasportato veniva velocemente prelevato e stoccato tra la vegetazione dei campi adiacenti.
Quasi tutti i malviventi, pur essendo per la maggior parte nullafacenti, vantavano esperienze lavorative nel settore del trasporto e della movimentazione di merci, know-how che permetteva loro di riconoscere i complessi veicolare da svaligiare, attuare rapidamente le modalità di scarico ed accedere ai canali dove riciclare la refurtiva.
Le indagini svolte per individuare e sgominare il sodalizio delinquenziale, si sono basate soprattutto su complesse e minuziose analisi delle scie digitali lasciate nell’aria dai telefonini delle zone ove sono stati commessi gli episodi delittuosi; impronte invisibili e presenti nella rete cellulare, che hanno portato ad accertare prima quali apparati erano stati usati dai criminali per le loro comunicazioni e poi alle identità dei singoli utilizzatori.
Dalle prime risultanze investigative, sono stati emessi dalla Procura di Piacenza i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 3 degli autori della rapina del 29 giugno, eseguendo assieme ai fermi le perquisizioni domiciliari e personali nei confronti di tutti gli altri indagati, che hanno permesso di recuperare tra le altre cose i telefonini utilizzati dagli stessi nelle loro scorribande.
Nel corso delle operazioni, svolte nelle prime ore del 1° febbraio 2021 dalla Squadra Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Cremona e dalla Squadra Mobile della Questura di Piacenza, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Pavia e Cremona, della Squadra Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale di Milano e delle Sezioni Polizia Stradale di Pavia ed Alessandria, sono stati trovati anche taglierini, coltelli e localizzatori satellitari magnetici per monitorare gli spostamenti dei mezzi pesanti da derubare. L’esame dei dati interni estrapolati dai cellulari sequestrati ha, poi, ulteriormente confermato e rafforzato la ricostruita tesi indiziaria.
Il vero “nucleo” di questa associazione a delinquere, finalizzata al compimento di una serie indeterminata di reati contro il patrimonio, è costituito da un capo affiancato dalla stabile compartecipazione di due suoi complici, che insieme sono i punti focali della banda criminale, e il supporto delle altre figure esterne con incarichi di “manovalanza”.
Il quadro probatorio, infine, è stato completato, con l'identificazione del ricettatore, individuato in un pluripregiudicato italiano sempre del pavese, emerso attraverso l’incrocio delle relazioni telefoniche intrattenute dagli indagati, nonché dal monitoraggio degli spostamenti di uno di essi dopo l’asportazione di un grosso quantitativo di alcolici da un autoarticolato: 1441 bottiglie di liquore Jagermeister rubate la notte 16 settembre 2020 da un Tir parcheggiato all’area di servizio Nure Nord. Questa risultanza è di notevole importanza in quanto rappresenta il culmine della “filiera criminale”: l’anello di congiunzione tra gli esecutori materiali dei furti e delle rapine e il “mercato nero” dove piazzare la refurtiva; colui che “liquida” economicamente la banda per le merci trafugate dai TIR fermi di notte in autostrada e ricicla i beni da monetizzare per trarne profitto per se stesso e l’organizzazione criminale di riferimento.
Gli arresti e le perquisizioni operate hanno permesso di porre un definitivo freno ad un’attività delittuosa e particolarmente difficile da scoprire, sia per le condizioni di tempo e di luogo in cui avvenivano i fatti di reato che per la cifra oscura dovuta alla transnazionalità dei convogli depredati.
Bel colpo contro questa banda di delinquenti. (ASAPS)