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Notizie brevi 17/03/2004

AUTOMOTORI ITALIANI SEMPRE PIU’ DISINVOLTI

Da "Repubblica.it"
AUTOMOTORI
ITALIANI SEMPRE PIU’ DISINVOLTI

L’ALTRA notte, sulla strada camionale denominata A1, nell’unica corsia percorribile le automobili sfrecciavano intorno ai centosessanta all’ora. Una velocità prepatente a punti che rafforzava l’impressione di un effetto mediatico ormai sbiadito.
Fosse la paura di rimanere appiedati, fosse il gran parlare di incidenti, di morti, di sanzioni finalmente severe, non c’è dubbio che nelle settimane successive alla riforma del codice gli italiani si diedero una regolata, allacciando molte cinture in più, rallentando, infine accogliendo con sollievo la notizia che la strage sull’asfalto era un po’ meno cruenta, gli incidenti meno esiziali (tranne che per le lamiere, dicono gli assicuratori), il clima complessivo un po’ più savio.
Ma ultimamente chi è spesso al volante deve prendere atto che la velocità media sta nuovamente aumentando. L’andamento dell’allarmeguida è tipicamente sussultorio. L’introduzione della patente a punti segnò un picco di attenzione, forse anche di riflessione. Questo picco sta declinando inesorabilmente, nonostante i punti in meno e l’esperienza (preziosa) in più, quella che ha statisticamente collegato, senza ombra di dubbio, la diminuzione della velocità, il rispetto delle norme e il calo dei morti.
Poiché la psicologia degli automobilisti italiani è quella che è, diciamo strutturalmente disinvolta, quasi incapace di assorbire una volta per tutte la coscienza del pericolo, vorrei però richiamare il lettore alla prima riga di questo articolo: là dove ho parlato della più importante autostrada italiana come di una camionale. Ciò che, di fatto, è. La più evidente anomalia del traffico nazionale è la percentuale esorbitante di mezzi pesanti. Guidare in Europa significa accorgersi che il numero dei camion è infinitamente inferiore, con conseguente sensazione di strade più grandi, rilassanti e sicure. Detto che la patente a punti è stata un’ottima idea, forse vale la pena di ricordare l’annosissima e grave disfunzione strutturale della circolazione stradale italiana: troppi, troppissimi camion, e un gracile sistema di trasporto ferroviario.
Sulle autostrade italiane pare spesso di sfilare a margine di una ferrovia virtuale, sorpassando veri e propri convogli su gomma, non sempre rettilinei nell’andamento, a volte barcollanti, minacciosi. Quanto questa presenza esorbitante del trasporto pesante incida sull’insicurezza, sul cattivo stato dell’asfalto, sulla complessiva tensione di chi guida (camionisti per primi), non è facile da quantificare. Ma è certo che guidare in Italia, al di là del deficit di sicurezza portato dalla cattiva condotta al volante, è più difficile, più rischioso che altrove anche per l’assurdo e perdurante utilizzo della rete stradale per il trasporto di merci che altrove viaggiano su rotaia.
Della riforma del codice della strada attuata da Lunardi si è parlato prevalentemente bene, anche sui giornali d’opposizione, a dimostrazione che non sempre il pregiudizio ideologico fa velo al giudizio di fatto. Ma è un giudizio di fatto, anche, notare sconsolatamente che la dannosissima forbice tra asfalto e rotaia non accenna a diminuire, men che meno sotto un governo (e un ministro) decisamente asfaltisti. Qualunque governo, non solo questo, merita qualche punto in meno sulla sua patente, finché non vorrà investire, e tanto, nel sistema ferroviario per sollevare l’asfalto dal peso micidiale che lo ingombra, giorno e notte, logorando i nervi di chi infila un’autostrada e si ritrova spesso in un imbuto di rimorchi.

MICHELE SERRA

Mercoledì, 17 Marzo 2004
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