UE: Ponte Stretto; Governi lo hanno rimesso nella lista | |
(ANSA)
- BRUXELLES - Il Ponte sullo stretto non è crollato per effetto del voto
di giovedì del Parlamento europeo, che lo ha cancellato dall’elenco delle
opere prioritarie. I governi dell’Unione hanno, infatti, deciso di rimetterlo
subito nella lista della rete transeuropea dei trasporti (Ten), pronti
a tentare una mediazione o affrontare un braccio di ferro con l’assemblea
di Strasburgo. La decisione, secondo quanto apprende l’Ansa da fonti della
presidenza di turno irlandese, è stata presa - appena 24 ore dopo il
voto degli eurodeputati - dal Coreper 1, il Comitato dei rappresentanti
permanenti, che comprende i numero due delle ambasciate preso le istituzioni
europee. Una consultazione a 25, quindi anche con la partecipazione dei
dieci stati membri che entreranno a far parte dell’Ue dal primo maggio
prossimo. I governi, con parere sostanzialmente unanime, hanno nell’occasione
scelto di non accogliere grosse modifiche alla lista delle 29 opere proposta
a suo tempo e, comunque, di non accettare tagli. La presidenza di turno
irlandese è stata formalmente incaricata di prendere contatto già lunedì
prossimo con il Parlamento europeo, che ha votato una relazione - redatta
dal conservatore britannico Philip Charles Bradbourn - che apporta diverse
variazioni al progetto preparato dalla Commissione e varato dai ministri
dei trasporti. La cancellazione del Ponte sullo stretto di Messina dalle
opere prioritarie non faceva parte della relazione ed è stata inserita
con l’approvazione di un emendamento proposto da Verdi, gruppo del Partito
socialista europeo (Pse) e sinistra. Dublino, secondo quanto si apprende,
comunicherà al relatore Bradbourn ed al presidente della commissione
trasporti dell’ Europarlamento che i governi sono pronti ad accogliere
solo piccole integrazioni alla lista ed ha il mandato di tentare di definire
un elenco concordato da presentare alla plenaria dell’Europarlamento del
22 aprile. I deputati europei che vogliono depennare il progetto del Ponte
hanno sostanzialmente due possibilità per ostacolare il suo reinserimento
tra le opere prioritarie: fare in modo che l’argomento non sia intanto
incluso nell’ordine del giorno o raccogliere una maggioranza qualificata
quando il provvedimento tornerà in aula. La seduta di aprile è l’ultima
prima dello scioglimento dell’assemblea di Strasburgo. Il 13 giugno si
terranno le elezioni - a quella data saranno già entrati i nuovi dieci
paesi - ed i parlamentari europei passeranno dagli attuali 626 a 732.
Commissione e Consiglio premono perchè il progetto sia varato prima,
per timore che a 25 sia rimesso tutto in discussione. Ma il Parlamento
europeo terrà ancora solo due sessioni prima di chiudere la legislatura,
una tra due settimane e l’altra a fine aprile. Entrambe hanno già un’agenda
molto affollata perchè deputati e gruppi ci tengono a concludere i progetti
avviati che, altrimenti, possono andare perduti. Anche perchè molti parlamentari
non si ripresenteranno o rischiano di non essere rieletti. Quindi i gruppi
che contestano la lista dei governi possono fare ostruzione per impedire
che sia messa in esame prima dello scioglimento. Nel caso che, invece,
il provvedimento torni in aula - trattandosi della seconda lettura - ci
vorrà la maggioranza qualificata, pari a 314 voti. Nella votazione di
giovedì l’emendamento contro il Ponte ha avuto 231 voti a favore, 198
contrari e 17 astenuti. Al blocco di coloro che contestano l’opera ne
occorrono pertanto almeno altri 83. Giovedì mancavano nell’aula 180 deputati,
ma con la legislatura agli sgoccioli le defezioni tendono a aumentare.
La procedura prevede che se passa l’elenco proposto da Commissione e Consiglio
il progetto va avanti, se resta il veto del Parlamento al Ponte ed i ministri
dei trasporti insistono per volerlo, si passa alla conciliazione, che
puo’ prendere da un minimo di sei ad un massimo di dodici settimane. Vale
a dire che se ne dovrà riparlare nella prossima legislatura.(ANSA). VS
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