Monopattini elettrici: cos’è l’effetto «catapulta» che provoca gravi lesioni
Se è vero che i monopattini elettrici possono essere una preziosa risorsa per la mobilità cittadina la prudenza è necessaria.Un’indagine sugli accessi al Pronto Soccorso dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano rivela che, nell’arco di un semestre, dei quasi 2 mila traumi da mezzi a due ruote, ben 280 (con 129 fratturati e 28 operati in urgenza) erano legati all’uso imprudente o inesperto di monopattini elettrici.
Perché è così facile farsi male alla guida di monopattini elettrici?
«Sono diversi i motivi, a partire dal meccanismo di caduta a “catapulta” in cui il conducente è sbalzato in avanti — premette Pietro Randelli, professore ordinario di ortopedia e traumatologia all’Università degli Studi di Milano e direttore del Comitato tecnico-scientifico dell’Asst Gaetano Pini-CTO di Milano —. Non solo, nella maggior parte dei casi chi si mette alla guida non ha alcuna esperienza tant’è che tre traumi su dieci si verificano al primo utilizzo. Altri fattori di rischio sono la velocità eccessiva e la guida in stato di ebrezza. Molti giovani usano infatti l’escamotage del monopattino elettrico per il ritorno a casa dopo aver bevuto qualche drink di troppo onde non rischiare il ritiro della patente alla guida dell’automobile»
Quali sono i traumi più comuni?
«Nella nostra indagine abbiamo visto che più della metà degli infortuni riguardava l’arto superiore, soprattutto mani e polsi, gomiti e spalle. Molto colpito però è stato anche il ginocchio, con traumi paragonabili a quelli dei calciatori professionisti: lesioni dei legamenti crociati, dei menischi e fratture del piatto tibiale, ovvero la parte più alta (prossimale) della tibia, l’osso lungo che, insieme al perone, costituisce lo scheletro della gamba.
Qual è il trattamento in caso di fratture?
In caso di fratture e lesioni legamentose in genere il trattamento è chirurgico. Si tratta quasi sempre di pazienti giovani per i quali è fondamentale “rimettere in sesto” il ginocchio nel miglior modo possibile. La frattura più tipica è stata quella del gomito, o meglio dei gomiti. È infatti frequente questo tipo di problematica che enfatizza la violenza dell’impatto a terra per l’arto superiore nella classica caduta a catapulta. In questi casi in genere si ingessano entrambi i gomiti e l’infortunato perde la sua autonomia anche per le attività più semplici. Inoltre i tempi di recupero sono lunghi: il gomito, dopo circa 45 giorni di immobilità per il gesso, si irrigidisce molto e servono tre, quattro mesi per riprendere una buona mobilità».
Che cosa si può fare per ridurre il rischio di caduta?
«Visto che i traumi legati all’uso del monopattino elettrico sono in aumento in tutte le casistiche internazionali, la prima cosa da fare dovrebbe essere quella di normare in maniera più adeguata l’uso di questi mezzi. Qualche provvedimento è già stato preso, per esempio, è stato ridotto il limite di velocità per i monopattini in sharing da 25 a 20 km/h. Altri accorgimenti utili per ridurre il rischio di incidenti e i loro effetti comprendono l’uso di protezioni per mani e polsi, un’educazione maggiore all’utilizzo del mezzo dopo “test drive” e tutorial, un attento controllo della velocità massima dei monopattini di proprietà nonché l’estensione dell’obbligatorietà del casco anche per i maggiorenni».
di Antonella Sparvoli
da corriere.it/salute