Contromano in autostrada, la safety car salva la vita
La natura di alcuni episodi particolarmente cruenti non deve mancare di far riflettere. Come l’incidente stradale del 26 giugno 2022 in cui un’auto ha percorso circa cinque chilometri contromano sull’autostrada A7 Milano-Genova, prima di scontrarsi con un altro veicolo (tra Gropello Cairoli e Casei Gerola, in provincia di Pavia), provocando quindi la morte di due persone e il ferimento di altre tre. Non è un fatto nuovo, come confermano i numeri qui raccolti. Ciò non rende meno automatiche alcune domande: com'è possibile entrare nel senso di marcia sbagliato in un’autostrada? Perché si è indotti in questo errore? Come si può evitare un pericolo così elevato e improvviso? La tecnologia può essere d’aiuto o piuttosto rivelarsi un'amica non sempre affidabile?
CONTROMANO IN AUTOSTRADA, I DATI
Osservare i numeri è sempre utile. La Polizia stradale (l’organo che ha competenza esclusiva sulle autostrade) ha cominciato a raccogliere sistematicamente dati sugli episodi di marcia contromano all'inizio del 2022, esaminando nello specifico la viabilità a carreggiate separate (distinguendola quindi dalla marcia contromano su strade ordinarie non divise da uno spartitraffico). Fino ad ora, aggiornamento al 26 giugno, sono stati registrati 53 casi di circolazione contromano, 47 dei quali in autostrada o tangenziale/raccordo, mentre 6 si sono verificati su viabilità non autostradale, quindi superstrade. Di questi 53, sono 12 gli episodi ad aver provocato un incidente, le cui conseguenze si misurano in 10 morti e 17 feriti.
LA SAFETY CAR PREVIENE TANTI INCIDENTI
Quindi un numero relativamente basso d’incidenti, tuttavia con enorme incidenza di gravità, data la tipologia catastrofica della violazione. Ci si potrebbe addirittura chiedere come mai gli incidenti non siano stati molti di più. Esistono procedure precise e abbastanza efficaci per limitare i danni, nei limiti di una circostanza che può diventare devastante da un momento all’altro. Nel momento in cui viene dato l’allarme ai numeri d’emergenza 112 o 113, la Polstrada invia le pattuglie a rallentare il traffico che viene a trovarsi sulla stessa carreggiata del veicolo che procede contromano: è la procedura diffusamente nota come safety car, così viene definita anche sui pannelli informativi che sovrastano le autostrade e nei messaggi diffusi via radio. Diminuendo la velocità generale del traffico, si concede più tempo alla pattuglia che dovrà intercettare il trasgressore prima che accada l’incidente.
GUIDA CONTROMANO: COME DIFENDERSI, I CONSIGLI DELLA POLIZIA STRADALE
Ma è possibile difendersi dal pericolo di scontrarsi con un veicolo che procede contromano in autostrada? Una risposta da affidare a chi opera professionalmente nel settore della circolazione stradale. Come Rosanna Ferranti, primo dirigente del servizio Polizia stradale che dipende dal ministero dell’Interno. “La sola difesa per le persone che circolano nel senso giusto di marcia – spiega la dottoressa Ferranti - è quella di essere informate il prima possibile, per poter immediatamente spostarsi sulla corsia più a destra. Evitando quindi di occupare la corsia di estrema sinistra, perché corrisponde a quella di destra per il conducente che ha erroneamente imboccato l’autostrada contromano”.
L’IDENTIKIT DEL TRASGRESSORE
E qui emerge un lato del fenomeno che potrebbe apparire sorprendente ma in realtà segue una linea razionale: nella maggior parte dei casi, chi entra contromano in autostrada non si rende conto di averlo fatto. Entrando sempre più nel dettaglio dei dati, si scopre che in 16 dei 53 casi analizzati il conducente trasgressore aveva più di 70 anni. “Questo può significare che non c’è molta abitudine nel muoversi su strade che hanno una certa complessità nell’essere utilizzate, quando invece la segnaletica dovrebbe richiamare al massimo l’attenzione di chi si trova al volante. Inoltre alcuni sono entrati contromano uscendo dalla parte sbagliata dell’area di servizio”. Distrazione, dunque. Poi c’è lo stato di alterazione: in altri 7 episodi il trasgressore era annebbiato da alcool o stupefacenti. Non sono invece state accertate distrazioni legate all’uso del telefono.
I SEGNALI CI SONO, VANNO GUARDATI
Una curiosità legittima potrebbe riguardare la segnaletica o anche il disegno delle rampe d’accesso. E se queste fossero alcune delle cause di questi gravi errori? La dottoressa Ferranti lo esclude: “Non è stata provata alcuna correlazione. L’ipotesi è stata oggetto di studio scientifico, relativamente al mondo autostradale, per capire se c’è necessità d’intervenire sulla segnaletica o sulla progettazione degli svincoli. Non essendoci correlazione, significa proprio che la causa vada cercata nella distrazione o disattenzione del conducente: egli percorre la corsia sbagliata senza avvedersene. Sempre sulle indicazioni, è allo studio del ministero alle Infrastrutture e Trasporti una segnaletica ulteriore, la stiamo sperimentando in alcune zone: una grande mano su fondo giallo che indica uno stop. Per rendere ancora più evidente quale sia la direzione giusta da prendere nello svincolo di entrata. Rimane il fatto che alcuni comportamenti sono legati al fatto di non essere alla guida con piena coscienza di se stessi, di quello che si sta facendo e di dove si stia andando. Basta un attimo per finire sulla carreggiata opposta ed entrare contromano”.
NAVIGATORE SATELLITARE, AMICO O NEMICO?
Il navigatore satellitare è uno strumento al quale ci affidiamo sempre più spesso. Troppo? La dottoressa Ferranti mette in luce un altro aspetto interessante che coinvolge il fenomeno dell’ingresso contromano: “Stiamo effettuando dei controlli per capire quanta parte di errore sia fondato su un’erronea lettura del dispositivo di navigazione. Quindi se il navigatore tragga in inganno o induca in errore il conducente oppure se sia da lui male interpretato: se, cioè, il guidatore creda di percorrere uno svincolo a senso unico, dove quindi sia indifferente usare la corsia di destra o quella di sinistra. Invece a sinistra ci sono i veicoli che stanno uscendo. Ma se chi guida non se ne rende conto perché, invece di guardare direttamente la segnaletica verticale o la linea continua, si affida al navigatore che magari non gli facilita il compito, rischia di entrare contromano”.
NAVIGARE e non essere pigri
“Dobbiamo renderci conto che il navigatore non è il Vangelo – prosegue il dirigente della Polstrada – Può servire per programmare il viaggio ma nel momento concreto si deve guardare l’arteria stradale che orienta il conducente in maniera corretta. Questa come regola generale. Anche perché il navigatore soffre del fatto che ci sia una connessione continua col sistema satellitare, quindi possono esserci dei ritardi. Soprattutto, in autostrada, viste le velocità con cui viene percorsa, bisogna entrarci con consapevolezza e non perché il navigatore dice di entrarci. Quindi si deve guardare la segnaletica. Forse, è la mia opinione, andrebbe ripresa tutta quella parte di formazione sulla segnaletica stradale che va a distinguere i colori dei semi-catarifrangenti laterali, i quali sono rossi o bianchi a seconda del senso di marcia. Le conoscenze acquisite quando si è conseguita la patente vanno diluendosi: si trasferisce la fiducia dalle proprie capacità a quelle del navigatore; non ci accorgiamo più dei segnali e degli stimoli esterni perché abbiamo il navigatore che ci accompagna”.
ASSISTENZA ALLA GUIDA: MANTENERE L’EQUILIBRIO
L’elemento tecnologico ci porta inevitabilmente a scrutare il futuro, partendo dai sistemi di assistenza avanzata alla guida. “Il presupposto di questi mezzi – puntualizza la dottoressa Ferranti – è che l’infrastruttura stradale sia dotata di sistemi intelleggibili. Ad esempio la linea continua costringerà il sistema elettronico a fare in modo che il veicolo non invada la corsia. Quindi sarà di aiuto. Però ogni volta che c’è un incremento di aiuto, si verifica anche una perdita di attenzione da parte dell’essere umano. Va sempre mantenuto il punto di equilibrio, perché anche i sistemi elettronici possono venir meno. Siamo noi al volante a dover sapere per primi cosa sia giusto e cosa invece sia sbagliato”.
GUIDA AUTONOMA: FUTURO SENZA DIMENTICARE LA PRUDENZA
E il punto d’arrivo, la guida autonoma: “L'orizzonte futuro è sicuramente giungere al quinto livello, dove il conducente non fa nulla per governare il veicolo. Ma i tempi non sono brevi e i costi non saranno alla portata di tutti. Da qui al quel traguardo ci sono sfumature che devono mantenerci attaccati a quello che conosciamo. Rispetto dei segnali e prudenza, il pensiero dedicato alla strada e a chi la sta usando insieme a noi. Prudenza significa anche sostenere un onere generalizzato, in cui la propria attenzione può sopperire alla mancanza di vigilanza altrui”.
IL CODICE DELLA STRADA: TUTTI HANNO OBBLIGHI
“Vorrei concludere ponendo l’attenzione sul Titolo V del Codice della strada, le norme di comportamento. Non viene mai usata la parola “diritto” – chiude Rosanna Ferranti – Nessuno ha più diritti di altri, tutti invece hanno obblighi. L’articolo 140, ad esempio, è un’affermazione di principio: “Gli utenti della strada devono comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale”. Significa che nessuno è proprietario della strada che sta percorrendo e potrebbe disinteressarsi di quello che gli accade intorno. Quando si sorpassa si deve tenere conto di chi c’è davanti e dietro, se può esserci un pericolo si deve rientrare. E nessun conducente è paladino della sicurezza stradale, altri sono deputati a questo”.
Contromano: la puntuale analisi corredata di consigli del Servizio Polizia Stradale. (ASAPS)