"Stavo
aspettando notizie di mio f iglio nel corridoio del reparto di Rianimazione,
all’ospedale di Borgo Trento e ho letto il manifesto di questo
convegno. Per questo sono venuto qui. Sono il comandante dei vigili
del fuoco di Torbole-Nago e Riva del Garda. Domenica ho raccolto mio
figlio gravemente ferito dopo un incidente. è volato fuori dall’auto
e un’altra macchina gli è passata sopra. Adesso Stefano,
che ha solo 24 anni, è gravissimo, con la schiena distrutta.
Ragazzi, sono venuto qui apposta a dirvelo. Non correte, usate la testa
quando siete in strada, in moto o in auto. Ci vuole niente a giocarsi
la vita o a rovinarsela per sempre". Una testimonianza imprevista
e commovente, che ha impietrito la platea e poi suscitato un caloroso
applauso quella di Sergio Galas, intervenuto ieri al convegno organizzato
dall’Aci nella sala convegni di Unicredit Banca d’Impresa
Spa, con il patrocinio del Comune, assessorato alle Politiche giovanili,
e de L’Arena. All’iniziativa hanno partecipato gli istituti
Campostrini, Ferraris, Fracastoro, Mondin, San Zeno e Seghetti.
Dopo i saluti del presidente Aci Giuseppe Arcaroli e dell’assessore
comunale Giancarlo Montagnoli, ha preso la parola il comandante della
polizia stradale Vincenzo Diaferia il quale ha sottolineato il tema
dell’"assurdità" delle morti sulla strada, inteso
come "qualcosa di contrario alla logica, al buon senso".
Il comandante Diaferia ha voluto lasciare subito spazio ai contributi
di due tecnici della polizia stradale, l’ispettore Andrea Scamperle,
responsabile dell’Ufficio infortunistica della Stradale, e l’assistente
Antonio Benedetti, che lavora nell’analogo ufficio della sottosezione
della polstrada di Verona sud. A turno hanno presentato filmati e foto,
tratti da incidenti reali, con vittime, evidenziando i motivi per cui
quegli episodi erano accaduti e come si sarebbero potuti evitare.
Subito dopo è stata la volta di Fase Tre, di cui è presidente
Margherita Pozzani, associazione di volontariato che segue le persone,
e in particolare i giovani, sopravvissuti a gravi incidenti della strada
e rimasti invalidi. Uno di questi giovani, Francesca, da anni è
una testimonial del gruppo e ha raccontato come la sua vita, da giovane
spensierata, che studiava e aveva il suo giro di amicizie, sia radicalmente
cambiata dopo l’incidente che le ha causato serie lesioni alla
schiena, costringendola a vivere su una sedia a rotelle: "Ero
andata a una cena con amici e mi trovavo come passeggera su un’auto.
Ci fu uno schianto e restai gravemente ferita. Dopo 55 giorni di coma
mi sono svegliata e mi sono trovata a vivere una vita diversa. I miei
vecchi amici li ho persi tutti, non ho potuto finire la scuola e non
posso più fare quello che facevo prima. Muoversi su una sedia
a rotelle vuol dire trovare ostacoli continui. Ragazzi, pensate a me,
qualche volta, quando guidate o siete per strada con i vostri amici".
L’avvocato Nicoletta Manzione, comandante della polizia municipale
ha centrato il suo intervento sul patentino per i motorini e la patente
a punti: "La gente percepisce queste innovazioni del codice, che
in Europa siamo stati tra gli ultimi ad adottare, come un fattore punitivo.
Invece si tratta di un importante incentivo alla sicurezza". E
ha elencato alcuni dati. Nel 2003 i vigili urbani hanno rilevato in
ambito urbano 2.389 incidenti che hanno coinvolto 4.379 veicoli. I feriti
sono stati 1.950, di cui 47 in prognosi riservata e i morti 27, per
un totale di 2.474 violazioni.
L’ingegnere Guido Sommella, comandante dei vigili del fuoco, ha
sviscerato il concetto di rischio, ricordando che uno degli obiettivi
del codice della strada è far diminuire il rischio, incidendo
sia sulla probabilità di fare incidenti che sulla gravità
degli eventi. E ha ribadito che il più subdolo dei pericoli è
l’eccesso di velocità, soprattutto quando è provocato
da alcol e stupefacenti. I lavori sono stati conclusi dal pilota di
rally Vanni Pasquali, che ha suggerito ai ragazzi in platea di scegliere
dove correre: "Se volete fare delle gare, scegliete dei circuiti
abilitati, con veicoli da guidare in piena sicurezza. Ma per strada
dar sfoggio di certe abilità è semplicemente assurdo e
pericoloso, per sé e per gli altri. E correre a tutti i costi
non è certo un segnale d’intelligenza".
di
Elena Cardinali