RICERCA
CHOC DELL’OSPEDALE NIGUARDA:
IN ITALIA 70MILA DISABILI, IL 50% DA INCIDENTI STRADALI. LE CURE IMPOSSIBILI AL SUD |
|
(ASAPS)
MILANO - 70mila italiani in carrozzella per il resto della loro
vita. Non è un tragico effetto della SARS o della febbre aviaria,
né il risultato della diffusione di una droga o di una guerra dichiarata.
è semmai il tragico bilancio stilato dai sanitari e volontari dell’ospedale
Niguarda di Milano, uno dei poli clinici all’avanguardia in Italia,
sulle conseguenze degli incidenti stradali. Sono loro che ogni giorno
della loro attività professionale o di volontariato si misurano
con ciò che resta spesso di poveri giovani, condannati all’ergastolo
della sedia a rotelle, quando va bene, o costretti ad un’esistenza
appesa al filo del respiratore artificiale. Ci venga consentita la pelle
d’oca: uno su due è vittima di incidenti stradali in auto,
in moto o pedonali. Nell’86% dei casi le vittime hanno tra i 10 e
i 40 anni. Ma c’è anche un flebile lamento che proviene dal
2% di questi politraumatizzati, all’anagrafe bambini o bambine con
meno di 10 anni, perlopiù investiti mentre camminano sulla strada.
Al risveglio dopo l’incidente per questi pazienti comincia una vita
diversa: dall’esistenza normale si ritrovano nell’handicap totale.
Ma non basta: al dramma si aggiunge la crudele differenza tra un para/tetraplegico
del nord ed uno del sud. Nell’Italia del G8 infatti, il centro di
recupero per i para e tetraplegici più a sud nello stivale è
quello di Perugia. Una sottile linea rossa tracciata nelle aule magne
dei convegni, per indicare che a mezzogiorno dell’Umbria, chiunque
incappi in una lesione midollare ha forti probabilità anche di
morire. Un problema correlato alla strage quotidiana che ogni giorno registriamo
sulla strada, ma per la quale si continua a non fare niente, come se fosse
impossibile intervenire. Esattamente quello che succede nelle lesioni
midollari, irreversibili sempre e per questo bisognose più di altre
patologie traumatiche di un’assistenza continua, anche di carattere
psicologico, sia per la cura che per il reinserimento nella società.
Un progetto tra la collaborazione dall’associazione Aus Niguarda e l’associazione
autoscuole Unasca Lombardia, con il patrocinio regione Lombardia tenterà
di arginare la tragedia: lo scopo è quello di garantire l’assistenza
successiva alla fase acuta, necessaria per garantire al paziente la massima
autonomia e un buon reinserimento in famiglia e sul lavoro, per la quale
oggi nessun ente prevede finanziamenti specifici. Ci sono infatti molti
soggetti che sopravvivono all’incidente ed alle fasi più critiche
della degenza ospedaliera, che poi muoiono per complicanze vescicali o
infettati da piaghe da decubito. Secondo la professoressa Tiziana Redaelli,
primario dell’Unità spinale unipolare del Riguarda, solo il
15% delle lesioni midollari sono causate da malattie. L’80% dei casi
è provocato invece da traumi violenti, di cui il 50% incidenti
stradali, il 20% incidenti sportivi, il 10% infortuni sul lavoro
e il 5% per ferite d’arma da fuoco. (ASAPS)
|