I
giovani e la strada
|
Nel periodo gennaio-giugno 2002 ho condotto una ricerca tra gli studenti delle scuole di Savignano sul Rubicone e il presente articolo costituisce un piccolo estratto della relazione finale (il lettore benevolo vorrà sorvolare sulle approssimazioni e le inevitabili mancanze che una breve sintesi di un elaborato di oltre 60 pagine comporta). Il Comune di Savignano sul Rubicone mi aveva affidato l’incarico di svolgere una "Ricerca sulla percezione del rischio da parte delle giovani generazioni" nell’ambito del "Progetto sicurezza stradale" che lo stesso comune aveva in atto. Ho così svolto una indagine nella mente delle giovani generazioni per vedere come queste percepiscono il problema "sicurezza stradale". Questo credo sia il punto di partenza da cui muoversi e su cui poi impiantare dei percorsi formativi mirati che tengano sì conto dell’apprendimento delle norme e dei regolamenti ma che, a maggior ragione, tengano conto del tipo di sensibilità che i giovani possiedono nei confronti del problema medesimo. Io credo infatti che per attuare una campagna efficace di prevenzione sia indispensabile cercare di rispondere a domande del tipo: "Perché questi giovani corrono?, perché non si curano del pericolo?, che tipo di rapporto hanno con l’automobile, con il motorino?, come valutano le proprie capacità di guida?, come si "rappresentano" i rischi che corrono quando guidano?, come considerano le conseguenze del loro comportamento sulla strada?" e così via. Il presente lavoro è nato quindi dalla esigenza di indagare le idee, i pensieri, le concezioni, le emozioni, i timori, in una parola l’atteggiamento che i giovani hanno nei riguardi della sicurezza stradale. Obiettivo della ricerca L’obiettivo
specifico della ricerca era quello di studiare l’atteggiamento nei
confronti della sicurezza stradale che possiede la popolazione scolastica
del Comune di Savignano sul Rubicone, a partire dalle scuole elementari
fino alle superiori. Metodologia e campione Per
studiare questi aspetti ho predisposto un questionario che contenesse
domande relative alle "dimensioni" che ho esposto più
sopra, quindi domande che si riferissero agli aspetti cognitivi, emotivo-affettivi,
autovalutativi e di attribuzione causale. Tali domande erano, salvo poche
eccezioni, a risposta chiusa e prevedevano un numero di risposte variabile
a seconda del tipo di domanda. Essendo la popolazione scolastica interessata
molto diversa per età - si partiva dal II° ciclo delle elementari
(8 anni) per arrivare all’ultimo anno delle superiori (19 anni) -
ho predisposto tre versioni del questionario e cioè una per le
scuole elementari, una per le medie, una per le superiori, in modo da
poter avere uno strumento agile ed adeguato allo sviluppo intellettivo
e psicologico di ciascun ragazzo. Il questionario era anonimo in modo
che ciascun ragazzo si sentisse libero di esprimere la propria opinione
senza alcun tipo di condizionamento. Il totale degli alunni interessati
e quindi l’universo di riferimento era di 1377 ragazzi:
Scuole elementari, composizione del campione che ha risposto al questionario:
Scuole medie, composizione del campione che ha risposto al questionario:
Scuole superiori, composizione del campione che ha risposto al questionario:
Alcune risposte significative
Prima
di vedere come sono apparse in sintesi le dimensioni dell’atteggiamento
che ci interessavano vediamo alcune tabelle relative ad alcune domande
che ritengo particolarmente significative.
La maggior parte degli incidenti stradali accade ...per la distrazione o l’incoscienza di qualcuno che non rispetta le regole (82 %), ...perché è destino che debbano accadere (6 %), ...per la nebbia o la pioggia (4 %).
Analizzando le risposte vediamo che i ragazzi sembrano ben accorti nei riguardi delle cause degli incidenti che ci sono sulla strada, con la consapevolezza che la maggior parte degli incidenti stradali accade...per la distrazione o l’incoscienza di qualcuno che non rispetta le regole. E questo va contro ai luoghi comuni così spesso inflazionati dai media che attribuiscono le cause degli incidenti alla nebbia, alla pioggia, al destino... •
Domanda 5 (scuole superiori)
Una bella auto sportiva è vista dal 33 % come un qualcosa che permette di distinguersi agli occhi degli altri, dal 29% come un mezzo per provare emozioni forti, dal 28 % come un mezzo che può essere pericoloso e dal 10 % come un mezzo per spostarsi velocemente.
Risultano
qui interessanti le differenze di risposta tra maschi e femmine:
•
Domanda 10 (scuole superiori)
Ben il 50% dei
rispondenti associa la parola "velocità" a "pericolo", mentre il 28% la
associa a "divertimento" e il 17% a "piacere".
Distribuzione percentuale a seconda della variabile sesso delle risposte alla domanda (10)
Come appare evidente le differenze sono molto significative: il 21% dei maschi di fronte al 3% delle femmine associa la parola velocità a "piacere"; l’1% dei maschi rispetto al 14 % delle femmine associa alla parola velocità il termine "paura"; il 31% dei maschi di fronte al 16% delle femmine associa a velocità il termine "divertimento"; infine la associazione velocità - pericolo è scelta dal 45% dei maschi a fronte del 65% delle femmine. Non v’è dubbio: le ragazze appaiono più timorose, più attente, più accorte dei maschi circa i pericoli sulla strada e molto meno inclini ad indugiare al piacere della velocità. Ma questa "velocità" viene vissuta in maniera piuttosto contraddittoria perché se la maggior parte dei rispondenti ritiene che correre è pericoloso e che gli incidenti accadono perché non si rispetta il codice stradale, le risposte alla domanda (21) vanno in un’altra direzione: •
Domanda 21 (scuole superiori)
Chi non può permettersi di andare alla velocità degli altri, anche quando gli altri stanno superando abbondantemente i limiti consentiti, si sente inferiore agli altri (50 %), si sente più sicuro (35 %), si sente sfortunato (13 %). Questa velocità è sì pericolosa ma chi non può andare veloce come gli altri - anche quando questi non rispettano i limiti - si sente inferiore agli altri!
Breve compendio dei risultati e considerazioni conclusive Vediamo ora sinteticamente come sono apparse nelle risposte dei ragazzi le dimensioni che ci interessavano. •
Dimensione cognitiva •
Dimensione emotivo-affettiva •
Attribuzione causale •
Aspetto autovalutativo *Sociologo, è Cultore di Psicologia sociale presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Urbino |