La legge sull’omicidio stradale? “Una minchiata stratosferica”
Rispondiamo brevemente a Marco Travaglio, dopo la sua esternazione a “otto e mezzo”
La fascia oraria televisiva che sta tra i tiggí e i talk-show di prima serata è, notoriamente, una delle più ascoltate. Per questo motivo la frase proferita ieri sera (8 novembre) dal direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio a “Otto e Mezzo” di Lilli Gruber, è rimbalzata in milioni di case, mandando di traverso una moltitudine ancora imprecisata di bocconi: la legge sull’omicidio stradale sarebbe una “minchiata stratosferica”, o qualcosa del genere.
Abbiamo dovuto riavvolgere il nastro e rivedere tutta la trasmissione dall’inizio, per cercare di capire meglio in quale contesto fosse nata l’esigenza del giornalista di bollare così negativamente una norma che secondo noi è di mera giustizia, che tanto abbiamo voluto e per la quale ci siamo così tanto impegnati.
Ci sembra che già altre volte (ma non sappiamo dire quando) Travaglio avesse manifestato un parere negativo sulla “nostra” legge, allineandosi - nei fatti - a posizioni altrettanto critiche espresse da quotidiani come Il Riformista o da altre associazioni di utenti e consumatori, ovviamente per ragioni del tutto diverse: per alcuni di questi si tratta di una norma meramente giacobina, giustizialista e incapace di produrre gli effetti desiderati (vale a dire una riduzione della mortalità stradale), mentre per Travaglio si tratterebbe sostanzialmente di una norma per distrarre le masse (questo ci sembra il senso) e che l’allora premier Matteo Renzi potrebbe aver usato con il preciso scopo di spostare l’attenzione dai veri problemi del Paese, creando un parallelismo con l’attuale decreto “anti rave” recentemente varato dal nuovo governo.
Ecco: sarà anche un’arma di distrazione di massa, ma vorremmo ricordare a Marco Travaglio che:
1. La legge sull’omicidio stradale è nata da un’iniziativa popolare promossa dall’associazione Lorenzo Guarnieri (AGL) di Firenze, affiancata da ASAPS e dall’associazione Gabriele Borgogni, alla quale aderirono oltre ottantamila persone;
2. Il percorso per la messa a punto dell’articolato e la sua approvazione è passato da cinque votazioni in Parlamento e due fiducie;
3. L’Italia conta ancora oggi 2.875 i morti in incidenti stradali (+20,0% rispetto all'anno precedente), 204.728 i feriti (+28,6%) e 151.875 incidenti stradali complessivi (+28,4%) e quindi non si può certo affermare che la violenza stradale non sia un problema per il nostro Paese. Lo dimostrano i più recenti tragici incidenti che hanno rimosso il silenzio su questo tragico versante.
Sappiamo bene che l’Italia ha un problema serio con la Giustizia: ci sono reati sanzionati in maniera abnorme ed altri in maniera risibile, offensiva per le vittime e per le parti civili.
Se vuole dirci, il direttore Travaglio, che condannare per esempio un conducente ubriaco con 3,3 g/l ritenuto colpevole di omicidio colposo (non ancora stradale, vittima il sovrintendente della Polizia Stradale Pierluigi Giovagnoli) “ad anni uno e mesi due” di reclusione, pena sospesa (nonostante le recidive) e ci riferiamo rispetto alle attuali previsioni di pena, era meglio, beh, possiamo anche capirlo ed accettiamo una diversità di opinioni (peraltro piuttosto condivise, lo sappiamo bene).
Ma il tono no. Lo riteniamo profondamente offensivo e ingiusto soprattutto per i familiari delle tante vittime della strada.
Giordano Biserni
Presidente ASAPS
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