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Notizie brevi 27/12/2022

Davide Rebellin, i campioni del ciclismo al funerale. Simoni: «Le stragi in strada vergogna di Stato»

Pozzato, Baldato, Bettini con i familiari dicono addio al campione ucciso da un tir. Il «collega» due volte vincitore del Giro: «È stato il miglior compagno e avversario»
La bara di Davide Rebellin nel duomo di Lonigo (Foto David Sarappa)

Commozione, e un sentimento di dolore che chiede giustizia. Perché non si può morire a 51 anni mentre fai la cosa che più nella vita ami fare: pedalare in sella a una bicicletta. Tanta gente, tantissima gente, è accorsa al Duomo di Lonigo (Vicenza) per l’ultimo saluto a Davide Rebellin, il campione di casa che il 30 novembre scorso ha perso la vita investito da un tir mentre si allenava sui pedali. Una comunità che si è stretta attorno a uno dei suoi figli, anima buona e umile, riservata e gentile, campione che vinceva in bicicletta e sapeva guadagnarsi la stima nel quotidiano. Tanti gli ex campioni venuti a rendergli omaggio, da Pippo Pozzato a Fabio Baldato, da Paolo Bettini a Alessandro Ballan, da Gianni Bugno a Claudio Chiappucci, fino a Marino Basso: presenti il ct della nazionale italiana Daniele Bennati e il presidente della Federciclismo Cordiano Dagnoni. Tutti lì riuniti per l’ultimo abbraccio a un uomo di poche parole e tanti gesti, ma pure un uomo che il destino più volte ha preso di mira, fino al più tragico degli epiloghi.

Il messaggio della famiglia: «Pedala per la tua ultima volata»
L’arrivo in chiesa della salma coperta da un cuscino di fiori bianchi, accompagnata da mamma Brigida, la moglie Françoise e i fratelli Simone, Stefano e Carlo, e parte un lungo applauso. Il sindaco di Lonigo, Pier Luigi Giacomello che parla di «due sentimenti che aleggiano contrastanti: uno di dolore e uno di rabbia che solo giustiziapuò mitigare. Perché chiinveste una persona e non la soccorre, non può restare impunito». Il sindaco ha poi ricordato Davide come «un uomo semplice, genuino, un uomo dal sorriso dolce, innamorato della sua terra» annunciando per primavera una giornata in ricordo di Davide alla presenza delle associazioni sportive e di tanti quei ragazzini che in lui vedevano un esempio». Giacomello ha quindi letto il toccante messaggio della famiglia Rebellin: «Davide sei nato luminoso e hai vissuto per illuminare i nostri cuori. Ora che sei diventato il nostro angelo proteggici con la tua luce. Rimarrai sempre in noi con il tuo splendore. Ciao Davide, pedala tranquillo per la tua ultima voltata: taglia il traguardo con le braccia alzate e il tuo sorriso. Il Cielo ti attende, l’amore ti accompagna».

Gilberto Simoni: «Miglior compagno e miglior avversario»
Chi ha preso la parola è stato quindi Gilberto Simoni, vincitore di due Giri d’Italia, che con Rebellin ha condiviso un lungo cammino; uno che non si è mai tirato indietro, meno che mai stavolta: «Tutti e due classe 1971, due settimane di differenza l’uno dall’altro: nel 1989 facemmo insieme il servizio militare. Io non ho parole per il dolore, ma ne ho per la rabbia. Lui è stato il miglior compagno di squadra ma anche il miglior avversario. Il primo a uscire ad allenarsi, l’ultimo a tornare. Il dolore è incolmabile, ma provo vergogna per uno Stato che non riesce a fermare questa strage sulle strade italiane. Quanti dovranno morire ancora? Chiediamo giustizia affinché queste cose non accadano più e la tua morte, Davide, sia di esempio a fermare questa strage». Parole dure, emerse dal profondo, che esprimono in maniera chiara e netta il pensiero comune di chi era in quella chiesa.

Il responsabile medico degli inizi: «Medaglia tolta ingiustamente»
Parole come quelle del dottor Lucio Cordioli, storico responsabile medico del Team Riboli, la squadra veronese dove Davide Rebellin è cresciuto: «Mai una mala parola, mai un’imprecazione contro un avversario. Avevi però anche avversari nascosti che volevano rubarti la tua anima onesta. Ti hanno strappato la medaglia olimpica ingiustamente, ora sento che te la vorrebbero restituire. Facciano quello che vogliono. Tu hai dimostrato che si può essere competitivi fino a 51 anni, noi cercheremo di onorare il ciclismo e la tua vita». Nella sua omelia don Matteo Nicoletti, vicario parrocchiale, ha parlato di «persone che riflettono una luce. Davide, una vita dedita al ciclismo vissuta con fede e dedizione, era luce con umiltà, impegno e sudore. Quella luce sia ora di esempio, Abbiamo bisogno di stelle che ci illuminino il cammino quando sulla terra sii fa buio».

Il giornalista Ormezzano: «Imprese, umiltà e sfortuna»
All’uscita dal Duomo, accompagnato da un lungo applauso, il feretro è stato portato al vicino cimitero di Madonna di Lonigo per la sepoltura. Alla mente salgono queste parole di Giampaolo Ormezzano, grande giornalista e fine cantore di storie di bicicletta: «Il ciclismo è la fatica più sporca addosso alla gente più pulita». Sembrano cucite su misura di Davide Rebellin, un campione che ricorderemo per le sue imprese, certo, ma più ancora per la sua umiltà e la sua sfortuna. Ora in bicicletta va su è giù dalle rigogliose valli dell’Eden, un posto dove in strada i ciclisti si divertono a pedalare spensierati. E non muoiono.

da corrieredelveneto.corriere.it

 

Martedì, 27 Dicembre 2022
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