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Notizie brevi 23/01/2004

LETTERE TRA AMICI MOTOCICLISTI (UNO PERO’ CON LA DIVISA) A PROPOSITO DI SICUREZZA SULLE STRADE

 
LETTERE TRA AMICI MOTOCICLISTI (UNO PERO’ CON LA DIVISA) A PROPOSITO DI SICUREZZA SULLE STRADE
Le lettere, si sa, sono una cosa personale, privata, ma negli ultimi anni quasi scomparse. Finiti nei musei pergamene, penne e calamai, chi scrive ancora lettere? Ironia a parte, tra tutti i difetti di Internet possibili e immaginabili intravediamo qualche pregio: tipo quello che ha favorito la ripresa delle corrispondenze, anche tra amici, che sempre più spesso lasciano il cellulare spento e si parlano dietro una poco romantica tastiera e si spediscono messaggi nella rete telematica. Riccardo Matesic, giornalista di Motociclismo e Motonline, è appunto un amico, con cui è frequente lo scambio di dati e opinioni. Alcuni giorni fa gli abbiamo spedito dati relativi alla sinistrosità mondiale. Si pone una questione e la discussione è questa che vi proponiamo.

"Grazie, ma ero stato alla conferenza dell’Aci e ho già passato la notizia (quella relativa alla sinistrosità mondiale, ndr.)

Piuttosto, sono incavolatissimo(e spaventato): in un mese due volte sono tornato a casa facendo la strada dietro a persone ubriache fradice (o drogate di brutto). Il primo mi ha fatto 4 km davanti guidando come in Inghilterra. All’inizio pensavo scherzasse visto che eravamo in rettilineo, poi ho visto che faceva anche le curve tenendo la sinistra. Non sapevo che fare. Fortunatamente erano le 2 del mattino e nessuno è sopraggiunto dall’altra parte. Poi a un incrocio ha girato.

Un altro di sera alle 20, pochi giorni fa, ha rischiato 3 frontali sullo stesso tratto dove avevo visto il primo.

Abito in campagna, sono stradine dove comunque si cammina forte (anche più di 100 km/h). Ma che faccio in quei casi? Se chiamo il 113 dal telefonino è difficile spiegare dove siamo. Dovrei trovare un poliziotto della zona che mi risponde, ma nel frattempo i chilometri corrono e magari quei tizi arrivano a casa.

C’è un modo per fermare dei deficienti di questo tipo?

"Ciao, Riccardo".
Questa è la mia risposta.

Riccardo, lo so.
Io, come ben sai, sono rimasto vittima di quella categoria. Chissà in quanti hanno visto quel deficiente spazzolare le curve con quella Virago prima che mi centrasse.
Anche a me è capitato di incrociare o seguire ciucchi o tossici e sono intervenuto tantissime volte fuori servizio per fermarli, ma la realtà è che c’è scarsa vigilanza fuori del recinto autostradale.
Questo, voi giornalisti, lo dovete dire con forza, a tutti, per convincere la massa che non tutti i berretti in pattuglia sono a caccia di patenti per il gusto di ritirarle, così come di carte di circolazione o di denari per lo Stato.
Lo sai anche tu che all’estero un ubriaco rischia la galera e che se recidivo non guiderà più?. Qui in Italia ci permettiamo il lusso di veder vanificato l’operato di una pattuglia che, per esempio, ha tolto la patente ad un ebbro al quale gliela restituirà un giudice di pace che in sentenza si giustifica dicendo che in fondo non ha causato alcun incidente. E’ vero che non ha causato alcun  incidente, ma gli articoli 186 o 187 del codice della strada (rispettivamente guida sotto l’effetto di alcol o stupefacenti) configurano ipotesi di reato di pericolo e non di danno. Apprezzeresti un poliziotto che non ritira la patente a un conducente che si fa contromano l’autostrada solo perché non uccide nessuno?
Perché a me, motociclista, dispiace non poter piegare in velocità sul Muraglione, ma preferisco sacrificare un po’ (e non tutta, diciamocelo francamente) di quella libertà alla sicurezza di non trovare pazzi criminali in giro.
Ovviamente c’è, in tutte le cose, un prezzo da pagare. Un esempio: anni fa, quando avevano sequestrato Soffiantini, Firenze venne cinta d’assedio da migliaia - e non scherzo - di poliziotti.
Sembrava di essere in guerra e c’era un check point ogni chilometro.
Bene: in quelle settimane non solo sparirono del tutto furti e rapine, ma sulle strade non morì nessuno.
Ora, da motociclista a motociclista: cosa preferisci?
Tornare a casa un  po’ più tardi e non aver fatto il tempo sul giro della Futa, oppure finire investito da uno che il tempo ha provato a farlo ma è finito su di te invece che su una via di fuga del circuito?
Credimi Riccardo, io sono convinto che due ruote è bello e con sommo dispiacere del mio presidente, che legge questa mia risposta per conoscenza, tornerò a solcare gli asfalti del mondo con il vento in faccia.
E  aborro tutti quei controlli in mimetizzazione imposti dai sindaci di Barberino del Mugello o di Scarperia (e di tanti altri comuni) che impostano la previsione di bilancio in funzione dei rullini autovelox scattati.
Ma da motociclista che adora la vita, la strada, il profumo del ricino (o del Castrol TTS, perché quando avevo il CR250... :-) io pretendo di avere qualcuno che vigili sulla mia incolumità, che controlli i documenti o le assicurazioni di chi (su 2, 4 o più ruote) circola attentando alla mia vita.
Da Sottufficiale in servizio di Polizia Stradale, anche se castrato ora dall’infermità impostami da quel deficiente, formo i miei uomini all’applicazione non rigida, ma severa - questo sì - della norma.
E pretendo questo, da loro, oltre che rettitudine assoluta.
L’unico modo di fermare quei deficienti è mettere le pattuglie della Polizia Stradale a tutela del territorio, a tutela della tua vita. Riccardo, tu ami la motocicletta. Hai il diritto di godertela, per tutta la vita.

Lamps
Lorenzo
Venerdì, 23 Gennaio 2004
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