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Incidenti pedoni 16/02/2023

Ucciso dal suv a Tor Bella Monaca, madre si prende la colpa ma alla guida c'era il figlio senza patente: il sospetto della Polizia Locale

Al volante dell'auto che ha travolto Emanuele Catananzi, 30 anni, sul marciapiedi, ci sarebbe stato il ragazzo, appena 18enne, sprovvisto anche del foglio rosa, e non la donna che al momento è accusata di omicidio stradale

Si sarebbe sostituita al figlio per salvarlo dall'accusa di aver investito e ucciso un pedone. C'è un giallo dietro la morte di Emmanuele Catananzi, il 29enne travolto e ucciso il 9 febbraio in via dell'Archeologia, a Tor Bella Monaca, mentre si trovava sul marciapiede. Alla guida del suv Bmw che ha investito il ragazzo non ci sarebbe stata la donna di 46 anni, ora accusata di omicidio stradale. Ma suo figlio 18enne, che non ha nemmeno il foglio rosa.

Per ora è si tratta solo di un'ipotesi investigativa, che è stata comunque presa in considerazione dai vigili urbani del VI gruppo, che in questi giorni hanno cercato di ricostruire la complessa dinamica della carambola mortale. Il suv, infatti, si sarebbe  schiantato contro quattro auto in sosta, investendo Catananzi e sbattendolo contro un albero. Ma non è chiaro perché chi era al volante abbia perso il controllo dell’auto in quel modo.

Anche la spiegazione fornita agli agenti dalla 46enne, negativa ai test tossicologici, sarebbe risultata confusa e contraddittoria. "Forse ho perso il controllo della mia macchina a causa di un'altra auto uscita all'improvviso da una traversa laterale". L'ipotesi, riportata dal Corriere della Sera, è che alla guida del veicolo, come si sospetta anche nel quartiere, non ci fosse lei, bensì suo figlio, un giovane di 18 anni, che era stato identificato anche nel corso dell'incidente.

Non è chiaro se la donna si trovasse nella stessa auto insieme al ragazzo o se si sia recata sul posto immediatamente dopo l'incidente. A fornire dettagli utili potranno essere i filmati delle telecamere di video sorveglianza del quartiere, ma anche i tabulati del giovane e di sua madre, i cui telefoni sono stati acquisiti dagli inquirenti. Dai messaggi o dalle telefonate si potrà capire se la donna è sopraggiunta in un secondo momento sul luogo dell'incidente.

da repubblica.it

Giovedì, 16 Febbraio 2023
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