di Davide Stroscio*
Si spengono le luci
Nella mia prima età, quando s’aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch’egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s’udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core
Giacomo Leopardi, da “La sera del dì di festa”
Oramai le feste natalizie sono finite, le luci colorate e intermittenti esposte fuori da balconi e finestre, o appese nei giardini, non vengono più accese. Qualcuno le ha già riposte in uno scatolone dove rimarranno fino al prossimo dicembre, altri ancora indugiano, forse per pigrizia e forse perché faticano a fare i conti con la fine della magia che quelle luci hanno portato per alcune settimane.
L’incantesimo del Natale, in fondo, consiste proprio nel riuscire per un breve periodo a coprire la consueta materialità delle cose con un manto luccicante e ricco di tepore che permette di illudersi, per qualche tempo, che ci sia qualcosa di più rispetto ai nessi causa effetto, come una sorta di garanzia di temporanea serenità, capace di proteggere da ogni male perché a Natale certe brutte cose non possono succedere...
da il Centauro n. 253
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