A metà di febbraio 2023 è sorta una polemica tra due associazioni dell’autotrasporto sulla Carta di Qualificazione del Conducente. Da una parte c’è la Fai di Bergamo, presieduta da Giuseppe Cristinelli, e dall’altra la sigla Ruote Libere, fondata dalla ex presidente (e poi uscita) della Fita Cna, Cinzia Franchini. La vicenda parte da un articolo di StradaFacendo (la rubrica sull’autotrasporto del canale televisivo TgCom 24, molto vicina alla Fai), che riporta le dichiarazioni di Cristinelli sull’esame per la Cqc.
Il presidente della Fai di Bergamo ha visto i quiz dell’esame, concludendo che “chi vuol fare il camionista è praticamente obbligato a rispondere a domande che avrebbero un senso se rivolte a un ingegnere aeronautico o un laureato in fisica, non certo a chi deve guidare un camion”. Quindi, Cristinelli ritiene che bisogna fermare la “macchina burocratica della Cqc che lascia migliaia di camion fermi sui piazzali per mancanza di nuovi autisti”.
Per farlo, Cristinelli invita il Governo italiano a chiedere all’Unione Europea di abolire la Cqc e riscrivere i contenuti e le modalità dei corsi di aggiornamento per gli autisti, che devono essere “semplici e mirati, con più pratica e meno teoria”. Il presidente della Fai sottolinea anche che conseguire la Cqc comporta un costo elevato. Insomma, “fermare tutto e ripartire da zero”.
Una posizione che sicuramente piace a molti imprenditori e autisti, ma che non è invece piaciuta a Cinzia Franchini, secondo cui la proposta di abolire la Cqc va verso “ una deregolamentazione selvaggia che consenta un ulteriore ingresso di manodopera a basso costo nel settore”. La presidente di Ruote Libere aggiunge che “la Fai siede da sempre ai vari tavoli dell'autotrasporto e ci chiediamo come sia possibile che in tutti questi anni non abbia vigilato sull'aggiornamento delle regole che normano la categoria: troppo comodo chiamarsi fuori per criticare, lanciare allarmi estemporanei e cercare consensi quando si è nella stanza dei bottoni da decenni”.
Ruote Libere “ condivide l'esigenza di sburocratizzare il settore”, ma ciò “non significa togliere ogni tipo di garanzia circa gli aspetti qualificanti della professione”. Per quanto riguarda la Cqc, spiega Franchini, “siamo favorevoli alla revisione dei modi per rinnovarla, magari con corsi di aggiornamento seri spalmati durante l'anno e non concentrati in una tre giorni quinquennale in aula spesso fine a se stessa”, però “la presenza di una Carta di qualificazione è una garanzia per tutti”.