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Comunicati stampa 03/02/2006

AGGRESSIONI ALLE DIVISE: IMPORTANTI I RISULTATI DEL SONDAGGIO PROMOSSO DALL’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA CON LA COLLABORAZIONE DELL’ASAPS. OLTRE 500 AGENTI HANNO RISPOSTO AL QUESTIONARIO.

Il 74% degli operatori cioè 3 su 4 sono stati aggrediti fisicamente, 1 su 2 è stato investito con un veicolo, 2 su 5 sono stati aggrediti con armi bianche, 1 su 10 con armi da fuoco. Un’aggressione su due avviene in stato di intossicazione alcolica dell’aggressore, in un caso su 3 l’aggressore è straniero, in uno su 10 è una persona con disturbi mentali.


  Il 74% degli uomini in divisa, operativi sulla strada, ha subito un’aggressione almeno una volta, nella propria carriera. Lo rivela una ricerca dell’Università di Bologna, la cui facoltà di Psicologia ha ideato insieme ad Asaps un questionario lanciato online sul sito internet dell’associazione (www.asaps.it) tra il 28 luglio ed il 15 settembre 2005, al quale hanno partecipato 517 operatori di delle varie forze dell’ordine che operano con qualsiasi divisa sulla strada.
Lo scopo della ricerca, ispiratasi all’attività di monitoraggio del fenomeno da parte dell’Asaps, che ha istituito un proprio osservatorio nel quale confluiscono per l’archiviazione episodi di violenza di questo tipo, dall’autoironico nome “sbirri pikkiati”, era quello di rilevare le caratteristiche delle aggressioni subite dagli appartenenti alle Forze dell’Ordine e di indagare le loro strategie di gestione del rischio di un’aggressione.
Si tratta di una ricerca molto importante, considerato che in Italia si è ancora molto lontani dall’aver creato procedure di analisi e di supporto per chi subisce – nel proprio servizio – stress di questo tipo.
L’analisi delle informazioni raccolte – effettuata dal professor Luca Pietrantoni, docente di Psicologia dell’Emergenza e degli Eventi Critici dell’Università di Bologna e dalla dottoressa Valentina Pericoli – ha consentito di acquisire una mole di dati davvero impressionante, che rivela aspetti finora solo intuiti dalle potenziali vittime e in larga parte ignorati dalla società.
I dati complessivi della ricerca e il contenuto saranno pubblicati sul prossimo numero de Il Centauro, la rivista ufficiale dell’Asaps in un articolo riepilogativo a cura degli autori.
L’età media dei partecipanti è risultata essere di 37 anni, costituita nel 93% da uomini: si tratta di veterani della strada, con un’anzianità media di servizio di 14 anni, tutta passata in compiti operativi.
Il 74% degli intervistati ha vissuto nella propria carriera “almeno un’aggressione” con calci e pugni, mentre il 79% dei partecipanti ha riferito di aver subito il danneggiamento di attrezzature (auto, arredi ed apparecchiature), durante il servizio sulle strade. Gravissima constatazione: il 53% degli agenti ha corso il rischio di essere investito da veicoli lanciati loro contro dai propri antagonisti, mentre il 42% è stato aggredito con armi improprie e “solo” l’11% ha dovuto fronteggiare persone con armi da fuoco.
Interessante anche il profilo dell’aggressore: spesso agisce in solitaria (65%), è in preda ad alcool e/o droga (52%), straniero nel 37% dei casi. Solo nel 10% dei casi esaminati si è avuto a che fare con persone psicolabili.
Quel che è certo è che dal questionario emerge il problema della gestione di queste esperienze, che lasciano il segno: il 70% degli sbirri pikkiati “ripensa alle aggressioni subite” e ben il 51% è toccata da disagio psicologico, soprattutto tra gli uomini, evidentemente più soggetti (vista la superiorità numerica rispetto alle donne in servizi esterni di vigilanza) a trovarsi davanti interlocutori violenti: sono le donne, però, ad avvertire il pericolo maggiore di essere aggredite nel corso del proprio lavoro.
In termini puramente numerici, si può dire che: 3 operatori su 4 sono stati aggrediti fisicamente, 1 su 2 è stato investito con un veicolo, 2 su 5 sono stati aggrediti con armi bianche, 1 su 10 con armi da fuoco. Un’aggressione su due avviene in stato di intossicazione alcolica dell’aggressore, in un caso su 3 l’aggressore è straniero, in uno su 10 è una persona con disturbi mentali.
Il lavoro svolto dall’Università di Bologna diviene un caposaldo in questo settore, che ha il merito di attirare l’attenzione su un dato inedito, mai considerato un problema sociale ma semplicemente una questione giudiziaria: “il poliziotto è lì per questo, è abituato e pronto a difendersi”. Le cose purtroppo non stanno così: gli uomini e le donne delle forze dell’ordine hanno paura di non essere apprezzati, di non potersi difendere, di misurarsi con persone fisicamente predominanti. Paure comuni a tutti.

Giordano Biserni
Presidente Asaps

Venerdì, 03 Febbraio 2006
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