Da Il Corriere della Sera.it Indagine di Asaps e università di Bologna La pattuglia è sulla strada, controlla il traffico, ferma gli automobilisti indisciplinati. E’ un fatto normale, non ci si dovrebbe meravigliare più di tanto. Anche perché chi sorpassa sulla linea continua, oppure in curva, chi viaggia sopra il limite di velocità non avrebbe di che protestare né per il verbale né per la multa. E poi gli agenti, suvvia, non sono mai arroganti. Anzi.... Lo scopo della ricerca, ispiratasi all’attività di monitoraggio del fenomeno da parte dell’Asaps, che ha istituito un proprio osservatorio nel quale confluiscono per l’archiviazione episodi di violenza di questo tipo, era quello di rilevare le caratteristiche delle aggressioni subite dagli appartenenti alle forze dell’ordine e di indagare le loro strategie di gestione del rischio di un’aggressione. L’analisi delle informazioni raccolte – effettuata dal professor Luca Pietrantoni, docente di Psicologia dell’Emergenza e degli Eventi Critici dell’Università di Bologna e dalla dottoressa Valentina Pericoli – ha consentito di acquisire una mole molto consistente di dati, che rivela aspetti finora solo intuiti dalle potenziali vittime e in larga parte ignorati dalla società. L’età media dei 517 partecipanti è risultata essere di 37 anni, costituita nel 93% da uomini: si tratta di veterani della strada, con un’anzianità media di servizio di 14 anni, tutta passata in compiti operativi. Il 74% degli intervistati ha vissuto nella propria carriera «almeno un’aggressione» con calci e pugni, mentre il 79% dei partecipanti ha riferito di aver subito il danneggiamento di attrezzature (auto, arredi ed apparecchiature), durante il servizio sulle strade. Gravissima constatazione: il 53% degli agenti ha corso il rischio di essere investito da veicoli lanciati loro contro dai propri antagonisti, mentre il 42% è stato aggredito con armi improprie e «solo» l’11% ha dovuto fronteggiare persone con armi da fuoco. Interessante anche il profilo dell’aggressore: spesso agisce in solitario (65%), è in preda ad alcool e/o droga (52%), straniero nel 37% dei casi. Solo nel 10% dei casi esaminati si è avuto a che fare con persone psicolabili. Quel che è certo è che dal questionario emerge il problema della gestione di queste esperienze, che lasciano il segno: il 70% degli sbirri pikkiati «ripensa alle aggressioni subite» e ben il 51% è toccata da disagio psicologico, soprattutto tra gli uomini, evidentemente più soggetti (vista la superiorità numerica rispetto alle donne in servizi esterni di vigilanza) a trovarsi davanti interlocutori violenti: sono le donne, però, ad avvertire il pericolo maggiore di essere aggredite nel corso del proprio lavoro. In termini puramente numerici, si può dire che: 3 operatori su 4 sono stati aggrediti fisicamente, 1 su 2 è stato investito con un veicolo, 2 su 5 sono stati aggrediti con armi bianche, 1 su 10 con armi da fuoco. Un’aggressione su due avviene in stato di intossicazione alcolica dell’aggressore, in un caso su 3 l’aggressore è straniero, in uno su 10 è una persona con disturbi mentali. «Il lavoro svolto dall’Università di Bologna - dice Giordano Biserni, presidente dell’Asaps - ha il merito di attirare l’attenzione su un dato inedito, mai considerato come problema sociale ma piuttosto come questione giudiziaria: il poliziotto è lì per questo, è abituato e pronto a difendersi. Le cose purtroppo non stanno così: gli uomini e le donne delle forze dell’ordine hanno paura di non essere apprezzati, di non potersi difendere, di misurarsi con persone fisicamente predominanti. Paure comuni a tutti». Nestore Morosini Polizia - TROPPI AGENTI AGGREDITI Il questionario, proposto fra luglio e settembre del 2005 a un campione di operatori delle varie Forze dell’ordine che lavora sulle strade, ha rivelato che i tre quarti dei partecipanti è stato oggetto di un "attacco con calci e pugni", mentre il 79% ha subito danni alle attrezzature (auto, apparecchiature, arredi); inoltre il 53% ha corso il rischio di essere investito da veicoli, il 42% è stato aggredito con armi improprie e l’11% ha dovuto fronteggiare persone munite di armi da fuoco. Interessante anche il profilo tracciato dell’aggressore-tipo: nel 65% dei casi agisce da solo, nel 52% è in preda di alcool e/o droga, nel 37% si tratta di stranieri, nel 10% di psicolabili. Esperienze come queste lasciano il segno: il 70% degli operatori "ripensa alle aggressioni subite", il 51% è "toccato da disagio psicologico". L’Asaps ha istituito un proprio osservatorio, che raccoglie episodi di questo tipo a fini statistici e di studio, chiamato, in maniera autoironica, "sbirri pikkiati". | |