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Notizie brevi 16/06/2023

“I rider sono dipendenti”. Stretta Ue sulla gig economy
da repubblica.it

Accordo tra i ministri del Lavoro per avere più tutele: basteranno tre criteri (su sette) per non essere più inquadrati come autonomi

ROMA - L'Europa fa un passo verso il riconoscimento dei diritti dei rider e degli altri lavoratori delle piattaforme digitali. Ieri i ministri del Lavoro dei 27 Paesi membri si sono accordati su una posizione comune da tenere sulla nuova direttiva Ue di settore, nelle trattative con la Commissione e il Parlamento. Un segnale politico importante, che spinge la norma sui "lavoretti" - diventati per molti occupazione a tutti gli effetti - verso un'approvazione definitiva entro il termine della legislatura europea, il prossimo anno.

Anche se il negoziato finale si annuncia acceso. L'intesa tra i governi infatti stabilisce che un lavoratore venga considerato dipendente, anziché autonomo, se la sua attività è sottoposta a tre criteri di "controllo e direzione", in una lista di sette. Mentre l'ipotesi approvata dal Parlamento a febbraio è più dura per le piattaforme, prevedendo che spetti a loro dimostrare che i lavoratori sono effettivamente autonomi.

Il punto di partenza della direttiva, presentata dalla Commissione a fine 2021, è la grande area grigia - in termini di diritti e tutele - creata dall'economia "on demand", dagli autisti di Uber ai fattorini di Deliveroo, dai lavoratori domestici ai professionisti a chiamata. Un settore che in Europa vede operare circa 500 piattaforme, il cui fatturato è cresciuto da 3 a 14 miliardi di euro in un quinquennio. E in cui, su 28 milioni di lavoratori, circa 5,5 sarebbero inquadrati come autonomi anche se in realtà sono a tutti gli effetti dipendenti, vedendosi negati diritti come salario minimo (dove esiste), ferie, malattia e contributi.

Il punto centrale è come definire la subordinazione, facendo uscire dall'area grigia i dipendenti "mascherati" ma permettendo agli autonomi per scelta di continuare ad esserlo. Nella proposta della Commissione erano necessari due di cinque criteri di "controllo" sul lavoratore, che nell'intesa di ieri tra i governi diventano tre su sette. Tra questi: un tetto massimo alla remunerazione, regole di aspetto o condotta, la supervisione della performance anche attraverso algoritmi. l'imposizione di orari di lavoro o l'impossibilità di rifiutare, senza penalizzazioni, i compiti assegnati.

Nel frattempo però il Parlamento ha alzato l'asticella, eliminando i criteri e rovesciando l'onere della prova: in pratica toccherebbe alle piattaforme provare che i lavoratori sono autonomi. Stringendo le viti anche su un secondo tema, quello degli algoritmi che smistano chiamate e ordini, regolando di fatto l'attività dei lavoratori. Il testo originario, sul cui solco il Consiglio si muove, prevede obblighi rafforzati di trasparenza. Il Parlamento propone invece che gli algoritmi siano oggetto di contrattazione tra piattaforme e sindacati.

Bisognerà trovare una quadra, non semplice. Anche perché da un lato le piattaforme spingono per ammorbidire, sostenendo che l'accordo di oggi porta maggiore chiarezza, ma ancora non traccia una linea netta tra subordinazione e lavoro autonomo; e dall'altro i sindacati chiedono di rafforzare, ritenendo che le deroghe nazionali introducano una pericolosa scappatoia. Intanto però l'accordo tra i governi, atteso da mesi, viene salutato da tutti come un passo importante, dal Commissario Ue al Lavoro Schmit alla ministra italiana Calderone, per arrivare allo stesso Parlamento: "Il dossier si è sbloccato, credo che un accordo si possa trovare entro la fine dell'anno", dice Elisabetta Gualmini del Pd, relatrice a Strasburgo.

Toccherà alla presidenza di turno spagnola provare a compiere l'iter prima della scadenza della legislatura europea, insieme all'altra direttiva bandiera in tema del lavoro, quella sul salario minimo. Proprio la Spagna, dove il governo progressista - ora atteso ad un incerto voto anticipato - ha trasformato con una pionieristica e discussa legge i rider in lavoratori dipendenti.

Quanto all'Italia, JustEat è l'unica azienda che ha deciso di assumere i rider, mentre le altre piattaforme di delivery applicano un contratto siglato con il solo sindacato Ugl, e smontato da una serie di sentenze che hanno riconosciuto a vari lavoratori la subordinazione. Tra piattaforme e sindacati confederali si è da poco aperto un tavolo, ancora agli inizi. L'approvazione della direttiva europea darebbe ulteriore forza alle rivendicazioni dei lavoratori. 

di Filippo Santelli
da repubblica.it

 

 

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Venerdì, 16 Giugno 2023
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