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News 14/02/2006

CONTRO QUESTI DELINQUENTI NOI NON POSSIAMO PIÙ NULLA. NON CI RESTA CHE MORIRE ?

LO SFOGO DI UNA DIVISA, DOPO L’ENNESIMA MORTE: CRISTIANO, CARABINIERE, UCCISO DA UN DELINQUENTE A SUA VOLTA IN SERVIZIO PERMANENTE EFFETTIVO PER IL CRIMINE, MA RIMESSO FUORI.

Protestano tutti, ora. Storcono il naso, si accendono le polemiche. Nessuno dice però che nell’arco di una legislatura piuttosto sanguinolenta, sul fronte dei recidivi, si è persa ancora una volta l’occasione di rimettere le cose in pari.

Eppure la discussione non è mancata: avevamo tutti sotto gli occhi le prodezze di Angelo Izzo, il massacratore del Circeo, che il 28 aprile 2004 è tornato ad uccidere ancora, proprio mentre era in semilibertà per un altro omicidio, quello del Circeo appunto. Avevano creduto che il suo recupero fosse davvero completo e lo hanno rimesso fuori: così ha potuto uccidere una donna di 48 anni e la figlia di 14, le ha chiuse in buste di plastica e le ha seppellite nel giardino di una villetta.

Non dimenticate Maurizio Minghella, serial killer di professione: nel 1978 viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di 4 donne, ma tra il 1999 e il 2001 ottiene la semilibertà. Tra il lavoro e il carcere ingannò il tempo uccidendo altre tre donne e per questo ha rimediato un altro ergastolo.

Ci interessano tanto i serial killer? Pare di sì, perché con tutta questa fiction pensiamo che ci siano solo in america. Sembrerà strano ma non è vero: pensate ad Antonio Mantovani, che qualche anno fa uccide una donna e viene condannato. Ottiene la semilibertà e lui che fa? Uccide: massacra nel 1997  Simona Carnevale, il cui corpo non è mai stato mai trovato, e Cesarina De Donato, bruciata viva nel letto della sua abitazione. Ergastolo confermato in corte d’assise nel 2001. Stiamo in campana perché i tempi sono maturi e potrebbe tornare presto in libertà.

Quasi tutte donne, le vittime di questi soggetti troppo frettolosamente giudicati pronti a tornare tra noi: ne sapeva qualcosa Chiara Clivio, 27 anni. È morta giovedì scorso a Verona, con un colpo sparatole in testa da un uomo che aveva amato e che la perseguitava dopo la fine di quell’amore. Un uomo, Antonio Palazzo, che ha atteso il parto della giovane per ucciderla e che ha pure cercato di togliersi la vita, senza riuscirci: volete sapere se aveva avuto problemi con la giustizia? Sì. Era in semilibertà per tentato omicidio di una ex fidanzata. Nessuno ha pensato a revocargliela, quella semilibertà, nonostante le denunce presentate dalla giovane uccisa.

Protestano tutti, ma nessuno pensa a cambiarla questa legge. Una legge che non si ritorce solo contro i tutori dell’ordine, ma contro tutta la nostra società.

Una società capace di stare incollata alla tv quando si parla di vecchi gialli insoluti, ma che non riesce a proteggersi da chi ha già individuato, da chi sta già dentro per delitti atroci e che puntualmente torna fuori. Libero di uccidere.

Pensiamo al Luciano Liboni, che uccise un carabiniere e seminò il panico in tutto il paese, ma anche alle centinaia di episodi analoghi che negli ultimi vent’anni hanno macchiato di sangue le cronache dei giornali. Gente che muore per un parcheggio, gente che uccide dopo aver già ucciso, che ruba dopo aver già rubato, che rapina, stupra, sbeffeggia una società incapace di difendersi.

Non vogliamo fare i giustizialisti: ci pare la verità pura e semplice.

Noi lo sappiamo cosa vuol dire: chi scrive arresta le stesse persone da 12 anni. Le mette dentro e le vede tornar fuori. Ogni tanto un cumulo di pena e poi altri sconti, permessi… Alcuni sembrano ragionieri, quando li arresti, e ti dicono esattamente il giorno che torneranno a darti filo da torcere.

Diventa come un film di Totò e Fabrizi, solo che Totò non fa linguacce e Fabrizi non si arrabbia ansimante.

Questi sparano. Circondano furgoni blindati e per 15 minuti li crivellano di proiettili da guerra, a volte usano razzi anticarro. Assaltano case isolate e le depredano come i pirati del 1600. A Bologna c’è la cosiddetta banda del bancomat: decine di specialisti che vanno dentro e poi tornano fuori e ricominciano il teatrino coi poliziotti e i carabinieri. Va avanti da dieci anni, forse più.

Puntualmente vengono arrestati, ma in flagranza difficilmente arrivano al processo. Escono e ricominciano daccapo. E noi lì, senza il becco d’un quattrino per investigare, con armi da fuoco con un solo caricatore, mentre loro hanno AK47 con migliaia di colpi, noi giubbotti antiproiettile vetusti e ormai inefficaci. Perfino le intercettazioni telefoniche, unico strumento investigativo realmente efficace, pare non resteranno a lungo disponibili.

Basta.

Diteci che volete fare e noi, come sempre ubbidiremo.



di Lorenzo Borselli

Martedì, 14 Febbraio 2006
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