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Articoli 18/03/2003

La cefalea

La cefalea


di Antonia Liaci*

La cefalea o mal di testa è un disturbo comune, ma in alcune forme associato ad invalidità. Numerosi fattori o eventi, anche banali e transitori, possono provocare cefalee occasionali; però, in molti casi il mal di testa si presenta così frequentemente ed in forma così violenta da essere di impedimento alle normali attività quotidiane. Circa il 40% delle donne ed il 20% degli uomini soffrono di queste cefalee ricorrenti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di forme primitive, non associate ad altre patologie. Esistono, poi, le cefalee conseguenti ad infezioni sistemiche o intracraniche, a tumori, a malattie di occhi, orecchie, naso, apparato dentario, a traumi cranici, a patologie del rachide cervicale e ad ipertensione arteriosa.
è importante, perciò, che il paziente sia sottoposto ad accurata valutazione diagnostica se la cefalea è insorta di recente in un’età superiore ai 40 anni. Tra le forme primitive, l’emicrania e la cefalea muscolo-tensiva o da stress si manifestano in età giovanile (nei primi 15 anni) con caratteristiche di familiarità; la cefalea a grappolo insorge, invece, senza caratteristiche di familiarità, tra i venti ed i cinquant’anni.
La cefalea tensiva è la forma più diffusa; circa il 30% della popolazione presenta crisi sporadiche, il 10% ne soffre in modo ricorrente (almeno una crisi per settimana), e il 2% in maniera continua (più di 15 giorni al mese). Il dolore è di intensità lieve o media e non impedisce la normale attività quotidiana; è descritto come un senso di costrizione, una morsa che stringe la testa ed interessa bilateralmente la regione nucale o fronto-temporale, allargandosi, poi, al resto del capo e al collo, fino alla muscolatura delle spalle; la pressione sui muscoli del capo e del collo è dolorosa.
L’emicrania si manifesta come un dolore pulsante ad una metà del capo, di intensità moderata o severa e di durata variabile dalle quattro alle ventiquattro ore. Colpisce soprattutto il sesso femminile, spesso in correlazione col flusso mestruale. Gli attacchi insorgono più frequentemente durante un periodo di stress o il relax dei giorni festivi (emicrania del weekend); possono scatenarli anche le intolleranze alimentari, il digiuno, l’esposizione al sole, la carenza di sonno, l’assunzione di estroprogestinici. Sono spesso presenti nausea, vomito, fono - e fotofobia, ed a volte transitori disturbi neurologici di preavviso (disturbi visivi, lampi di luce, formicolii), detti "aura emicranica".
La cefalea a grappolo è una forma rara, che colpisce in prevalenza il sesso maschile, con singoli accessi solitamente di breve durata (da 30 minuti a tre ore), che tendono a raggrupparsi in periodi dell’anno, definiti "grappoli", durante i quali si manifestano più volte al giorno, anche durante le ore notturne. Nella forma episodica ai grappoli si interpongono più o meno lunghi periodi di completo benessere, mentre nella forma cronica non ci sono periodi di remissione. Il dolore è molto violento, quasi sempre unilaterale; insorge in maniera acuta e cessa bruscamente. Colpisce la regione periorbitaria e temporale, ma può estendersi anche alla mascella e al collo, e si accompagna ad arrossamento della congiuntiva, lacrimazione, ostruzione nasale e rinorrea, sudorazione, edema palpebrale, stati di agitazione, aggressività, fino ad intenti di suicidio.
La nevralgia del trigemino interessa le regioni mandibolare, oftalmica o mascellare. Il dolore è in genere unilaterale, molto intenso, a crisi parossistiche, e può essere scatenato da stimoli lievi quali il semplice sfioramento di alcuni punti sulla cute detti "punti grilletto". Raramente la sua remissione avviene in modo naturale, ma con il tempo tende a peggiorare e non risponde ai comuni analgesici; perciò, oltre a potenti presidi farmacologici, a volte bisogna ricorrere ad infiltrazioni periferiche per desensibilizzare il nervo, o alla chirurgia di resezione. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi la cefalea è espressione di tensione nervosa o stanchezza, e non richiede particolari terapie, se non l’assunzione di blandi analgesici (aspirina, paracetamolo, ibuprofene, caffeina ecc.) e il riposo. Molto spesso i cambiamenti di ambiente e di abitudini di vita, l’eliminazione di cause di irritazione o di stress e di alcuni cibi (es.: alcool, cioccolato, formaggi stagionati, vino rosso), e il recupero dei normali ritmi sonno-veglia sono sufficienti ad evitare il ripresentarsi del disturbo. Anche la correzione di posture sbagliate, comunemente assunte durante le attività quotidiane, può apportare evidenti benefici. Il cosiddetto "cerchio alla testa", sinonimo di cefalea tensiva, è, infatti, frequentemente provocato da una posizione scorretta del corpo, che causa eccessiva tensione dei muscoli del capo e del collo. Questo accade, ad esempio, quando si guida tenendo il corpo proteso verso il volante, o quando si lavora per lungo tempo alla scrivania con la testa reclinata in avanti per leggere o scrivere. Così, per evitare il mal di testa legato allo stress in automobile, basta correggere la posizione di guida, tenendo la schiena appoggiata al sedile; mentre alla scrivania è opportuno usare una sedia ergonomica, tenere la schiena diritta e gli avambracci appoggiati sul tavolo, e sciogliere almeno ogni due ore i muscoli delle spalle. Nelle forme più gravi di cefalea, resistenti alle comuni terapie, e come profilassi nelle forme croniche, è necessario ricorrere a farmaci potenti (oppiacei, antidepressivi, ergotamininici, neurolettici, antiserotoninergici, beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiepilettici), che devono essere utilizzati sotto stretto controllo medico per le numerose controindicazioni ed i rilevanti effetti collaterali.


* Medico Capo della Polizia di Stato Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa



di Antonia Liaci

da "Il Centauro" n. 74
Martedì, 18 Marzo 2003
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