(AGI) - Ferrara, 14 feb. - Una folla commossa ha dato l’estremo saluto, oggi pomeriggio, nel Duomo di Ferrara, al vicebrigadiere dei carabinieri Cristiano Scantamburlo, ucciso all’alba di domenica a Lido delle Nazioni da un carcerato, Antonio Dorio, evaso dopo un permesso premio concesso da un magistrato del tribunale di sorveglianza di Bologna. Lo stesso Dorio e’ stato poi ucciso a sua volta sull’auto sottratta ai carabinieri, con la quale tentava la fuga, da un collega della vittima, che ha risposto al fuoco. "Anche qui queste cose accadono", e’ stato il commento amaro dell’Arcivescovo Bagnasco, che ha celebrato la cerimonia funebre di fonte a una comunita’ ancora sbigottita per quanto accaduto. Alla cerimonia,con le massime autorita’ locali, hanno preso parte tra gli altri il Comandante dei carabinieri generale Luciano Gottardo, i sottosegretari Berselli e Dali’, il presidente della Commissione Difesa della Camera Luigi Ramponi ma anche tanta gente comune. Alla fine della cerimonia la fidanzata del carabiniere ucciso, Erica, al momento di abbracciare la bara per un ultimo saluto, si e’ sentita male. Intanto, si e’ appreso che sono state scarcerate due delle tre persone fermate all’alba di domenica in compagnia dell’omicida Antonio Dorio: il magistrato ferrarese ha giudicato credibili le versioni dei due - Gaetano Farinelli e Marco Tieghi, di 29 e 35 anni, entrambi di Comacchio - su come si sarebbe svolti i fatti domenica. I due giovani avrebbero spiegato, in un interrogatorio fiume, di aver incontrato Dorio in discoteca, dicendo di nnon essere stati a conoscenza del fatto che fosse un evaso armato e con un auto rubata, e di essersi fatti dare un passaggio solo per andare in un locale a bere una birra di fine serata. Resta invece in carcere, in attesa dell’udienza di convalida slittata a domani, il terzo arrestato, Paolo Bui, un ex poliziotto con precedenti, che e’ risultato essere in compagnia di Dorio fino alle 19 di sabato sera e la a cui versione e’ in fase di verifiche. Gli inquirenti proseguono infine negli accertamenti sulle modalita’ dell’accaduto. A quanto sembra, l’assassino, benche’ ammanettato con le mani dietro la schiena, sarebbe riuscito grazie anche alla sua statura a passare le mani sotto le gambe portandole davanti; quindi avrebbe tirato fuori da uno stivaletto la pistola con la quale ha sparato al vicebrigadiere, ferendolo a morte, prima di impossessarsi della gazzella per tentare la fuga. (AGI)
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