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Rassegna stampa alcool e guida del 16 febbraio 2006


VIVIMILANO.IT

A Milano 40 mila donne a rischio alcol
Indagine Eurisko. Più esposte le giovani e le manager in carriera. «Bevono contro depressione e stress»

Che le casalinghe siano a rischio per consumi smodati di alcol non è una novità. In città sono settemila le persone che rientrano in questa categoria. Ma nella ricerca condotta da Eurisko e Comune spicca un altro dato, che rappresenta in qualche modo il segno del cambiamento dei tempi e delle abitudini sociali: l’abuso di alcolici è sempre più legato a filo doppio anche alle donne in carriera, a quella élite socio- culturale compresa tra i 45 e i 54 anni, vittima dello stress più che della solitudine o della depressione. Risultano 39 mila, a Milano, le bevitrici a rischio in questo ambito, di cui circa 13 mila «a rischio forte». E c’è un altro segmento per il quale la statistica suona l’allarme rosso in relazione ai consumi di alcol: è quello delle giovanissime, le teen-agers per lo più stregate dall’happy hour. In generale, ultimamente, sono più le donne (il cui numero è in aumento) a preoccupare per gli abusi di vino, birra, aperitivi, liquori dolci con una particolare passione per il limoncello. Le motivazioni sono diverse: bevono per tirarsi su, per sostenere un pesante carico professionale o familiare, per aggirare un sentimento di scarsa autostima, per stare al passo con gli amici e i colleghi. Considerando uomini e donne insieme, i bevitori «a rischio» a Milano sono 280 mila, di cui 78 mila a «rischio forte». Sono 21 mila, invece, i giovani che consumano alcol, potenzialmente soggetti al rischio dello «sballo di gruppo». «I motivi per cui si beve sono diversi e forse il più comune è l’inconsapevolezza rispetto al pericolo — argomenta l’assessore alle Politiche sociali Tiziana Maiolo — ma il risultato è che l’allarme è molto serio». Ecco perché l’amministrazione ha stanziato 100 mila euro per una campagna contro gli abusi di alcol rivolta soprattutto alla popolazione femminile. Oltre a cartelloni, spot e locandine di sensibilizzazione è previsto un progetto per le scuole, con incontri con gli studenti e uno spettacolo allo Smeraldo, il 25 febbraio, intitolato «Shaker». Accanto ai dati sulla popolazione a rischio ci sono quelli di chi è già in cura: 750 persone tra donne e uomini si sono rivolte ai Noa (nuclei di alcologia) che fanno capo all’Asl. «L’abuso di alcol è un fenomeno in crescita nella popolazione femminile — conferma Alfonso Sferlazza, psichiatra al Cad, centro per la dipendenza —. Si registra un’androginizzazione delle donne, che assumono cliché che prima erano prerogativa maschile, un po’ come è successo con il fumo. Ma il problema è che le donne, a parità di peso e di condizioni fisiche, hanno conseguenze più negative». In altre parole, l’organismo è più vulnerabile, a causa delle diverse modalità di assorbimento gastrico dell’alcol. E Sferlazza segnala che circa il 68 per cento delle donne fa uso di alcol. Particolarmente dannoso, precisano gli esperti, è bere fuori dai pasti. E’ poi importante non superare le dosi massime giornaliere consigliate dall’Oms, oltre le quali ci si espone al rischio alcol: per le donne si tratta di un bicchiere e mezzo di vino, quasi il doppio per gli uomini. E una cosa la Maiolo vuole assolutamente ricordare: «Di dipendenza da alcol si muore più che di eroina».

Rossella Verga


IL GIORNALE.IT

Istruite e in carriera Sempre più donne a rischio alcolismo

Di Marta Bravi

Ore 19, il suono del computer che viene spento, una donna sui quaranta in tailleur esce dalla porta dell’ufficio direzionale. Mezz’ora rosicata per prendere un aperitivo con i colleghi e poi di corsa a casa dai bambini. Una scena che si ripete a Milano sempre più spesso e che coinvolge, in maniera preoccupante, un numero crescente di donne. In particolare donne tra i 40 e i 55 anni, appartenenti a una classe sociale alta, che ricoprono ruoli dirigenziali e di rilievo, oltre a quelli tradizionali di mamme e mogli. Sono 39mila in totale le bevitrici a rischio in città, di cui 13mila considerate a rischio forte. Ed è a loro che si rivolge la campagna stampa di prevenzione, presentata ieri dall’assessore comunale alle Politiche Sociali, Tiziana Maiolo. A giorni, città e metropolitana saranno tappezzate con 1500 manifesti che raffigurano una donna con un cocktail in mano, sopra lo slogan «Tra uso e abuso c’è di mezzo un bicchiere». «L’alcol nella nostra società - ha commentato l’assessore - non è considerato, a differenza della droga, un tabù. Eppure ci sono più morti per alcolismo che per eroina. Le donne, poi, sono particolarmente a rischio per i nuovi modelli di comportamento sociale imposti e per il fatto che l’organismo femminile è meno resistente al consumo». L’Organizzazione Mondiale per la sanità, infatti, indica come dosi consigliate un bicchiere e mezzo di vino al giorno per gli uomini (25 grammi di alcol) e di un bicchiere per le donne (pari a 15 grammi di alcol).

C’è da dire che a seconda dell’età e della classe sociale il bicchiere assume un valore differente: per le donne in carriera, strette nella morsa della competizione con i colleghi e la famiglia «da mandare avanti», l’aperitivo costituisce una pausa di relax. «La progressiva androginizzazione dei comportamenti femminili - spiega Alfonso Sferlazza del Consultorio per alcol e droga - porta a una crescente imitazione di figure un tempo tipicamente maschili. Il consumo e l’abuso di alcol fanno evidentemente parte di questo fenomeno».

Al di là dello stereotipo, casalinghe, disoccupate, vedove, single bevono, in solitudine, per trovare il coraggio di sopravvivere alle difficoltà quotidiane: sono in tutto 7mila bevitrici a rischio, di cui 2mila a rischio forte.

Ancora diverso è il rapporto con l’alcol per le giovanissime e le giovani, una fascia che va tra i 15 e i 29 anni: 21mila consumatori a Milano, tra maschi e femmine. Il dato, questa volta, non distingue tra sessi perché a questa età il bere costituisce un momento di aggregazione, che si concentra soprattutto nel week end. Happy hour, discoteche, pub, ogni momento è buono per bere, soprattutto quando si tratta di farsi notare, di sentirsi alla pari con i compagni ed emancipate. Gli adolescenti bevono per ubriacarsi e per aumentare l’effetto di altre sostanze, tanto che si parla di «consumo da sballo». Per sensibilizzare i giovani al problema il Comune ha previsto anche incontri in 11 istituti superiori e lo spettacolo «Shaker», che andrà in scena sabato alle 10,30 al teatro Smeraldo.


IL GIORNALE.IT

«Per loro è più facile diventare schiave del bere»

- di Redazione -

«La situazione si è invertita rispetto ai primi anni ’90 - dice Carlo Mencacci, psichiatra e direttore del dipartimento di Psichiatria dell’ospedale Fatebenefratelli - quando l’alcolismo era un fenomeno che non riguardava quasi le donne, coinvolgendo solo l’uno per cento della popolazione femminile europea».

Sono comunque molteplici, come spiega Mencacci, i fattori che influenzano la tendenza all’alcolismo: di natura ambientale, genetica, di genere e caratteriale.

«Nella donna, per esempio - continua lo psichiatra - il consumo di alcol avviene più tardi rispetto al maschio, che comincia a 15 anni, ma presenta un’evoluzione più rapida che fa parlare di “sviluppo telescopico”. Per quanto riguarda l’aspetto biologico, il sesso femminile è più “intollerante”. Il processo di metabolizzazione dell’alcol, infatti, avviene più lentamente a causa di una diversa disponibilità dei due enzimi preposti all’ossidazione dell’acetato, l’alcoldeidrogenasi (Adh) e l’aldeidedeidrogenasi (Aldh)».

Correlata al processo chimico di metabolizzazione è la maggiore frequenza della dipendenza nel sesso femminile. «L’alcol - spiega Mencacci - interferisce maggiormente con il sistema neurotrasmettitoriale, in particolare con la dopamina e con la serotonina, neurotrasmettitori che inducono i fenomeni di dipendenze, rendendo automaticamente la donna più dipendente». Lo stress poi mette in moto meccanismi di ansia, cui le donne sono più soggette: «All’inizio - continua lo psichiatra - il ricorso al bicchiere si motiva con il benefico effetto sedativo e ansiolitico che sortisce. Con il tempo e l’abuso, l’alcol provoca un effetto eccitante sul sistema nervoso, provocando disturbi del sonno e dell’umore, stati di ansia generalizzata, che possono sfociare pericolosamente in patologie più gravi.


ALCOLISMO

Il ’’bere sociale’’ delle milanesi. Professioniste in carriera, teenageer spensierate e casalinghe sole: sono 39mila le bevitrici ’’a rischio’’. A loro è dedicata la nuova campagna di prevenzione del Comune

Il manifesto della campagna di informazione contro l’abuso di alcol

MILANO - Professioniste in carriera, teenageer spensierate e casalinghe sole: nella sola Milano si stima siano 39mila le bevitrici "a rischio". A loro è dedicata la nuova campagna di prevenzione dell’abuso di alcol del Comune di Milano, presentata questa mattina a Palazzo Marino e realizzata con un impegno finanziario di 50mila euro. "Il consumo di alcol tra le donne è una tendenza in aumento-dice Alfonso Sferlazza, psichiatra e alcologo-. Siamo passati dal bere solitario del passato, tipico delle casalinghe frustrate, al bere ’sociale’ di oggi, tipico delle donne più giovani e delle professioniste in carriera". In particolare, gli aggiornamenti di una ricerca sul consumo di alcol condotta dall’Eurisko nel 2004 (vedi lancio del 22 dicembre 2004; ndr) evidenziando che sono 13mila (su 39mila) le milanesi in carriera esposte a "forte" rischio di abuso di alcol, a cui vanno aggiunte 2mila casalinghe, anch’esse esposte a forte rischio di dipendenza, sulle 7mila considerate a rischio. A queste categorie vanno aggiunte le ragazze che fanno parte dei 21mila giovani milanesi che bevono nei momenti di socializzazione e aggregazione nei pub e nelle discoteche.

"Il consumo di alcol non è un tabù nella società italiana e in generale nei Paesi mediterranei -ha detto Tiziana Maiolo, assessore alle politiche sociali del Comune di Milano-. In quasi tutte le regioni ci sono produttori di vino e c’è una cultura per cui anche chi si ubriaca viene guardato con compassione e con un sorriso. Come già fatto per l’Aids, anche per l’alcol la nostra campagna di comunicazione è indirizzata alle donne, in questo caso per motivi anche scientifici: le donne assorbono le sostanze alcoliche in modo diverso rispetto agli uomini". Secondo l’Istituto superiore di sanità e l’Oms, infatti, le dose massime giornaliere di alcol consigliate sono di 25 grammi per gli uomini e 15 per le donne, paria a un bicchiere e mezzo di vino a 12 gradi, ad una lattina di birra o ad un bicchierino di superalcolico a 40 gradi.

Sul fronte della prevenzione il Comune di Milano è direttamente impegnato anche con le scuole: sabato 25 febbraio, a parire dalle 10.30, circa 1200 studenti di 20 scuole superiori di Milano sono stati invitati al teatro Smeraldo per assistere a ’Shaker’, spettacolo realizzato in collaborazione con Comunità Nuova, Ala Milano Onlus e la cooperativa teatrale Danny Rose, che si esibirà in una produzione multimediale di sensibilizzazione sul tema dell’alcol. Palazzo Marino prosegue il suo impegno anche con il progetto MilaNO Alcol, attività e serate di sensibilizzazione nei Consigli di zona organizzate con le Unità operative di alcologia dell’Asl Città di Milano e con il privato sociale. (ar)


IL GIORNALE DI VICENZA

“Care job”. Un’indagine finanziata da Regione, Provincia, quattro Ser.T e altri enti
Lavoro, genitori e... rischio droga

Una ricerca: più vittime tra chi è rimasto con mamma e papà
«Chi vive da solo tende ad essere più responsabile Chi è ancora a casa consuma tutti i soldi»

di Cristiano Carli

Un buon sistema per stare lontani da alcol e droga? Salutare mamma e papà e andare a vivere da soli.
Da una recente ricerca compiuta fra i giovani apprendisti di Vicenza e Provincia, risulta infatti che chi vive ancora con i genitori tende ad avere più dimestichezza con ambienti o situazioni in cui si consumano sostanze stupefacenti.
Al liceo Brocchi di Bassano sono stati presentati i dati rilevati tramite 480 questionari distribuiti fra la popolazione lavoratrice di età compresa fra i 18 e i 24 anni. Una ricerca promossa nell’ambito del progetto “Care Job”, finanziato dalla Regione e portato avanti da sette anni, con la collaborazione della Provincia di Vicenza, da una “rete” costituita dal Centro vicentino di solidarietà, Il Borgo onlus, Nuova vita, i Ser.T delle Ulss di Vicenza, Bassano, Thiene e Montecchio Maggiore, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, volto alla conoscenza e alla prevenzione delle dipendenze sul posto di lavoro. «Una fascia di popolazione, quella dei giovani lavoratori - spiega Emanuele Goldin, di Nuova vita - che finora era sfuggita ai tradizionali programmi di prevenzione che si svolgono solitamente alle scuole superiori».

Un’azione che si è mossa su due versanti, quella di Care Job: da un lato la formazione di 24 “delegati sociali”, rappresentanti sindacali opportunamente preparati a rilevare situazioni di disagio e rischio di dipendenze sui luoghi di lavoro; dall’altro, il questionario per sondare abitudini e stili di vita di chi sta lavorando con contratto di apprendistato. Le domande rivolte agli apprendisti (per la maggior parte impiegati nel settore manifatturiero) non erano incentrate sull’uso personale di alcol o droga, bensì sulla personale conoscenza di persone che lo fanno. Una domanda “di riflesso” dunque, per capire appunto stili di vita e frequentazioni.

Ebbene, in estrema sintesi, la conoscenza di soggetti che fanno uso di sostanze (legali come alcol e popper, illegali sia leggere che pesanti) tende a crescere fra i maschi, fra i più giovani, fra i diplomati alle professionali e, appunto, fra chi vive con i genitori. «I giovani amano il rischio - spiega il professor Terenzio Fava dell’Università di Padova, che ha curato la ricerca assieme a Monica Cominato dell’ufficio statistica della Provincia di Vicenza - purché sia un rischio limitato e soprattutto reversibile. I genitori rappresentano una sorta di “paracadute”. Chi invece vive da solo tende ad assumersi maggiormente le proprie responsabilità e a destinare il guadagno più al risparmio che al consumo».

Il 27% dei giovani lavoratori - dato questo da non sottovalutare - si “brucia” infatti più di 50 euro nel solo week end. La ricerca non dice come li spendano nel dettaglio, ma rivela che chi è più spendaccione - in particolare se spende i soldi in luoghi specifici, come la discoteca - è anche uno che conosce molta gente che beve o si droga. Se poi queste cose le faccia pure lui, questo è eventualmente oggetto di altre ricerche.

Sta di fatto che gli intervistati non considerano affatto difficile reperire qualsivoglia sostanza stupefacente: tre ragazzi su quattro considerano di facilissima reperibilità hashish e marijuana, il 63% ritiene che sia facile procurarsi ecstasy e altre droghe sintetiche, il 42,7% che lo sia la cocaina, il 41% il popper (eccitante peraltro in libera vendita nei sexy shop), il 35% pensa che non vi siano difficoltà a trovare Lsd e inalanti vari, e secondo il 26% neppure per l’eroina l’impresa è troppo difficile. Insomma, come si dice: chiedi e ti sarà dato.


IL GAZZETTINO

Il pensionato traccia il percorso che prima lo ha portato a bere e dopo a smettere

Falcade-Tra qualche giorno, precisamente martedì 22 febbraio, Adriano Ganz 65 anni, pensionato, andrà a festeggiare un importante anniversario, quello dei 22 anni di astinenza dall’alcol. Una storia quella di Adriano come tante purtroppo che si registrano in questa provincia, con la variante che questa volta fortunatamente la storia è a lieto fine e proprio Adriano la vuole raccontare.«La mia storia - esordisce - è iniziata così, come quella di tante persone. Fino a trent’anni non ho avuto molti problemi, vivevo con la mamma, lavoravo, e bevevo qualche bicchiere, ma non troppo. Poi nel 1970 è morta mia madre, il papà era emigrato in America, così uscivo spesso alla sera, per andare nei bar a cercare un po’ di compagnia. Trovavo sempre qualche amico con cui parlare e si sa un’ombra tira l’altra, a casa non c’era nessuno ad attendermi, così sovente stavo nei bar fino a sera tarda e quando rincasavo ero quasi sempre ubriaco. A dare man forte a questo vizio era anche la mia passione nel suonare la fisarmonica, sovente mi chiamavano a suonare nei matrimoni e nelle varie feste dove il vino non mancava mai e la sbornia era assicurata».Il tempo trascorreva e Adriano non si accorgeva che il bisogno di vino era costante e bisognava mantenerlo. «Lavoravo nell’edilizia continua - la paga però non bastava mai, non mangiavo quasi niente ma per contro ero giunto a bermi sei litri di vino al giorno. Iniziarono poi i problemi fisici: epilessia da astinenza e svenimenti se non bevevo. Avevo l’ernia ombelicale dal bere e un inizio di cirrosi. Un giorno arrivò a casa il vigile comunale che mi disse che l’allora sindaco Girolamo Serafini mi voleva parlare. Andai senza tanta convinzione a qual colloquio. Il sindaco mi attese, parlammo un po’ e poi mi disse: "Adriano così non puoi più andare avanti se vuoi c’e’ un posto all’ospedale di Auronzo". Acconsentii al ricovero seppur poco convito, sapendo che là non davano da bere. Dopo qualche giorno si presentò il vigile a casa mia per accompagnarmi ad Auronzo, la notte prima mi ero scolato un mezzo bottiglione, così lo invitai ad andarsene avendo cambiato già idea. Fece intervenire la Croce Verde. Il tempo che arrivasse l’ambulanza mi ero già scolato l’altra metà della bottiglia, quella fu l’ultima volta che toccai l’alcol».Così iniziò la fase del recupero. Ad Auronzo il medico di turno lo guardò dritto negli occhi e gli disse: «Si rende conto che a 42 anni si sta uccidendo con le sue mani». Era il 22 febbraio del 1984, da qual giorno Adriano Ganz non ha toccato più un goccia di alcol.

«Ora vivo tranquillamente conclude - ho la mia pensione minima, vado a far legna, continuo a suonare la fisarmonica e quando vado alle feste bevo acqua e limone divertendomi di più. Cosa mi fa ancora male di questa vicenda? Più di tutto l’ironia delle persone che incontro nei bar, che sanno il mio problema e continuano a provocarmi offrendomi da bere del vino».

Dario Fontanive


SALUTE (LA REPUBBLICA)

Lions club, campagna antialcol

Un poster che i lettori di Salute conoscono bene: è quello su alcol e incidenti stradali in Usa, con il volto sfigurato della giovane Saburido. "Alcol e Giovani - Non tutti quelli investiti muoiono" è il manifesto ripreso dai Lions Club di Lazio, Umbria e Sardegna e che sarà distribuito nelle scuole superiori e in tutti i luoghi frequentati dai giovani. Un modo, sperano gli organizzatori, per responsabilizzare i ragazzi. Anche una email impegnolions.giovani@tiscali.it alla quale rivolgersi per chiedere aiuto e informazioni.


CORRIERE ROMAGNA

Meldola. A scuola contro le dipendenze da alcol e droga

Meldola(FC) - Proseguono gli incontri del Comitato meldolese per la prevenzione delle tossicodipendenze, nelle terze classi e nel teatro della Scuola media “Alighieri”. Oggi, dalle 9 alle 12, il traumatologo dell’Ausl, Claudio Perini, parlerà - in classe - dei pericoli derivanti dagli incidenti stradali. Analoga tematica sabato, dalle 10 alle 12, nel teatro della scuola, da Gianluca Laghi. Il 23 e 25 febbraio si parlerà invece di alcool. Nel primo appuntamento con Giulio Lacchini, del Centro di alcologia dell’Ausl; nel secondo con Giancarlo Fontanini e Claudio Valtancoli dell’Acat (Associazione dei club alcolisti e tossicodipendenti).


L’ADIGE

Etica pluralistica? Vangelo universale Caro direttore, grazie per il commento di lunedì 13 febbraio alla lettera di Marcello Farina, al quale tuttavia devo riconoscere anche qualche ragione
(...)
La cannabis non fa male al cervello Vorrei esprimere un commento alla lettera di Rudi Piazza "No a tutti i tipi di droga" pubblicata sul vostro giornale il 13 febbraio. In tale lettera, oltre a dipingere la Lega Nord come partito che ama la vita e non la morte (dimenticando forse la recente legge sulla legittima difesa) per il suo appoggio alla legge Fini sulle droghe, si dice che le cosiddette droghe leggere ucciderebbero e brucerebbero le cellule del cervello e che qualunque tipo di droga porterebbe praticamente alla morte chi ne fa uso. Tale affermazione può essere vera come quella per cui i comunisti mangiano i bambini, visto che le ipotesi di danni permanenti al tessuto cerebrale della cannabis, sono state rifiutate dai Rapporti nazionali USA e Canadese (1972), dal Rapporto della National Academy of Science e da quello della Advisory Council on Misuse of Drugs (1982), e che in molti Paesi europei, in America e in Canada, la cannabis viene usata per fini terapeutici in casi di sclerosi multipla, cancro, AIDS e altre malattie. Mentre una medicina di uso comune come l’aspirina determina ogni anno centinaia di morti, non risulta che la cannabis abbia mai provocato un solo caso di morte. Così che l’unica possibilità di morire per uno spinello è che te ne cada in testa una tonnellata, mentre ogni anno il consumo di alcool causa la morte di circa 40.000 persone e il tabacco ne uccide altre 80.000. Penso quindi che, più che sui pericoli delle canne, bisognerebbe riflettere sulle tragiche conseguenze del carcere e sulla gravità della repressione di una libertà individuale che non pregiudica l’essere o l’agire altrui. Nicola Sossass - Rovereto


IL MESSAGGERO

Tagliacozzo. La violenta lite tra coniugi è avvenuta a Val dei Varri, un paesino al confine con il Reatino
Spara e ferisce al basso ventre il marito
L’uomo è stato sottoposto a intervento chirurgico e non corre pericolo di morte

TAGLIACOZZO - Una lite tra moglie e marito che si è verificata a Val dei Varri, un paesino che, come tutti sanno, si trova per metà in provincia dell’Aquila e per l’altra in provincia di Rieti, è alla base del ferimento, in verità non grave, di un pastore che è stato ricoverato all’ospedale di Tagliacozzo per un colpo di fucile al basso ventre.
Una storia per molti versi surreale ed incredibile: Val dei Varri, come si sa, è molto più vicina a Tagliacozzo che ad altri centri del reatino e dunque l’altra sera è proprio in questo ospedale che è stato ricoverato quell’uomo, un pastore, soccorso proprio dalla sua donna che si è fatta poi aiutare anche da alcuni vicini di casa.
Ovviamentre le generalità dei protagonisti sono state coperte per due giorni dalla riservatezza della legge: la loro provenienza, poi, è rimasta del tutto riservata per varie ore dal momento che operavano in zona i carabinieri di Cittaducale. Val dei Varri, infatti, come detto in apertura, figura sia nell’elenco dei telefoni della Provincia dell’Aquila che in quello di Rieti ed il ferito non aveva dato spiegazioni sulle sue ferite, sostenendo che si era trattato di un banale incidente e che il suo bestiame si trovava in una zona di pascolo dove è anche consentita la caccia. Ecco dunque svelato l’arcano: lei, la donna, pare ubriaca, ha sparato al basso ventre del marito durante quella lite con una doppietta da caccia regolarmente denunciata e tenuta in casa.
A Tagliacozzo il pastore è arrivato con dei pallini al basso ventre, al ginocchio ed al braccio destro: i medici lo hanno sottoposto ad un breve intervento estraendogli i corpi estranei e lo hanno poi immediatamente dichiarato fuori pericolo. Lui ha sempre continuato a ripetere ai carabinieri di essere stato ferito casualmente durante una battuta di caccia. Poi però, passato il momento di ira, lei, la cinquantenne B.D., ha ammesso che tutto fosse accaduto durante una discussione con il marito, il 60enne M.D.B che si trovava in camera operatoria. Ha imbracciato in preda ad un raputs il fucile conservato nell’abitazione ed ha sparato verso il basso colpendo il convivente. Poi si è fatta accompagnare da conoscenti all’ospedale di Tagliacozzo e qui la storia è nota. Gli uomini della Compagnia marsicana comandata dal tenente Benedetto Iurlaro hanno avvertito i carabinieri di Cittaducale che, insieme ai colleghi del comando provinciale, hanno considerato la dichiarazione della donna che in un primo tempo aveva affermato che il marito era stato aggredito da due sconosciuti (seconda versione dei fatti, dopo quella del marito che aveva sostenuto di essere stato vittima di un incidente) e poi sono arrivati alla soluzione del giallo.

La donna è attualmente in stato di arresto per il reato di tentato omicidio, piantonata dai carabinieri all’ospedale di Tagliacozzo dove è ricoverata in stato di choc e per alcune lesioni probabilmente riportate durante la lite con il marito che è attualmente fuori pericolo.


IL MESSAGGERO

NOTTE BRAVA
Corrent coinvolto in un incidente: bocciato dall’alcool-test, perde la patente

di CRISTIANO NATILI

Nicola Corrent rimane a piedi. Al centrocampista della Ternana è stata ritirata la patente per aver superato il tasso alcolemico consentito dalla legge: nella notte tra martedì e mercoledì, il giocatore rossoverde, dopo essere rimasto coinvolto in un maxi tamponamento sulla superstrada Perugia-Bettolle all’altezza della galleria di Piscille, è infatti risultato positivo all’alcool test.
Corrent è uscito illeso dallo scontro (tanto da essersi presentato regolarmente alla seduta di allenamento di mercoledì mattina ad Acquasparta), ma adesso dovrà attendere il pronunciamento della Procura della Repubblica, dal momento che con il nuovo codice della strada il superamento del tasso alcolemico consentito dalla normativa è diventato un reato penale.
Per lui un’unica certezza: il ritiro della patente e una multa salata da pagare.
L’incidente si è verificato poco prima delle una di notte, e ha coinvolto sei autovetture. Classica la dinamica: dopo il primo scontro, i tamponamenti si sono susseguiti a catena.
Il centrocampista della Ternana, a bordo di una Ford Focus grigio metallizzata targata Verona, non dovrebbe avere nessuna responsabilità riguardo all’incidente.
Corrent sarebbe infatti una delle vittime del maxi tamponamento, ma, a rigor di legge, è stato comunque sottoposto all’alcool test come tutti gli altri conducenti coinvolti nello scontro.
Alcool test che non ha lasciato scampo al giocatore, dal momento che i valori sono risultati superiori a quelli consentiti dalla normativa.
Sul posto dell’incidente, avvenuto poco prima delle una di notte all’altezza della galleria di Piscille lungo la superstrada Perugia-Bettolla, sono intervenuti gli agenti della Polizia stradale di Perugia.


IL GAZZETTINO (Pordenone)

CASARSA DELLA DELIZIA. Allarme per un ubriaco

«Davanti al cancello della nostra casa si è fermata un’auto. Il conducente si è accasciato sul sedile e non dà segni di cita», l’allarme è scattato nella notte tra martedì e mercoledì e ha messo in moto la macchina dell’emergenza del "118". In pochi minuti hanno raggiunto l’uomo che stava dormendo nell’auto: in verità era annebbiato dall’alcol. L’uomo, dopo aver rifiutato il ricovero, ha fatto intervenire un amico per farsi condurre a casa.


IL GAZZETTINO (Vicenza)

SCHIO Il bilancio del comandante del consorzio dei vigili Matteo Maroni. Più sicurezza grazie anche alle rotatorie
Con la patente a punti meno incidenti
Sono calati del 3% rispetto al 2004 e dell’11 % in relazione al 2003. Tra le cause sempre l’alta velocità

Schio. Calano gli incidenti stradali: tre per cento in meno rispetto al 2004 e undici per cento in meno rispetto al 2003. Questa una delle buone notizie emerse nel corso della conferenza stampa tenuta ieri dal nuovo comandante del consorzio dei vigili Alto Vicentino, Matteo Maroni, e dal presidente Girolamo Covallero. Un calo evidente soprattutto se si confrontano i dati del 2005 con quelli di due anni fa quando i sinistri accertati dai vigili sono stati 409 rispetto ai 362 dell’anno appena trascorso. A migliorare la situazione, secondo la relazione del comandante Maroni, hanno contribuito nettamente due fattori: il primo l’introduzione della patente a punti che ha scoraggiato molta gente dal premere l’acceleratore; il secondo il miglioramento della viabilità nei vari comuni del consorzio; in particolare si sono rivelate fondamentali le realizzazioni di numerose nuove rotatorie che rallentano la velocità media dei veicoli riducendo il pericolo di collisioni.Ma è sempre l’alta velocità a causare la maggior parte degli incidenti; essa incide per il 79% del totale e ad essa si aggiunge il mancato rispetto della precedenza (78%). Ma c’è anche chi guida in stato di ebbrezza: i vigili del consorzio Alto Vicentino, nel corso del 2005, hanno registrato ben 18 incidenti stradali dovuti esclusivamente ad abuso di sostanze alcoliche da parte di persone che, dopo aver alzato il gomito, si sono messe alla guida della loro autovettura. Stabile il numero degli incidenti mortali: nell’anno appena trascorso i vigili della zona ne hanno registrato 3, come nel 2004, anch’essi dovuti ad eccesso di velocità. Ma, sulla strada, i cittadini di questa zona dell’Alto Vicentino non sono proprio esemplari: sono stati infatti 9300 i verbali elevati per violazione del codice della strada; di questi, 3100 per soste vietate, 2900 per inosservanza della segnaletica stradale, 403 per passaggi con il rosso ai semafori, 1000 per attraversamento della zona a traffico limitato e 1080 per superamento del limite di velocità. (...)

Fiorì Palmeri


LA PROVINCIA DI CREMONA

Cremonesi sorpresi alla festa con droga in provincia di Rovigo
Rave, sballo e guai

Come volessero richiamare sensazioni oniriche, quei viaggi immaginari garantiti da hascisc, marijuana, allucinogeni e pastiglie, gli organizzatori avevano dato all’evento tanto di denominazione evocativa: ‘Rainbow spirit’. Solo che il rave party, in un locale abbandonato di Villadose, provincia di Rovigo, è stato interrotto dai carabinieri. E nei guai sono finiti anche una decina di cremonesi, tutti segnalati come assuntori di sostanze stupefacenti. Denunciati, invece, tre padovani e un bolognese, le presunti menti di quell’incontro a base di musica, ritmi incalzanti e stupefacenti: tutti e tre dovranno rispondere dell’apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo, della violazione del testo unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope, dell’organizzazione di trattenimenti pubblici senza licenza. Il tutto aggravato dal fatto che alla festa avrebbe preso parte anche un minorenne. E pensare che avevano preparato tutto nei minimi dettagli, invitando il popolo dei rave nei locali dell’ex ‘Isola verde’ di Villadose attraverso messaggi in Internet, arrivati sino a Cremona e provincia. Poi l’arrivo e il blitz dei militari dell’Arma di Ceregnano e Rovigo: fuggi-fuggi generale ma una cinquantina di partecipanti bloccati e portati in caserma. Dalle loro testimonianze è emerso come, insieme a birre e super-alcolici, si potesse sfruttare un vero e proprio bazar di sostanze stupefacenti: hascisc, marijuana, anfetamine e allucinogeni. Un rito collettivo senza regole, fra luci avvolgenti e colori forti. Ma anche, secondo l’accusa, un rito irregolare.


IL GIORNALE DI VICENZA

Dopo un incidente
Guida ubriaco e i vigili urbani lo denunciano

(ca. b.) Un lieve incidente a Cassola costa ad un rosatese la denuncia per guida in stato di ebbrezza e il ritiro della patente. Intorno alle 10 dell’altro giorno, in via Grande, due auto stavano procedendo in direzione di Rossano. Davanti la Fiat Tipo condotta da P.F., 44 anni, di Rosà, dietro la Daewoo Lanos di D.B., 54 anni, di San Zenone. Secondo la prima ricostruzione degli agenti della polizia locale dell’Unione di Cassola e Mussolente, la Fiat avrebbe segnalato la svolta a sinistra riportandosi poi improvvisamente sulla destra proprio mentre la Daewoo lo sorpassava, sempre a destra. Nell’urto le vetture hanno cozzato contro la Lancia K di D.M., 64 anni, di Rossano, ferma in sosta.
Accompagnato al pronto soccorso, P.F. è stato sottoposto a test alcolimetrico risultando positivo, seppur per poco: 60 mg/dl. Per lui è scattata una denuncia e il ritiro della patente.


L’ARENA

I dati. Le rilevazioni della polizia municipale
Il drammatico bilancio del 2005: 13 le persone morte sull’asfalto

Nel 2005, gli incidenti stradali in città sono costati la vita a tredici persone. L’anno precedente i morti erano stati il doppio, 26, e i feriti ben 2.090. L’anno scorso, invece, a rimanere ferite in incidenti stradali sono state 1.886 persone, alcune in modo molto grave. E tra i feriti, la grande maggioranza ha un’età compresa fra i diciotto e i trent’anni. Sono questi i numeri che il comandante della polizia municipale Luigi Altamura ha presentato solo pochi giorni fa - l’8 febbraio - al convengo «Le morti assurde» organizzato dall’Aci. «L’84 per cento delle violazioni che abbiamo rilevato», spiega il comandante, «riguarda comportamenti scorretti: mancata precedenza, velocità eccessiva, disattenzione, mancato rispetto della distanza di sicurezza, guida in stato di ebbrezza».

Il dato probabilmente più inquietante riguarda il fatto che il 71 per cento degli incidenti avviene sulle strade urbane e statali: cioè proprio dove ieri mattina Chiara, a Soave, ha perso la vita. «Scontrarsi contro un’automobile che procede alla velocità di sessanta chilometri all’ora», aveva spiegato al convegno la vicedirigente della polizia stradale di Verona Maria Laura Barbera, «equivale a cadere dal terzo piano di un palazzo».


IL GIORNALE DI VICENZA

Un padovano è finito in ospedale dopo aver bevuto del rosso da un cartone
Varechina nel vino prodotto a Vicenza

Padova. Beve un bicchiere di vino e si sente male. È accaduto l’altro giorno a Pozzonovo, nel Padovano, dove Claudio Tamiazzo, 44 anni, è finito al pronto soccorso dopo aver avvertito un forte bruciore in gola e allo stomaco subito dopo una sorsata. È stato medicato e se la caverà in qualche giorno.
A provocare l’intossicazione è stata la varechina conteneva nel vino venduto in cartoni da un supermercato di Monselice e prodotto dall’azienda vicentina S. Gaudenzio. I carabinieri padovani, avvisati dalla vittima, hanno sequestrato, oltre al cartone di tetrapak, l’intero lotto in vendita al supermercato, ed è possibile che nei giorni prossimi facciano visita anche alla ditta vicentina, anche se un suo coinvolgimento pare improbabile. Infatti nel cartone che Tamiazzo aveva comprato poco prima è stato trovato un forellino prodotto probabilmente da una siringa; è in questo modo che sarebbe stata iniettata la varechina: nel vino è stata riscontrata una quantità apprezzabile e fuori norma di ipoclorito di sodio.
Il caso acquabomber da tempo non occupava le cronache: siamo di fronte ad una sorta di vinobomber?


IL GAZZETTINO (UD)

MANZANO
Iniziativa che parte dal Piemonte. Dal metanolo alla qualità il vino celebra la rinascita

Manzano-Il vino celebra la propria rinascita, la battaglia vinta per la qualità del prodotto, sia quello che si porta in tavola ogni giorno che quello da sorseggiare con grande spesa. Il 25 febbraio per celebrare la rinascita del vino italiano si aprono le cantine di 22 Città del vino in tutte le regioni italiane. In ogni Città del vino, e in Friuli a Manzano, si terrà il convegno "Accadde domani: a vent’anni dal metanolo il rinascimento del vino italiano". Saranno presenti gli esponenti regionali delle Città del vino, di Coldiretti e Fondazione Symbola, che organizzano l’evento.

Infatti vent’anni fa, il 17 marzo del 1986, scoppiava lo scandalo del vino al metanolo. La crisi fu immediata, all’ondata di sdegno per i morti e i danni alla salute di decine di persone seguì un crollo dei mercati del vino italiano senza precedenti. I consumi interni e le esportazioni caddero in picchiata, decine di aziende finirono sul banco degli imputati, tutto il mondo del vino italiano cominciò a interrogarsi sul futuro. Si parlava di controlli che non funzionavano, di prezzi troppo bassi, di educazione e informazione alimentare lacunosa. Poi lentamente il comparto cominciò a risalire la china, le imprese e le istituzioni si riorganizzarono, una nuova sensibilità cominciò a formarsi. Nacquero in quegli anni nuovi movimenti. Nel 1987 viene fondata a Siena l’Associazione Città del vino, rete di territori doc che oggi rappresenta oltre 540 Comuni a vocazione vitivinicola, la prima interfaccia locale per migliaia di aziende.

«A vent’anni da quello scandalo- sottolinea il presidente Floriano Zambon - registriamo una profonda trasformazione del vigneto Italia avvenuta sotto la spinta alla qualità».


IL GAZZETTINO (Treviso)

A vent’anni dallo scandalo un convegno ricorderà quei tristi giorni che provocarono sull’economia un effetto devastante
Metanolo, si attende il risarcimento
Alcune persone persero la vita o rimasero menomate in particolare perdendo l’uso della vista

Conegliano-Esiste l’Associazione Vittime del Metanolo, che da vent’anni si batte per vedere riconosciuto il diritto ad un risarcimento che finora nei fatti è stato negato. Venuta a conoscenza del convegno di Città del Vino, Coldiretti e Symbola "Accadde domani: a vent’anni dal metanolo il rinascimento del vino italiano", l’Associazione è intervenuta con una lettera aperta per denunciare lo scandalo nello scandalo. «L’immunità dei responsabili e il mancato risarcimento delle vittime del vino al metanolo è un fatto che constatiamo con sincero imbarazzo - ha commentato il sindaco Floriano Zambon, presidente di Città del Vino - perché è doveroso riconoscere il danno alle persone che furono vittime del metanolo e ai loro familiari». Egli ha assicurato che «Città del Vino si impegnerà a presentare il problema nelle sedi opportune e in tutte le manifestazioni organizzate da qui al prossimo Vinitaly, per celebrare la rinascita del vino italiano a distanza di vent’anni da quel triste avvenimento». Di metanolo si tornerà a parlare a Conegliano il 25 febbraio prossimo a Conegliano alle 10, nell’ambito di un convegno che si terrà presso l’aula magna della Scuola Enologica. Fu grazie al ricovero della madre del presidente dell’Associazione, salvatasi ma rimasta non vedente, che nel 1986 venne lanciato l’allarme sul vino killer, impedendo così che la strage si allargasse. Alcuni furono i decessi e altrettante persone rimasero gravemente menomate, perdendo soprattutto l’uso della vista. La giustizia penale fece il suo corso condannando i responsabili. Quella vicenda ebbe effetti devastanti, in primis sulle persone morte o menomate, e inoltre su tutto il comparto economico che girava intorno al vino. Nella sua drammaticità la vicenda del vino al metanolo ebbe il risvolto positivo della consapevolezza della necessità dei controlli su ciò che si beve e si mangia e dalla crisi delle aziende scattò una serie di aiuti economici, volti a superare la difficile situazione, che comportava il crollo delle vendite, con conseguenti ricadute sui livelli occupazionali. Ma da allora nessuno ha ancora risarcito le vittime di questa tragedia. (*) Morti e gravi menomazioni hanno segnato profondamente la vita di decine di nuclei familiari, che oltre ai lutti ed al dolore si sono ritrovate in una situazione di grave disagio economico, che li ha segnati in tutti questi anni. L’Associazione Vittime del Metanolo, in collaborazione con le Associazioni di difesa dei consumatori, si sta battendo per un giusto risarcimento alle famiglie, ma finora ha ricevuto solo promesse.

Giampiero Maset

(*) Nota: l’Associazione Vittime del Metanolo non è riuscita in vent’anni ad ottenere nessun risarcimento. Le associazioni dei produttori dopo venti giorni avevano già ottenuto il riconoscimento dello stato di crisi, a cui seguirono anni di contributi..


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Venerdì, 17 Febbraio 2006

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