Mercoledì 17 Luglio 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa alcool e guida del 20 febbraio 2006

REDACON (Giornale on-line dell’Appennino reggiano)

La Montagna e le Dipendenze dalle parole del Nostro SerT
La situazione dipendenze nella montagna dalle parole di chi opera ogni giorno al SerT di Castelnovo Monti

“Con questa pioggia nei capelli perché lo fai / con questi occhi un po’ fanciulli e un po’ marinai / per una dose di veleno che poi / dentro di te non basta mai. / Con le tue mani da violino, perché lo fai / tu che sei rosa di giardino dentro di me / come un gattino sopra un tetto di guai / dimmi perché, perché lo fai”.
“Perché lo fai?” si chiedeva Marco Masini sul palco di Sanremo. Perché ti droghi? Perché ti ubriachi? Perché fumi? Sarebbe bello poter arrivare a risposte complete, ma siamo ben consapevoli di quanto tutto ciò sia utopico, vista la complessità degli argomenti in questione e la diversità delle storie di vita coinvolte. Possiamo però riflettere su questi fenomeni, magari chiacchierando con chi per mestiere ogni giorno deve affrontarli. E’ il caso di Paolo Ruffini, operatore presso il SerT di Castelnovo Monti.
Partiamo dai numeri: quanti sono gli utenti attualmente in trattamento?
“In questo momento stiamo seguendo 80 persone con problemi di sostanze e 90 con problemi di alcol. Il primo dato da sottolineare è quindi la prevalenza di pazienti con problematiche legate all’alcol”.
Quali caratteristiche hanno questi pazienti?
“Per quanto riguarda i pazienti con problemi di alcolismo, per l’80% sono uomini, ma, soprattutto nel 2005, abbiamo registrato un aumento significativo del numero delle donne. La fascia d’età prevalente va dai 50 ai 59 anni, con punte oltre i 60. Segnalo anche alcuni giovani tra i 25 e i 30 anni. La maggior parte ha una propria occupazione, e molto spesso famiglia e figli. Purtroppo, è forte il rischio che anche questi ultimi vengano in qualche modo coinvolti nei problemi del genitore. La bevanda più consumata è di gran lunga il vino, seguito da birra e superalcolici. Anche tra coloro che si rivolgono a noi in seguito a problemi con le droghe, l’80% è costituito da maschi, ma in questo caso l’età si abbassa, collocandosi tra i 25 e i 39 anni, con prevalenza dai 35 ai 39. La scolarità di queste persone è nella media, e l’80% di loro lavora, prevalentemente nella metalmeccanica, nelle ceramiche e nell’edilizia. La disoccupazione riguarda i tossicodipendenti cronici, di età elevata, per i quali sono necessari progetti di lavori protetti, coordinati insieme ai Comuni. Per queste persone il tema delicato non è solo il lavoro, ma è anche il tempo libero e la gestione di genitori anziani, quindi altrettanto bisognosi di cure”.
Qual è la droga più consumata?
“La sostanza principale è l’eroina, ma, da circa quattro anni, abbiamo registrato un aumento esponenziale del consumo di cocaina come sostanza primaria o secondaria. Una ulteriore conferma di questa tendenza ci è fornita dai dati sui sequestri di stupefacenti da parte delle forze dell’ordine, che vedono aumentare del 40% le quantità di cocaina e diminuire leggermente quelle di eroina. Considerando anche che soltanto una piccola percentuale dei cocainomani giovani arrivano ai servizi, possiamo benissimo parlare di epidemia di cocainismo”.
Possiamo quindi affermare che anche nella nostra montagna è in atto il trend prevalente in tutta Europa, quello del consumo di cocaina. Secondo i dati in nostro possesso, tra il 1999 e il 2002 il consumo di cocaina nel continente è aumentato dell’80%.
“Certamente. Noi abbiamo la percezione che il consumo, se non l’abuso, di cocaina, ma anche di hashish e marijuana, sono in costante crescita tra i giovani anche nella nostra montagna. Ciò che preoccupa è la mancanza di percezione del rischio: i ragazzi non considerano queste sostanze droghe, nemmeno la cocaina, perché ritengono non diano dipendenza. Sono convinti che si può smettere in qualsiasi momento e, pur conoscendo i rischi, ne ritengono approvabile l’uso. Di fatto, le richieste di aiuto ci arrivano dopo un qualche ‘incidente’: un ricovero in pronto soccorso, magari mascherato, oppure un improvviso crollo dell’economia domestica”.
E’ dunque sbagliata la percezione che i ragazzi hanno di queste sostanze. In aggiunta a ciò, esistono fattori che potremmo definire “logistici” che favoriscono il consumo? Ad esempio: è difficile al giorno d’oggi procurarsi la droga? Il prezzo è sostenibile anche da persone con pochi soldi nelle tasche?
“L’epidemia di cocaina fa i conti con una facilitazione e un allargamento del mercato: i ragazzi trovano cocaina a basso costo, a 20-30 euro la pallina. Il mercato è estremamente mobile: non ci sono luoghi precisi dove procurarsi la droga, ma esiste un micro-spaccio abbastanza diffuso. Ad esempio, se un cocainomane frequenta un bar e periodicamente si reca in città, a Modena o Reggio, per acquistare cocaina, altri ragazzi possono rivolgersi a lui per avere le loro dosi. La cocaina è trasversale: discoteca, rave, gruppo in casa”.
Discoteche, ritrovi tra amici: la cocaina ne esce come una sostanza da consumare in compagnia.
“Inizialmente, l’uso è spesso ludico, legato alla compagnia; poi, quando comincia a emergere una dipendenza vera e propria, tutto si capovolge e il cocainomane precipita verso la solitudine”.
L’utilizzo “ludico” dei ragazzi che vogliono trasgredire, il bisogno di chi ne è dipendente. E poi?
“Altra caratteristica della cocaina è quella di favorire le prestazioni. Che sia una sostanza prestazionale ne abbiamo avuto conferma in alcuni casi in cui abbiamo accolto coppie che assumevano cocaina per migliorare le prestazioni sessuali, arrivando a spendere anche 500 euro a settimana. Per loro, la cocaina non era una droga, ma un farmaco. Come vedete, abbiamo modelli di consumo molto diversi, dai diciassettenni alle coppie”.
Come testimoniano le età dei pazienti eroinomani, verrebbe da associare l’eroina ai giovani di alcune generazioni fa, mentre, nonostante le sue origini antiche, definiremmo la cocaina come la droga del Duemila.
“La cocaina ha successo perché si colloca in un contesto culturale in cui la prestazione e il raggiungimento del successo costituiscono i valori più importanti: al lavoro, in famiglia, nello sport. Anche a scuola e all’università, se pensiamo ai ragazzi che ne fanno uso mentre preparano gli esami. L’eroina, la siringa in vena, sono per i ragazzi di oggi comportamenti pericolosi, da evitare, mentre cocaina, marijuana e alcol non sono considerati droghe: è il modello culturale che è cambiato. Negli anni Sessanta e Settanta, l’iniettarsi eroina era un modo per definirsi diversi rispetto alla morale corrente: la usavano i cantanti, gli hippies, i rivoluzionari. In quegli anni il modello era la protesta, oggi è il divertimento estremo: ogni modello culturale ha la sua droga”.
Ci piace sottolineare questa ultima frase: ogni modello culturale ha la sua droga.
“Il modello di consumo del giovane che oggi prende cocaina rientra nel suo stile di vita, è legato al divertimento, al tempo libero, al desiderio di provare emozioni forti, non si prefigura come un abuso. Per questo sostengo sia molto difficile fare della prevenzione limitandosi all’aspetto sanitario: mi sembra una strategia debole. La prevenzione è complicata, non possiamo limitarci a stigmatizzare l’uso di droghe, ma occorre un lavoro trasversale che coinvolga varie agenzie: famiglia, scuola, testimonial, unità di strada. Dobbiamo entrare in relazione coi ragazzi, coi loro stili di vita, per aiutarli a comportarsi in modo critico”.
Tutto ciò può valere anche per affrontare le problematiche legate all’abuso di alcol?
“A maggior ragione ciò vale anche per l’alcol, che nella nostra cultura e realtà, soprattutto nei fine settimana, rimane un’esperienza molto frequente, che i ragazzi fanno in età molto precoce. Non è tanto il moralismo quello che serve, ma piuttosto un lavoro coordinato tra le varie agenzie, affinché i ragazzi siano messi nella condizione non tanto di avere informazioni - di queste ne hanno a iosa - quanto di confrontarsi sul concetto di rischio in relazione alle esperienze che fanno. A questo proposito, mi sembra giusto citare una campagna organizzata nelle scuole, con lo slogan ‘se bevo non guido, se guido non bevo’, che ha avuto un certo successo. Si è articolata attraverso incontri nelle scuole, pubblicazioni, volantini, e devo dire che una certa consapevolezza si è creata. Il nostro compito è promuovere una forma di educazione permanente, un’educazione alla vita, alla salute, al benessere”.
Certo, è risaputo come l’alcol fosse stato anche in passato un alimento ben presente sulle tavole delle nostre famiglie contadine, e come ogni paese avesse avuto la sua osteria.
“Eppure spesso i genitori dei ragazzi d’oggi sono astemi, la familiarità domestica col bere non è una cosa frequentissima. Voglio anche aggiungere che oggi in montagna abbiamo baristi giovani che sono sensibili ai temi dell’abuso alcolico e cercano di prestare attenzione al fatto di non dare da bere a chi ha meno di sedici anni, come la legge prevede. Ma è difficile stabilire l’età a prima vista, così come non è un problema per i ragazzini procurarsi da bere altrove”.
I vostri utenti più “maturi” sono soprattutto consumatori di vino: possiamo dire la stessa cosa riferendoci ai giovanissimi che al sabato sera affollano bar e pub?
“No, loro bevono soprattutto birra, cocktail e bevande fruttate studiate dal mercato anche per i gusti delle ragazze, basti pensare alle diverse qualità di vodke aromatizzate. Questi ragazzini enfatizzano il ‘prendere la balla’, il divertirsi ubriacandosi, l’uscire la sera e sbronzarsi come rito per entrare nell’età adulta”.
L’ubriacarsi al sabato sera come rito di passaggio e di iniziazione. Certo, non mancherebbero riscontri nell’antropologia, nella storia e nella psicologia sociale.
“Questo rito è spesso legato alla prima pizza collettiva durante le scuole medie, alla prima sera in cui puoi rincasare dopo le undici: e lì bisogna ubriacarsi. E’ un po’ come la prima sigaretta per le generazioni precedenti. Il ‘mito della balla’ continua, perché il sabato sera è un modello diffuso”.
Ci viene in mente un nuovo mito in cui è facile imbattersi in città: “il mito dell’aperitivo”. Crede sia diffuso anche in montagna?
“Sì, ultimamente l’aperitivo si è diffuso anche qua, coinvolgendo soprattutto lavoratori e universitari. Per me è un modello di socialità che ha un senso: ritengo piacevole il fatto di trovarsi tutti assieme in strada, dopo una giornata di studio o lavoro. Tuttavia, è anche questa una modalità per incentivare il consumo, pericolosa per le persone con problemi di dipendenza”.
Ha citato la strada. Crediamo non sia un elemento da sottovalutare. Nelle città e nei paesi del Sud Italia, il lungomare, la spiaggia, le piazze, le strade, i muretti sono ancora ambienti di socializzazione, in cui i ragazzi possono incontrarsi e spendere il loro tempo insieme, senza il bisogno di rinchiudersi nei bar. Allo stesso modo, in Spagna è costume trovarsi tutti insieme nei parchi e fare serata lì. Da noi, invece, notiamo come stiano sempre più scomparendo queste forme di aggregazione spontanea...
“La carenza di luoghi di aggregazione può portare a scegliere il bar. Io credo non sia pienamente vero. Il problema è che i ragazzi rifiutano i luoghi che le istituzioni costruiscono per loro, non amano essere etichettati. Inoltre, i ragazzi d’oggi sembrano sempre meno protagonisti delle proprie scelte: vorrebbero tutto pronto, e subito. Non tollerano l’attesa, ma allo stesso tempo sono sempre meno pratici, pragmatici. Non è facile trovare realtà e luoghi che possano aggregare i giovani, puntando sui loro interessi. Il tema delicato è fidarsi dei giovani e affidare loro progetti ed esperienze”.
Crede possa esserci corrispondenza tra questi elementi e il consumo eccessivo di alcol?
“Sicuramente. Il consumo di alcol testimonia la nostra difficoltà ad avere socialità diffusa, e tutto ciò vale anche per gli adulti: o hai dei luoghi ad hoc, in cui ti rechi per fare una certa cosa, altrimenti non vivi la strada e la piazza”.
E il bar è il luogo per bere. Al sabato sera, per “prendere la balla”. Vi è però un ulteriore modo per danneggiare la propria salute, non collocabile in un ambiente definito: fumare sigarette.
“Anche se mancano dati precisi, la percentuale di fumatori in montagna rispecchia grosso modo i valori nazionali”.
Quindi, sarebbero il 29,3% degli uomini e il 22,1% delle donne.
“Anche da noi sono recentemente partiti gruppi di auto-aiuto che stanno avendo un certo successo. In collaborazione con l’ospedale, il SerT ha coordinato un corso anti-fumo per chi voleva smettere, in cui sono state date informazioni mediche, psicologiche e sociali e, a distanza di sei mesi, l’85% dei partecipanti ha effettivamente smesso. Sono però preoccupato per una tendenza presente anche da noi”.
Proviamo a indovinare: sono in aumento le ragazze fumatrici?
“Sì. Nonostante i recenti divieti di fumo negli ambienti pubblici, certamente sacrosanti, tra le ragazze persiste la tendenza a mettere in atto comportamenti che in qualche modo le avvicinano al mondo tradizionalmente maschile”.
Il boccale di birra e la sigaretta.
“Si tratta di comportamenti sostenuti da modelli culturali di facile presa, ma che portano a un maschilismo finto, ben lontano dalla direzione delle pari opportunità”.
Un maschilismo fittizio, indubbiamente, magari condito dal mito del successo a ogni costo. Così si chiude questo circolo “intossicato”. Alla luce di tutto quello che ci siamo raccontati, ha voglia di lanciare un ultimo messaggio?
“Ritengo fondamentale la questione di come aiutare le famiglie nei momenti in cui gli adolescenti entrano in contatto con le prime esperienze di droga, alcol e fumo. In questo senso, siamo ancora carenti, e credo sia necessaria l’istituzione di alcuni centri di ascolto per famiglie sul nostro territorio”.
di Federico Zannoni

Il SerT di Castelnovo ne Monti

Alle dipendenze dell’Azienda sanitaria locale, il SerT è inserito nella rete dei servizi che si occupano di dipendenze legali (alcol e tabacco) e illegali (eroina, cocaina e altre droghe), in un sistema coordinato che coinvolge pubblico e privato.
Sono attualmente presenti in Italia 557 SerT. L’unità operativa di Castelnovo Monti è diretta dal dottor Benedetto Valdesalici e copre dieci comuni della montagna, col relativo bacino di utenza di 34.000 abitanti; vi lavorano quattro operatori (un neuropsichiatra, due educatori professionali, un assistente sociale e un infermiere professionale), cui presto si aggiungerà anche un medico internista.
In collaborazione con il Ceis di Reggio Emilia, il SerT di Castelnovo Monti gestisce il funzionamento della casa di disintossicazione di Carpineti, realtà unica in Italia. Dalla sua apertura, sei anni fa, vi sono transitate più di 500 persone provenienti da tutta Italia, con una percentuale di successo pari all’80%.
Per qualunque esigenza o approfondimento, il SerT di Castelnovo ne Monti è reperibile al numero telefonico 0522/617177


IL GAZZETTINO (Venezia)

Ordinanza sul divertimento notturno, inizio senza problemi ...

Ordinanza sul divertimento notturno, inizio senza problemi di ordine pubblico e multe, ma con forti polemiche per il "Carnevale analcolico" da parte dei gestori di locali pubblici, che minacciano addirittura di chiudere le loro attività, fermare i festeggiamenti e protestare a Ca’ Farsetti. Sabato sera, in un campo Santa Margherita non affollato come al solito (c’erano poco più di mille persone) e comunque con un eccezionale spiegamento di forze dell’ordine, si è consumata la prima notte di Carnevale tra la soddisfazione dell’amministrazione comunale e la contestazione degli esercenti, mentre gli avventori dei locali pubblici non hanno risentito più di tanto delle limitazioni imposte.
Questo, probabilmente, perché si è chiuso un occhio su uno dei punti dell’ordinanza che fanno più discutere: la somministrazione di bevande alcoliche in bicchieri di plastica al massimo fino alle ore 20. Anche dopo questo orario, infatti, moltissimi giovani hanno potuto tranquillamente bere birra, vino e alcolici vari ben al di fuori dei plateatici e pure al centro del campo, fianco a fianco con la cinquantina tra vigili urbani, poliziotti e carabinieri. Il tutto nonostante fossero stati invitati dagli stessi gestori, e pure da buttafuori assunti per l’occasione, a non uscire dai locali con il bicchiere in mano.
"Così ci mettono in crisi durante il Carnevale, dopo che abbiamo investito in feste e concerti anche alla Marittima, e non ci fanno più vivere: la discoteca Round Midnight addirittura è stata costretta a chiudere - tuona Tommaso Costalonga, presidente della neonata Associazione Esercenti Santa Margherita, che comprende Orange, Caffè Rosso, Margaret Duchamp, Antico Capon e Pier Dickens Pub. E basta imputare sempre e solo al nostro campo i problemi di ordine pubblico a Venezia: ci vengano a riferire quali sono stati gli episodi in tal senso occorsi negli ultimi cinque anni. Qualcuno di noi chiederà risarcimenti se l’ordinanza non risulterà regolare, e lunedì (oggi per chi legge, ndr) andremo in Comune a farci sentire".
"È una situazione da dittatura, visto che non abbiamo avuto il tempo di opporci a questa ordinanza inutile e senza senso consegnataci alla vigilia di Carnevale - rincara la dose Paolo Friselle del Pier Dickens Pub. Credo Venezia sia l’unica città al mondo che, anziché ampliare gli orari del divertimento notturno durante il Carnevale, li limita. Se l’ordinanza viene estesa ad altri periodi dell’anno ci uccidono".
Quest’ultimo punto, tuttavia, non risulta al vicesindaco Michele Vianello, che sabato sera ha fatto un giro a Santa Margherita e ha parlato con i gestori dei locali pubblici. "L’ordinanza funziona, e come amministrazione siamo molto soddisfatti - dichiara - I commercianti e gli esercenti la stanno rispettando, ci sono trenta vigili che pattugliano insieme a poliziotti e carabinieri, e i residenti potranno essere contenti di aver raggiunto un equilibrio apprezzabile con i giovani. Ci vuole un po’ di tolleranza e buon senso: bisognerà chiarire che i ristoranti possono somministrare bevande alcoliche in bicchieri di vetro anche dopo le 20".

Massimiliano Goattin


IL MATTINO

Medici ubriachi due richieste di rinvio a giudizio

AMALIA DE SIMONE Ercolano. Bottiglie semivuote di vino e vodka, piatti sporchi, disordine e quelle risate tipiche di chi ha alzato il gomito. Una scena indegna per un presidio del 118. Eppure è quello che videro i carabinieri quando il 25 agosto scorso fecero irruzione nel centro Saut di Ercolano. Due dei medici che, secondo le indagini erano talmente ubriachi da non reggersi in piedi, si ritroveranno in tribunale. Il pm Narducci ha chiesto il rinvio a giudizio di Emilio Alfano e Pietro Marocco, già sospesi dal servizio. L’udienza preliminare si terrà il 18 luglio e saranno chiamati a testimoniare come parti lese anche il tenente dei carabinieri di Ercolano Antonio di Florio e l’addetto alle ambulanze Luciano Esposito. I reati ipotizzati sono «interruzione di pubblico servizio con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione, interruzione di servizio di pubblica necessità ponendosi volontariamente in stato di ubriachezza e causando gravi turbamenti, resistenza a pubblico ufficiale e minacce». Un terzo medico coinvolto, anche lui sospeso dal servizio, non fu denunciato perché non risultò ubriaco. L’inchiesta parte dalla segnalazione di un autista di ambulanze che decide di avvisare i carabinieri che nella sede del 118 avvengono «cose strane». Il tenente Di Florio non perde tempo e organizza un blitz. I tre medici vengono portati all’ospedale di Torre del Greco per gli esami sullo stato di tossicità alcolica: due di loro erano veramente alticci. Ma Alfano e Marocco respingono tutte le accuse, sostengono di essere vittime di un complotto e si difenderanno in aula attraverso i legali Giuseppe Granata e Gennaro Imbò. L’ultima parola al gup che all’inizio dell’estate deciderà se i medici diventeranno ufficialmente imputati.


ASAPS

CARPI, I CARABINIERI LO PORTANO UBRIACO AL PRONTO SOCCORSO E LUI SCAPPA CON UN’AMBULANZA. LO PRENDONO A TRENTO

MODENA – L’alcol è ormai una piaga sociale. Non passa giorno che qualche ubriaco non prenda a botte qualcuno, non commetta atti di delinquenza o non resti coinvolto in qualche incidente stradale. A Carpi i carabinieri hanno fermato un uomo in stato di ubriachezza e lo avevano fatto portare al pronto soccorso del locale ospedale. Poi, approfittando del fatto che medici e infermieri hanno ben altro da fare che pensare a guardare ad un ubriacone, il 55enne è uscito ed è salito su un’ambulanza, appena arrivata con un codice rosso. È riuscito a metterla in moto e imboccare l’autostrada del Sole, dirigendosi poi verso l’Autobrennero. Ha percorso svariate centinaia di chilometri, e poi è uscito al casello di Trento: ha parcheggiato e si è allontanato a piedi. Un riscontro al telepass ha consentito agli inquirenti di sapere dove era l’ambulanza, ritrovata, e di rintracciare anche il suo alticcio autista, denunciato per furto aggravato. Chissà che rimborserà i danni alla Croce Rossa…


TGCOM

Perugia: panchina su binari treno
Investita, nessun danno ai passeggeri

Una panchina di cemento è stata divelta e collocata sui binari presso una stazione alla periferia di Perugia. Nel primo mattino l’Intercity "Tacito" ha investito in pieno la panchina proseguendo però la sua corsa verso Firenze senza che si registrassero danni ai passeggeri. La polizia ferroviaria ritiene che si tratti di un gesto teppistico.
In quel tratto la linea è a un solo binario. Sul marciapiedi ci sono due panchine in cemento ed è proprio una di queste ad essere stata divelta e gettata sul binario.
Dato il peso della panchina si pensa che a farlo siano state due o forse anche più persone. Il primo treno in transito era proprio l’intercity "Tacito", partito da Terni e diretto a Milano. I macchinisti - secondo quanto riferito dalle Ferrovie - hanno visto l’ostacolo e hanno azionato il sistema di frenatura rapida. Il convoglio ha investito la panchina a velocità ridotta, evitando così più gravi conseguenze. Il treno è stato fermato alla stazione successiva ed il personale ha constatato che il locomotore 402 non aveva riportato danni strutturali, ma soltanto la rottura del musetto e di una condotta. Il Tacito - sempre secondo quanto riferito dalle Ferrovie - ha ripreso il suo viaggio a velocità ridotta (non superiore a 100 chilometri orari) ed è giunto alla stazione Santa Maria Novella di Firenze con mezzora di ritardo.
Qui è avvenuto il cambio del locomotore e l’ intercity è ripartito alla volta di Milano. Le Ferrovie sottolineano che se i macchinisti non avessero visto l’ostacolo l’impatto sarebbe stato molto più violento con conseguenze più gravi. Poiché - come detto - l’ultimo treno in quel tratto di ferrovia (la Perugia-Terontola) era transitato domenica sera alle 23,20 la polizia ferroviaria è certa che la panchina è stata divelta durante la notte a opera - questa l’ipotesi investigativa al momento prevalente - di teppisti ubriachi.


IL MATTINO

Rapinano stipendio a un indiano: in cella

PIERLUIGI BENVENUTI Per un miserabile pugno di euro lo hanno malmenato, fatto ubriacare e gettato in un canale. È accaduto a Cancello Arnone. La vittima è un indiano che lavorava come guardiano in una masseria di Borgo Appio. I rapinatori sono tre suoi connazionali. I tre hanno attirato nella trappola il malcapitato fuori da un negozio, con la scusa chiedere un passaggio in motorino - loro erano in tre ed avevano un solo ciclomotore - per tornare a casa, una roulotte all’interno dell’azienda agricola di Cancello Arnone dove lavoravano. Qui, l’uomo è stato malmenato dal terzetto e costretto a consegnare la paga, cinquecento euro. Quindi lo hanno riempito di whisky e hanno dato fuoco al suo motorino, dicendogli che se avesse denunciato la cosa si sarebbero difesi dichiarando che lui, ubriaco, si era presentato da loro minacciando di dare fuoco al fienile. Non contenti, lo hanno poi gettato in un canale di raccolta delle acque, profondo una sessantina di centimetri. Quando si è ripreso, l’uomo ha denunciato tutto ai carabinieri che hanno arrestato i tre indiani. Devono rispondere di rapina e violenza privata


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

palo del colle In manette è finito un uomo di 50 anni. Il dramma della disperazione
Pesta moglie e figli: arrestato dai Cc
Urla e richieste di aiuto, poi alcuni vicini hanno allertato una pattuglia del 112

Palo del Colle Le liti in famiglia andavano avanti da un po’. Lo sapevano i conoscenti. Lo sapevano i vicini di casa. L’altro pomeriggio però la situazione è precipitata. E solo l’intervento dei carabinieri, allertati con una chiamata al 112, è riuscito ad evitare il peggio. Quella richiesta di aiuto arrivata proprio da un vicino ha consentito di bloccare ed arrestare Giuseppe, cinquant’anni, incensurato, che aveva già pestato sua moglie, una donna di quarantanove anni, e i suoi due figli, di trentuno e ventidue anni. Ora il cinquantenne è accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minacce. È stato portato in carcere, a Bari. Ma il suo dramma e quello della sua famiglia viene da lontano. A denti stretti in paese raccontano di un uomo per certi versi sfortunato. Una persona da sempre in lotta per riuscire a conquistarsi uno spazio nel mondo del lavoro, un uomo con forti problemi legati all’uso di alcool. Sulle motivazioni che, l’altro pomeriggio, hanno scatenato le ire dell’uomo non vengono fornite indicazioni. I carabinieri fanno muro. Ma tutto sarebbe legato proprio all’alcool. L’uomo avrebbe dapprima aggredito sua moglie, poi i suoi due figli, un uomo e una donna, intervenuti per sottrarre la madre dalle percosse del padre e per tentare di riportare il loro genitore alla ragione. Sono state proprio le urla e le richieste di aiuto che provenivano dall’interno dell’abitazione de quattro a mettere in allarme i vicini. Lucrezia D’Ambrosio


LA NAZIONE

VIOLENZA SUI MINORI
Madre in preda all’alcol Picchiava il figlio 11enne
FIRENZE, 20 FEBBRAIO 2006

Sarà denunciata per maltrattamenti una donna di 27 anni. Spesso ubriaca, colpiva il bambino con schiaffi, pugni e cintate. Il piccolo, immigrato di 11 anni, era scappato domenica dopo l’ennesima violenza, rifugiandosi dall’ex convivente della donna. Ha raccontato agli agenti le violenze subite. Affidato al centro sicuro della municipale

In preda ai fumi dell’alcol picchiava il figlio 11enne.
Schiaffi, pugni e cintate. Il piccolo, immigrato, era costretto a subire violenze reiterate e non ce l’ha fatta piu’: domenica pomeriggio e’ andato via da casa, rifugiandosi presso l’abitazione dell’ex convivente della donna.
La donna sara’ denunciata per maltrattamenti. Il bambino, visitato nell’ ospedale di Santa Maria Nuova (contusioni multiple da percosse, lesioni guaribili in cinque giorni) e’ stato affidato, su disposizione del pm, al Centro sicuro della polizia municipale.
L’allarme alla Questura era arrivato proprio dalla madre, intorno a mezzanotte, quando la donna aveva richiesto l’intervento degli agenti per rintracciare il figlio, scomparso da casa da alcune ore.
In poco tempo i poliziotti hanno rintracciato il bambino, che si trovava nell’abitazione dell’ex convivente. Il piccolo ha raccontato agli agenti le violenze subite dalla madre nel corso degli ultimi tre mesi. Gli episodi si ripetevano ogni volta che la donna eccedeva con l’ alcol.
A confermare il suo racconto, una lesione sulla fronte che la madre gli aveva procurato qualche giorno prima picchiandolo con la cintura . Gli episodi di violenza sono stati confermati anche dall’ex convivente.


IL GAZZETTINO (Venezia)

IN CAMPO SS. APOSTOLI
Distrutto a calci da un ubriaco un gazebo allestito da Forza Italia

(T.B.) - Un gazebo di Forza Italia, allestito in campo Santi Apostoli, è stato completamente demolito da un veneziano di 33 anni (poi identificato dalla polizia), che ha anche tentato di stringere al collo, con la bandiera italiana, uno dei presenti di Forza Italia, Mario Molin, consigliere della Municipalità del Centro storico e isole. Nell’"edicola" erano presenti anche l’on. Michele Zuin, consigliere comunale e Flavio Vianello, esponente di Forza Italia, che non hanno potuto opporsi alla furia devastante dell’energumeno (forse alterato), presentatosi all’"appuntamento" ostentando un libro su Che Guevara. Il gazebo era stato sistemato nel quadro dell’"Operazione verità" che Forza Italia ha promosso nelle principali città italiane. L’intera impalcatura è stata distrutta a calci dall’uomo, che poi ha preferito scappare quando ha visto qualcuno che stava chiamando la polizia. La Volante, prontamente intervenuta, è riuscita a fermarlo nei pressi di campo Santa Maria Nova. Quindi lo ha portato in questura per gli accertamenti. "Cominciamo bene - ha commentato l’on. Zuin - forse perché a qualcuno diamo troppo fastidio, ma non ci lasceremo intimidire".

(*) Nota: come faranno i colleghi dell’onorevole Zuin a spiegargli che l’alcol non rientra nella tabella che include le sostanze
“che producono effetti sul sistema nervoso centrale e abbiano capacità di determinare dipendenza fisica o psichica nello stesso ordine o di ordine superiore a quelle precedentemente indicate”


CORRIERE ROMAGNA

Ubriaco al volante sulla via Emilia

IMOLA - Un altro week end di intensi controlli sulle strade del circondario per i carabinieri. Nella “rete” è caduto un giovane, un ragazzo di 21 anni di Imola che verso l’una di ieri mattina stava guidando la sua Fiat Punto sulla via Emilia all’altezza del Piratello in direzione Imola.I militari dell’Arma lo hanno fermato e, visto lo stato un po’ alterato, gli hanno effettuato immediatamente un controllo con l’etilometro. Il 21enne è risultato positivo con 145 gl. Quindi è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e gli è stata ritirata la patente.


WINENEWS

Astemio un italiano su tre, ma chi beve sceglie qualità. Sondaggio Astra Ricerche per Consorzio del Valpolicella: il consumatore medio vive nelle province più ricche, ha un’età tra 25 e 44 anni, naviga in Internet e le sue scelte fanno tendenza
Un italiano su tre - soprattutto studenti tra i 18 e 24 anni, casalinghe e residenti al sud - non beve mai vino o è totalmente astemio. Quasi la metà del restante 67% è rappresentata da consumatori saltuari, un altro decimo è costituito da persone che bevono con frequenza non giornaliera, il restante 40% consuma vino ogni giorno e spesso più volte al giorno. A fornire questi risultati è un’indagine, denominata Gli italiani e i vini Valpolicella realizzata da Astra Ricerche per il Consorzio di Tutela dei Vini della Valpolicella.
L’analisi, svolta nella terza settimana di gennaio 2006 attraverso 1.001 interviste telefoniche su un campione rappresentativo della popolazione adulta italiana, pari a 47.1 milioni di residenti dai 18 anni in su, ha stabilito che il consumatore medio vive nelle province italiane più ricche, in prevalenza nelle aree urbane non metropolitane, ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni (quella più interessante per il consumo di vino, anche per la capacità di spesa), naviga in Internet, è considerato un forte influenzatore (che nel gergo del marketing significa che le sue scelte fanno tendenza).
L’italiano il vino preferisce gustarlo a casa propria (in circa il 60% dei casi). Vanno aggiunti i pranzi e le cene nei ristoranti, nelle trattorie e nelle pizzerie (38%). Il consumo nei wine bar e nelle enoteche (9%) e quello come aperitivo o dopo cena in casa (3%) chiudono questa particolare classifica. I vini rossi sono i più amati dagli italiani (76%) e gli estimatori dei vini leggeri (57%) risultano più numerosi di quelli dei vini robusti (37%). I vini fermi sono più amati (53%) dei frizzanti (38%), così come i vini morbidi, rotondi, piacevoli da bere (50%) superano quelli secchi (47%), con un identico 47% che previlegia i vini amabili, leggermente dolci. (...)


WINENEWS

VINO & OLIMPIADI - IL PROSECCO DI VALDOBBIADENE E DI CONEGLIANO FIRMATO SERENA INCORONA LE VINCITRICI DEL MONDIALE DI SCI E FESTEGGIA TUTTI I GRANDI CAMPIONI CHE IN 50 ANNI DI OLIMPIADI INVERNALI HANNO VINTO MEDAGLIE D’ORO

Vino, grande sport ed olimpiadi, un legame sempre più stretto (*): una jereobam di Prosecco di Conegliano e di Valdobbiadene, prodotto dalla Vinicola Serena, per incoronare la Cortina D’Ampezzo le vincitrici della gare di Coppa del Mondo di sci - una tradizione che ormai si ripete da quattro anni - ma anche per brindare con i grandi campioni delle Olimpiadi, con tutte le medaglie d’oro dal 1956 al 2002.
Tutto questo per i Cinquanta Anni delle Olimpiadi che si sono svolte proprio mezzo secolo fa a Cortina, prima località italiana in assoluto ad ospitare la rassegna dei cinque cerchi. Per l’occasione hanno raggiunto Cortina per le varie manifestazioni organizzate ad hoc - come il suggestivo revival della fiaccola di Cortina - eroi olimpici come Toni Sailer, Gustavo Thoeni, Isolde Kostner, Deborah Compagnoni, Janica Kostelic.
"Anche l’edizione della Coppa del Mondo di sci di quest’anno - spiega Gerardo Serena, titolare della Serena assieme al fratello Giorgio - ha acquistato un significato particolare, proprio per l’importante ricorrenza e per la vicinanza alle attesissime Olimpiadi di Torino 2006".

(*) Nota: la federazione Italiana Giochi Invernali da diversi anni rifiuta la sponsorizzazione dei produttori di vino e altri alcolici ritenendola non consona all’immagine degli atleti.


CORRIERE ALTO ADIGE

Alcol, in un anno ritirate 350 patenti

 

IL TIRRENO

muore a 17 anni tornando dal veglione

© asaps.it
Martedì, 21 Febbraio 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK