di Lorenzo Savastano*
Crypto-scam: la truffa finanziaria al tempo dei digital asset
1. Nuovo linguaggio, vecchio mondo
Il termine inglese “scam” ha un’origine incerta. Potrebbe derivare dal britannico “scamp” (parola ottocentesca per indicare un “vagabondo”) o dall’irlandese antico “cam” (che vuol dire “sballato”) o, ancora, dal danese “skam” (una ruvida crasi tra i termini “vergogna” e “farsa”, ovvero “shame” e “sham”).
Ad ogni modo, la parola ha assunto l’attuale significato di “truffa” solo nel 1963, quando fu utilizzata, con questa accezione, sulla rivista americana “Time”. Sarà, poi, la pubblicazione degli esiti di una clamorosa inchiesta condotta dal Federal Bureau of Investigation (FBI), nel 1980, a consacrare il termine nel linguaggio comune, quando 19 funzionari governativi furono condannati per corruzione e associazione a delinquere.
Il nome dell’operazione? AB-Scam, ovviamente.
Oggi, nell’epoca della profusione degli anglismi, il termine “scam” è associato in tutto il mondo a un suffisso con il quale, ormai, sembra formare una endiadi inossidabile: “crytpo”...
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da il Centauro n. 267
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