Domenica 24 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 05/08/2024

Patenti comprate, il caso in Parlamento: “A rischio anche la sicurezza stradale”

«Il business della compravendita delle patenti è uno scandalo che merita di essere approfondito anche dalla politica. Per questo presenterò nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare». Il deputato 5Stelle Federico Cafiero De Raho, per anni alla guida della Procura nazionale antimafia, promette di andare fino in fondo alla questione patenti sollevata da Repubblica. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri chiede che sia una priorità stroncare «il mercato nero di licenze di guida che ha implicazioni evidenti sul piano della sicurezza stradale», così come l’ex sindaco di Firenze Dario Nardella che su X scrive: «Se in Italia muoiono oltre 3000 persone è anche per questa pratica vergognosa e pericolosa su cui le istituzioni dovranno fare chiarezza»«Il business della compravendita delle patenti è uno scandalo che merita di essere approfondito anche dalla politica. Per questo presenterò nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare». Il deputato 5Stelle Federico Cafiero De Raho, per anni alla guida della Procura nazionale antimafia, promette di andare fino in fondo alla questione patenti sollevata da Repubblica. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri chiede che sia una priorità stroncare «il mercato nero di licenze di guida che ha implicazioni evidenti sul piano della sicurezza stradale», così come l’ex sindaco di Firenze Dario Nardella che su X scrive: «Se in Italia muoiono oltre 3000 persone è anche per questa pratica vergognosa e pericolosa su cui le istituzioni dovranno fare chiarezza»

L’inchiesta, che documenta un affare miliardario gestito dalla camorra che si avvale di proprietari di autoscuole, esaminatori di numerose Motorizzazioni d’Italia — da Roma a Padova — e vigilantes, ha suscitato indignazione. In una nota il Ministero dei Trasporti si dice disponibile a « stroncare ogni forma di criminalità». Anche se non è da oggi che sulla scrivania del ministro Matteo Salvini arrivano segnalazioni, con annesse proposte di soluzione. «Abbiamo più volte chiesto a Motorizzazione e Ministero, anche durante il nostro ultimo congresso nazionale, di schermare le aule se non addirittura di dare il via libera agli stessi disturbatori elettronici — ha spiegato Paolo Colangelo, presidente della Confarca, la confederazione italiana che rappresenta oltre 2.400 tra scuole guida e agenzie di pratiche auto su tutto il territorio nazionale — Ad ogni modo, bisogna intervenire alla svelta, perché la tecnologia fa passi da gigante e i funzionari della Motorizzazione, da soli, non possono contrastare questa forma di criminalità».

Le soluzioni per arginare il fenomeno dunque sono state messe sul tavolo. «Ma l’idea generale è che ci sia stata una sottovalutazione, fino a oggi del fenomeno e delle sue conseguenze su strada — spiega Luigi Altamura, comandante della polizia municipale di Verona — altrimenti non si spiega perché nel recente ddl sulla riforma al codice della strada sia stato cassato l’emendamento che prevedeva pene più severe sia per chi acquista sia per chi vende le patenti». A Verona, grazie a una particolare attenzione al fenomeno sembra che la piaga della compravendita sia stata, se non risolta, quantomeno contenuta. Prosegue il comandante: «Ho istituito una apposita task force che si occupa solo di questo h24: praticamente attraverso controlli sui nominativi dei candidati che si iscrivono agli esami e a un costante dialogo con motorizzazione e autoscuole, riusciamo a verificare se la persona ha frequentato le lezioni o si è solo iscritta per poi presentarsi il giorno dell’esame».

Alla Motorizzazione di Roma hanno optato anche per un turnover della vigilanza dopo che una guardia giurata si è rivolta prima alla direzione e poi alla procura per le pressioni ricevute da presunti uomini della camorra. «Un giorno, finito il mio turno di lavoro — racconta pieno di timori il vigilante che vuole restare anonimo — sono stato avvicinato da due persone dall’accento campano che mi hanno intimato, nei miei giorni di lavoro, di spegnere lo scanner con cui rileviamo all’entrata apparecchiature tecnologiche sul candidato, ogni qual volta mi veniva detta una parola convenzionale. Se mi prestavo al gioco avrei avuto la mia ricompensa in soldi, altrimenti avrei passato un brutto guaio. Ho preferito trasferirmi altrove».

Lunedì, 05 Agosto 2024
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK