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Notizie brevi 29/08/2024

Da La Nazione
Giordano Biserni: "Guard rail da ripensare. Sono sempre il peggior nemico dei motocislisti"

L’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale si batte per cambiarli "Ma devono essere aumentati anche i controlli altrimenti è una sfida persa".

Da oltre 30 anni, si batte per una maggiore sicurezza sulle strade italiane. Tra i temi che, nel tempo, ha affrontato di petto, c’è pure quello dei guard rail. E oggi Giordano Biserni, presidente dell’Asaps – l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale, fondata nel 1991 quando si contavano 8mila morti l’anno sulle strade – racconta quanto possano essere pericolosi questi strumenti di protezione, che però non sempre proteggono a dovere.

Presidente, negli anni la sua associazione si è esposta a più riprese sui guard rail. Perché?
"Noi abbiamo sempre detto con grande chiarezza che i new jersey e i guard rail devono proteggere da eventuali errori e sbandate. Spesso però non lo fanno. In particolar modo, quelli che hanno un paletto di sostegno piantato nel terreno. L’incidente tipo che riguarda il motociclista si ha quando il corpo scivola lungo il guard rail e va a sbattere contro il paletto, che lo spezza in due causandone la morte. Si tratta di scenari che si verificano anche quando il motociclista viaggia a 50, 60 chilometri orari. In passato è accaduto pure che siano scivolati in due, marito e moglie: hanno sbattuto contro il paletto di sostegno e sono morti entrambi".

Come dite spesso, dovrebbero proteggere e non lo fanno.
"C’è poco da dire ma ci sarebbe molto da fare. Sopratutto in termini di informazioni sulla sicurezza. Purtroppo, bisogna ricordare che anche la velocità è un fattore".

Secondo lei c’è una strada da percorrere per mettere in sicurezza questi strumenti?
"Metterli tutti in sicurezza credo sia un sogno. Sulle strade di montagna mettono delle protezioni per evitare il caso di cui parlavo prima, e che servono proprio per evitare che i corpi in scivolata finiscano per spezzarsi contro i paletti".

Ma strumenti del genere sono a norma?
"Sì, sono a norma perché erano a norma nel momento in cui vennero installati. Poi, mano a mano che vengono rinnovati, si possono sostituire seguendo i criteri adottati con le nuove normative. Sul sito dell’Anas penso si possano trovare informazioni più esaustive. In ogni caso, vorrei sottolineare che parliamo di guard rail che non fanno il loro mestiere. Il caso più eclatante che mi viene in mente è quello dell’incidente di Mestre, in cui persero la vita 22 persone".

Si continua a morire sulle strade. In che misura chi viaggia sulle due ruote si trova in condizioni di rischio?
"Posso dire semplicemente che nei fine settimana di luglio e agosto sono morti 15-20 motociclisti ogni fine settimana".

Su un totale di?
"Prendiamo i primi due fine settimana di luglio: nel primo abbiamo contato 39 morti, di cui 23 motociclisti. Il fine settimana successivo i morti sulle strade sono stati 40, di cui 21 motoclisti. Le cause sono diverse: a volte la velocità, a volte situazioni di distrazione degli automobilisti, che in certi casi usano il cellulare, oppure non usano gli indicatori di direzione. La moto arriva, loro svoltano senza segnalarlo ed ecco il più classico degli schianti, a volte mortale. Il problema di fondo è che sulle strade vige un’accettazione del rischio che fa spavento".

Abbiamo normalizzato la morte su strada, secondo lei?
"È un argomento di cui non si deve parlare molto. Esiste un altro fenomeno che fa 35-40 morti ogni settimana? Se ne parla, ma la realtà è molto semplice: la riforma del codice può essere utile, ma se non aumentiamo i controlli sulle strade è inutile inasprire le norme. C’è una carestia di controlli sulle strade".

da lanazione.it

 


 

 

 

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Giovedì, 29 Agosto 2024
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