(ASAPS) MILANO – 1.300 euro: è questo il valore della vita
di un uomo, secondo le regole di un bandito rimasto sul selciato in fin di
vita, a pochi metri dal suo complice ucciso dal fuoco dei carabinieri ai quali
avevano scaricato contro interi caricatori. Michele Trotta, 35 anni, pieno di
precedenti e in regime di semilibertà che gli consentiva di uscire, ha deciso
che quei 1.300 euro appena “prelevati” dalla cassa del supermercato di Cusano
Milanino, insieme alla consapevolezza di aver tradito la Giustizia che si era
fidata ancora una volta di lui, valevano la vita di quei due carabinieri. Ha
preso la mira ed ha aperto il fuoco, sparando all’impazzata verso la gazzella.
Siamo nella periferia milanese, in quella terra che un tempo fu di Vallanzasca,
in un Italia che sembra tornare al Far West degli anni ’70, quando le raffiche
di mitra crepitavano ogni minuto. Un carabiniere cade ferito: Francesco
Castronovo, 28 anni, dopo il lampo della pistola sente bruciare la schiena e
perde le forze. Reagisce e spara anche lui, aiutando il collega a rispondere al
fuoco dei due criminali, colti in flagranza di rapina a mano armata. Sparano, i
due militari, e abbattono i loro avversari. Prima Gino Amenta, 40 anni, passato
burrascoso e in libertà da poche ore, scarcerato per fine pena, e deciso a tutto: la reazione dei militari lo
fulmina e quando cade a terra è già senza vita. L’altro invece continua nella
fuga, seppur colpito in pancia, e blocca con la pistola spianata un’auto in
transito, una Yaris. Si sbarazza degli occupanti e parte, ma l’emorragia gli
toglie le forze necessarie e si schianta contro un cancello. Un istante dopo il
carabiniere lo ha raggiunto e tutto finisce. Il militare ed il bandito ferito
vengono immediatamente ospedalizzati: il primo viene subito operato alla
regione lombare per l’estrazione dei proiettili e la cura delle emorragie. È
grave, ma se la caverà. il bandito invece perde i sensi: un proiettile dei
carabinieri gli ha oltrepassato l’addome da parte a parte, causando una
gravissima emorragia. Al Niguarda i medici stanno cercando di salvarlo. Questa
la storia nuda e cruda. Vale la pena però, ancora una volta, parlare del
contorno, cercare di capire come sia possibile – nell’era del taglierino e del
cutter – tornare a brandire una pistola.
Essere pronti a tutto, in sostanza: a uccidere, ma anche a morire. Il bandito
ucciso, Gino Amenta, era uscito da pochi giorni dal carcere: il sopravvissuto
era invece, come già detto, in semilibertà. I magistrati di sorveglianza di
Bergamo, dove è detenuto, gli hanno concesso di stare fuori dal carcere dal
lunedì al venerdì, mentre deve passare il fine settimana in carcere. Venerdì
sera, però, decide di tradire la fiducia concessa dai giudici e calza un
passamontagna. Dalla cintura sfila una 38 special e insieme al compare da
l’assalto al supermercato SMA di Cusano, che negli ultimi 6 mesi ha subito 4
rapine. Arrivano a bordo di una Fiat Uno rubata e pensano di fuggire così come
sono arrivati. Alla vista dei Carabinieri, che si erano accorti del colpo in
atto, sparano all’impazzata, ma fortunatamente hanno la peggio: i militari,
entrambi 28enni, si erano attestati in una posizione di relativa sicurezza ed
hanno affrontato i malviventi. Altro che Italia, questo è il Far West. Pochi
minuti dopo altra rapina, ancora una volta nella sempre meno tranquilla Umbria,
a Foligno. Qui un furgone portavalori dell’istituto CRC di Spoleto, si era
avvicinato per prendere in consegna l’incasso del supermarket “Maxitigre”, in
pieno centro di Foligno, dove i banditi si erano già appostati. Una delle
guardie in servizio di scorta si è subito accorta che qualcosa non andava ed è
stata prontissima a reagire quando due criminali hanno dato l’assalto, armati
di pistole Beretta calibro 9 per 21. È nato un conflitto a fuoco, nel quale i
delinquenti hanno avuto la peggio: uno è stramazzato subito a terra, a pochi
passi dalla guardia giurata che gli ha sparato, mentre il secondo uomo, ferito
ad un fianco, è fuggito, ma è stato catturato dalla Polizia di Stato a poche
centinaia di metri. Quando si è scoperto la loro identità è emerso che entrambi
erano ex guardie, una volta colleghi di coloro che si erano preparati a
fronteggiare, armati e quindi pronti ad uccidere. Un salto del fossato che
divide la legge dal crimine finito male. (ASAPS) |