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Articoli 21/02/2003

Nel 2001 all’ombra della Torre Eifell 8160 morti in incidenti stradali. E’strage anche in Francia

Nel 2001 all’ombra della Torre Eifell 8160 morti in incidenti stradali.
E’strage anche in Francia


di Giorgia Biserni

Gli automobilisti francesi seguono una cultura dell’irresponsabilità e dell’egocentrismo, che ogni anno provoca migliaia di feriti e morti inutili" sostiene provocatoriamente Jacques Robin, vicepresidente della Lega contro la violenza sulle strade. E’ un’affermazione forte, potrebbe sembrare un sasso tirato nell’acqua solo per poter osservare quali onde provoca una denuncia sociale così critica. Quest’analisi, purtroppo, è però suffragata da statistiche terribili.
Nel 2000 all’ombra della torre Eifell sono morte 8079 persone in incidenti stradali, nel 2001 8160 e nel 2002 i decessi stanno aumentando del 5%.Jacques Chirac si è detto allora "assolutamente inorridito del fatto che le strade francesi siano le più pericolose d’Europa" e il ministro dei Trasporti Gilles de Robien, si è mosso verso la creazione di leggi più severe per chi non rispetta la sicurezza stradale.  A questa iniziativa Wolfang Hubner, direttore della divisione trasporti dell’Ocse a Parigi, risponde che "a parte la proibizione totale dell’alcol, la Francia non ha bisogno di nuove leggi e regolamenti. Ha bisogno piuttosto di rendere più rigorose le norme già esistenti". La Francia rappresenta la regione europea in cui la mortalità negli incidenti stradali è più elevata. La Germania che ha il 33% in più di automobili, il 36% in meno di strade e ampi tratti senza limite di velocità, ha visto 84, 9 vittime in incidenti per milione di abitanti, contro le 137.7 della Francia. La Gran Bretagna rappresenta allora un’isola felice con le sue 57, 6. Probabilmente questo risultato è stato ottenuto grazie ad un lieve inasprimento delle leggi in vigore e soprattutto per un senso civico che non si traduce in una pedissequa osservazione delle leggi, ma che in questo caso rappresenta un angelo custode molto attento, aiutato per altro da una polizia altrettanto presente. Per gli autisti dell’isola inglese le strade strette e tortuose costituirebbero poi un deterrente per essere più prudenti. Anche in Italia molte strade sono sconnesse e mal agibili, tuttavia, invece di essere un incentivo per mantenere una velocità di guida moderata, fanno contare sul proprio asfalto un’ ulteriore percentuale di vittime. Secondo la Società italiana di infrastrutture viarie il 40% degli incidenti è causato dal comportamento degli autisti, un 30% da problemi di manutenzione della rete stradale e un altro 30% alla pericolosità di assetto delle infrastrutture (questa suddivisione - non lo nascondiamo - ci solleva qualche perplessità). Le infrastrutture a partire dagli anni sessanta sono notevolmente migliorate e questa condizione, insieme alle avanzate tecnologie automobilistiche, ha dimezzato la mortalità negli incidenti in parecchi stati europei. Spagna, Grecia e Portogallo sono in controtendenza: lo sviluppo economico di cui sono state protagoniste queste nazioni ha portato con sé l’espandersi del parco veicoli e il lievitare degli incidenti mortali. La situazione della Germania riflette chiaramente quale ruolo determinante sia giocato dalla preparazione degli automobilisti e dalla presenza di norme severe nello scacchiere dalla sicurezza stradale. Dopo la riunificazione della Germania nel 1990, nei Lander orientali si fronteggiavano un numero elevato di auto veloci e uno scarno organico di polizia: gli incidenti mortali raddoppiarono. Questo risultato negativo è stato temperato da una successiva educazione al rispetto delle norme di sicurezza, dal miglioramento delle strade e dall’ inasprimento delle leggi. Gli automobilisti francesi, e maggiormente i giudici, devono invece ancora prendere coscienza di quello che sta succedendo sulle loro strade. Il 50% degli incidenti è scatenato dalla velocità e il 30% dall’abuso di alcol. I giudici, però, osservano distrattamente questo dato: la punizione per gran parte degli incidenti si riduce in una contravvenzione, quasi il 90% degli automobilisti in stato di ebbrezza evita il carcere con la sospensione della pena e il 40% dei condannati per incidente mortale non va in prigione. Forse guardano troppo alla vicina Italia?



di Giorgia Biserni

da "Il Centauro" n. 74
Venerdì, 21 Febbraio 2003
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