Giappone: carcere per chi usa il telefono in bici
In Giappone, i ciclisti che utilizzano il telefono mentre pedalano rischiano ora sanzioni molto più dure: per chi viene sorpreso a guardare lo schermo mentre pedala sono previsti fino a sei mesi di carcere. Queste misure sono parte di una nuova legge del Codice della Strada, entrata in vigore di recente, che mira a ridurre i rischi legati alla crescente popolarità delle biciclette nel Paese, soprattutto dopo l’aumento degli spostamenti in bici durante la pandemia.
Secondo la nuova regolamentazione, chiunque telefoni, mandi messaggi o utilizzi il telefono in altro modo mentre è in sella a una bicicletta può essere punito con una multa fino a 100.000 yen (circa 600 €) o con sei mesi di reclusione. Inoltre, se l’uso del telefono provoca un incidente, le sanzioni possono diventare ancora più severe, arrivando fino a un anno di carcere e una multa di 300.000 yen (circa 1800 €). Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle precedenti sanzioni, che erano molto più leggere e venivano gestite a livello locale, con una multa massima di 50.000 yen (circa 300 €).
Questa stretta non riguarda solo l’uso del telefono. La normativa aggiornata impone sanzioni severe anche per chi pedala in stato di ebbrezza. Qualsiasi ciclista che superi un tasso alcolico di 0,15 mg/l – quindi un limite davvero molto basso – rischia fino a tre anni di prigione o una multa di 500.000 yen (circa 3000 €). Anche chi offre alcol a un ciclista, sapendo che questi si metterà subito in sella, può incorrere in pene fino a due anni di carcere o multe di 300.000 yen (circa 1800 €).
In Italia, la guida in stato di ebbrezza è vietata su qualsiasi veicolo, compresa la bicicletta, ma le sanzioni variano in base al tasso alcolico rilevato. Se il livello alcolemico nel sangue è compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro (g/l), si applica una sanzione amministrativa che può arrivare fino a 2170 euro. Per livelli tra 0,8 e 1,5 g/l, la multa va da 800 a 3200 euro, con l’arresto fino a sei mesi. Infine, se il tasso supera 1,5 g/l, le sanzioni si inaspriscono ulteriormente, prevedendo una multa fino a 6000 euro e l’arresto fino a un anno.
La giurisprudenza italiana considera la guida in stato di ebbrezza un reato anche per i ciclisti, poiché, indipendentemente dal mezzo usato, è la sicurezza degli altri utenti della strada a essere messa a rischio. La Cassazione ha infatti stabilito che chi guida una bicicletta sotto l’effetto dell’alcol e provoca incidenti può essere condannato per lo stesso reato previsto per i conducenti di veicoli a motore. [Fonte]
Le nuove leggi sono state introdotte dopo un aumento degli incidenti legati all’uso del telefono in bicicletta. Nel 2022, i sinistri causati da ciclisti distratti dal telefono sono aumentati del 50% rispetto agli anni precedenti, passando da 295 a 454 incidenti. E nel solo 2023, oltre 72.000 incidenti stradali in Giappone hanno coinvolto ciclisti, rappresentando circa il 20% di tutti gli incidenti stradali nel Paese. Praticamente uno su cinque. Questo fenomeno ha spinto le autorità a prendere misure più rigorose per garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada.
Le nuove regole giapponesi sulla sicurezza dei ciclisti sono tra le più rigide a livello globale. Come riporta road.cc In paesi come il Regno Unito, l’uso del cellulare è regolato solo per gli automobilisti, con multe che arrivano a 200 sterline e sei punti di penalità sulla patente, senza specifiche leggi per i ciclisti. Tuttavia, i ciclisti britannici possono comunque essere multati per guida imprudente se utilizzano il telefono durante la pedalata.
In Australia, è già prevista una multa di 1.161 dollari australiani (circa 715 euro) per i ciclisti che usano il telefono mentre pedalano. Le leggi australiane stabiliscono che è illegale tenere il telefono in mano o appoggiato su qualsiasi parte del corpo mentre si è in sella, sia che il ciclista sia in movimento che fermo.
L’inasprimento delle norme in Giappone è un chiaro segnale della volontà delle autorità di contrastare l’aumento degli incidenti legati all’uso del telefono e alla guida in stato di ebbrezza. Queste misure sono state introdotte non solo per proteggere i ciclisti, ma anche per tutelare la sicurezza degli altri utenti della strada, come pedoni e automobilisti.
In un contesto in cui l’uso delle biciclette sta diventando sempre più comune, soprattutto a seguito della pandemia di COVID-19, il Giappone sta cercando di trovare un equilibrio tra promuovere la mobilità sostenibile e garantire la sicurezza stradale.
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