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Rassegna stampa alcool e guida del 28 febbraio 2006

IL MESSAGGERO (Frosinone)

Per festeggiare vino a volontà, dolci e tanti “fini fini” 

Vino a volontà, fini fini e dolci. La festa della Radeca non sarà solo balli e canzoni. Come migliore tradizione vuole ad accompagnare la festa più pazza dell’anno sarà il vino. Sono 560 i litri di vino casereccio che l’associazione culturale "Il Giardino" ha messo a disposizione, ma il quantitativo è destinato ad aumentare per via di iniziative spontanee, cioè offerte di privati appassionati della festa.

Si calcola che in tutto si arriverà a circa settecento litri. Oltre alle varie cantine che la sera provvederanno a distribuire la bevanda di Bacco come sempre il vino sarà distribuite già durante il corteo con le classici botti dove si riforneranno i radecari. Sotto il profilo culinario sono stati preparati oltre 2000 porzioni di fini fini (detti maccarune) che saranno distribuiti prima in Largo Turriziani e poi nel rione Giardino. Non mancheranno frappe, castagnole e altri dolci tipici di carnevale. Previsto un imponente servizio d’ordine di vigili urbani, polizia e carabinieri per evitare che la festa degeneri in risse come accaduto in passato. (*)

Gia. Rus.

(*) Nota: questo articolo descrive in maniera esemplare la nostra cultura del vino. Si commenta da sé.



IL MESSAGGERO (PESARO)

TRAGEDIA SFIORATA SULLA FANO-GROSSETO

Ubriaco dorme nella corsia di sorpasso 

 SANT’IPPOLITO C’è mancato davvero poco, l’altra sera sulla superstrada Fano-Grosseto, che un ubriaco non provocasse una tragedia. Un giovane di 28 anni di Serrungarina, tornando a casa ubriaco da un matrimonio, ha pensato bene di fermarsi un attimo per schiacciare un pisolino. Solo che, invece di farlo in una piazzola di sosta, ha fermato l’auto nel bel mezzo della corsia di sorpasso. Automobilisti in transito sono riusciti a schivarlo, hanno dato l’allarme e in pochi minuti è arrivata una pattuglia della polizia stradale di Urbino. Gli agenti quasi non credevano ai loro occhi: l’auto, una Toyota Yaris, ferma con il motore acceso, i fari accesi e lo stereo a tutto volume. Dentro, il sedile reclinato e un giovane che dormiva beatamente.

L’incredibile episodio è successo sabato intorno alle 22 sulla carreggiata nord della superstrada, vicino a Sant’Ippolito. I poliziotti hanno subito messo in sicurezza la viabilità, segnalando la presenza dell’ostacolo, poi hanno tolto di mezzo l’auto. Il giovane è stato sottoposto al test dell’etilometro (1,63, quando il limite è 0,50), denunciato per guida in stato di ubriachezza e gli è stata tolta la patente.

Sempre la polizia stradale di Urbino, ieri mattina, ha rintracciato l’autore di un incidente avvenuto nella notte tra sabato e domenica a Gabicce, all’incrocio tra via Romagna e via Vittoria. Per una mancata precedenza si sono scontrate due auto, ma chi aveva provocato l’incidente è fuggito. I poliziotti l’hanno rintracciato grazie ad alcuni rottami rinvenuti: è un uomo di 39 anni che abita a Gradara.


 

LA PROVINCIA DI COMO

MILANO Si indaga sul tragico episodio avvenuto in un quartiere ad alto tasso di microcriminalità, lo sparatore indagato per omicidio colposo Vigilante si difende dall’aggressore, spara e lo uccide Vittima un marocchino di 37 anni, raggiunto alla gola da un proiettile forse partito accidentalmente durante una lite

Una lite, poi un colpo di pistola: a terra il corpo di un marocchino di 37 anni, Abdelkhalek Nakab, ucciso da una guardia giurata fuori servizio sulle scale di un residence, un edificio dove casi di prostituzione, spaccio e risse sono all’ordine del giorno. Il vigilante, V.P., 42 anni, è stato lungamente interrogato, per circa tre ore, in Questura, alla presenza del pubblico ministero che coordina le indagini, Piero Basilone, e alla fine è stato indagato per omicidio colposo. L’ipotesi più probabile sarebbe insomma quella di un colpo d’arma partito accidentalmente durante una colluttazione. È accaduto ieri mattina, a Milano, in via Cavezzali, nella periferia nord, in una zona, quella di via Padova, con una forte presenza di clandestini e microcriminalità. E nel quartiere, quel luogo detto «il residence», in buone condizioni fuori ma diviso in mini alloggi affittati in nero e subaffittati a irregolari, era conosciuto ed evitato da tutti. E qualcuno forse ricorreva a una sorta di vigilanza privata proprio per proteggersi da situazioni spiacevoli che più volte in questi mesi si sono ripetute nel quartiere. Il marocchino aveva precedenti per spaccio e ricettazione, è stato ucciso sulle scale d’ingresso del palazzo, da un unico colpo di pistola che lo ha raggiunto alla gola, senza lasciargli scampo. Inutili i soccorsi, che pure sono stati prestati all’uomo con tempestività. All’inizio alcuni particolari della vicenda avevano destato inquietanti interrogativi: primo fra tutti cosa ci facesse la guardia, in borghese ma armata, davanti al palazzo, visto che ufficialmente, per il suo istituto di vigilanza, era in malattia. Si era insomma pensato a un delitto scaturito da un regolamento di conti, magari per un traffico illecito di clandestini che proprio in quel quartiere poteva avere una delle basi operative. Ma non era così. Alla fine di un lungo interrogatorio all’Ufficio prevenzione generale, in Questura, il pubblico ministero Basilone ha evidentemente ritenuto plausibile la sua ricostruzione circa un’aggressione e un colpo partito accidentalmente. Il vigilante ha spiegato che l’uomo, sceso ubriaco dalla sua stanza, ieri intorno alle 9, lo aveva prima aggredito e poi aveva cercato di sottrargli la pistola. E lui ha reagito. In quel frangente sarebbe partito, secondo la sua versione, il colpo accidentale che è risultato mortale. L’uomo avrebbe inoltre spiegato di trovarsi lì, in borghese, fuori dall’orario servizio, per una sorta di dopo-lavoro in nero. Un secondo lavoro dunque, come spesso accade. All’esterno del residence, nelle ore successive all’omicidio, un centinaio di immigrati ha protestato chiedendo giustizia, e in alcuni casi sono stati contenuti a fatica dalla polizia nella strada antistante, dove si sono verificati anche brevi tafferugli, specialmente all’uscita dell’amministratore dello stabile, accusato «di assoldare vigilanti» e di «chiedere soldi per far entrare la gente nelle stanze, oltre a far pagare prezzi salatissimi per gli affitti». Il luogo dell’omicidio, infatti, è un residence nelle cui stanze si trovano decine di extracomunitari, molti dei quali abusivi, irregolari e con precedenti di diverso tipo. «Una volta era un albergo a cinque stelle - dice una donna - e ci venivano le modelle. Una zona di lusso in cui la cronaca era "rosa". Ora invece è una zona franca sempre più invivibile dove quelli, dentro, fanno quello che vogliono». Gli abitanti del quartiere lamentano da anni la situazione di illegalità che si verifica in quel luogo: prostituzione e spaccio di droga, in particolare, sarebbero all’ordine del giorno. Proprio lì, ieri, le guardie giurate a cui è stato affidato il servizio di vigilanza sulla struttura erano intervenute per un incendio in una delle stanze, scaturito, pare, a seguito di una lite tra immigrati.


 

IL GRECALE

Asl Fg/2: parte progetto prevenzione ’alcol e lavoro’

L’Assessorato della Salute della Regione Puglia ha infatti aderito al progetto nazionale ed ha nominato coordinatore il dottor Matteo Giordano, direttore del Dipartimento delle Dipendenze patologiche della Ausl Fg/2

di Redazione

Cerignola - La prevenzione all’uso inadeguato dell’alcol è il fulcro centrale del progetto nazionale diretto al personale delle aziende, con il diretto coinvolgimento dei datori di lavoro, dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali, dei medici competenti, degli Rsu e degli Rsl.
L’Assessorato della Salute della Regione Puglia ha infatti aderito al progetto nazionale ed ha nominato coordinatore il dottor Matteo Giordano, direttore del Dipartimento delle Dipendenze patologiche della Ausl Fg/2.
Al progetto hanno già aderito il Comune di Manfredonia, la Inside, la MMP e la IBF, aziende che fanno parte del Contratto d’Area di Manfredonia.
La prima fase, quella della formazione, articolata per aree centro - nord e centro – sud del territorio regionale, si è tenuta tra dicembre 2005 e gennaio 2006 a Cerignola ed a Brindisi. La seconda fase del progetto è articolata in azioni informative rivolte a tutti i lavoratori, al fine di metterli in guardia rispetto ai rischi dell’abuso di alcol e puntare a modificarne i comportamenti a rischio attraverso iniziative di pubblicizzazione delle .
. Un altro dato sensibile viene sottolineato dal responsabile del progetto :  regione capofila del progetto – aggiunge Giordano – dimostrano che il 10-12% dei lavoratori presentano un abuso acuto o cronico di bevande alcoliche e che il 45% dei manager, nel corso della propria vita professionale, possono andare incontro ad episodi occasionali o continuativi di abuso di alcol>.


IL GAZZETTINO TREVISO

Il fatturato "Astoria" sale del 13 per cento e arriva a toccare i 22 milioni  

La Germania chiede più vino

 Non c’è stagnazione economica che fermi la positiva progressione dei vini trevigiani di qualità. Lo dimostra il bilancio di Astoria Vini, in un trend di crescita mantenutosi pressoché costante dalla fondazione dell’azienda nel 1987. Il 2005 ha fatto toccare al fatturato quota 25 milioni di euro, contro i 22 dell’anno precedente (più 13\%). Sta acquisendo sempre maggiore importanza il mercato estero, con le esportazioni che rappresentano il 25\% delle vendite totali.
Le vendite nel mercato italiano si confermano in crescita del 12 per cento, nonostante il periodo di congiuntura economica non brillante, grazie a investimenti sul marchio e a un piano di marketing mix molto aggressivo. I maggiori incrementi si sono registrati nelle regioni della fascia adriatica ed in Piemonte, soprattutto nella città di Torino (dove in piazza Vittorio Veneto, di fronte all’Olympic Store campeggia la Smart Astoria Lounge).
L’incremento delle vendite è dovuto in modo particolare alla crescita di nuovi mercati, grazie a canali di vendita creati nel 2004 che stanno portando i primi frutti. Astoria continua la sua crescita nei paesi del Nord Europa. In Svezia è entrata nel 2004 nella general list di Systembolaget, la società statale che detiene il monopolio della vendita di birra vini e alcolici, con oltre 400 punti vendita in tutto il paese. Grazie a questa distribuzione le vendite sono in continua crescita e si è passati dalle 150 mila alle 250 mila bottiglie in un solo anno. Inoltre i consumatori hanno confermato di essere pronti non solo per il Prosecco ma anche per nuovi vini italiani, come Merlot e Pinot. Nuovi accordi commerciali sono stati conclusi in Lettonia, Australia e nel mercato russo: quest’ultima impresa non facile. Alcuni mercati importanti si confermano in crescita,in particolare gli stati Uniti, la Gran Bretagna, la Svizzera ed il Belgio, che è stato il motore principale della vendita del Lounge in Europa. Ma è soprattutto il mercato tedesco, fondamentale per l’intero settore vinicolo italiano, a dare riscontri positivi dopo anni di crisi.


 

IL GAZZETTINO (PD)

I NUMERI 

Affidamento per 148, semilibertà per altri 41

I detenuti che scontano la pena fuori dal carcere usufruiscono di misure alternative differenti. Dei 550 amministrati dall’Uepe di Padova, circa 200 sono a fine pena. Gli altri, invece, sono così suddivisi. Affidati 148 (26 stranieri), detenuti domiciliari 82 (15), detenuti domiciliari provvisori 19 (10), semiliberi 41 (7), liberi vigilati 20 (2), indultinati 17 (1), liberi controllati 11 (2). I semiliberi, a differenza degli altri, la sera ritornano a dormire in carcere ma trascorrono il resto della giornata fuori. I detenuti domiciliari, invece, devono scontare la pena rigorosamente in casa e non possono uscire. Tutti gli altri, infine, sono liberi ma devono sottostare a regole rigorose: devono avere un domicilio e un lavoro in regola, non devono frequentare pregiudicati e se sono tossicodipendenti o alcolisti devono seguire le cure mediche. Per la revoca non serve che commettano reati, basta il mancato rispetto di questi vincoli.


IL GAZZETTINO (PD)

LA STORIA

(E.L.C.) Amed ha quarant’anni, è marocchino e fa l’operaio. Deve scontare un anno per una serie di reati, dallo scippo alle lesioni, dal furto dall’omissione di soccorso. Alle spalle ha precedenti per tentata rapina e tentata estorsione, danneggiamenti, minacce, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. In diverse occasioni è stato pure sorpreso a guidare l’auto ubriaco. A Padova ci vive da tanti anni, ha un permesso di soggiorno, una moglie e due figli. Un anno fa ha capito di essere arrivato al bivio, e ha deciso di imboccare la strada giusta. È andato al Sert, ha raccontato la sua storia, ha chiesto aiuto. Perché la sua rovina è l’alcol. Da allora si è messo in riga e alcuni giorni fa ha ottenuto l’affidamento in prova. Non andrà in carcere e potrà proseguire quel cammino intrapreso ormai da dodici mesi grazie al quale ha pure ottenuto un posto di lavoro. Amed è uno di quei 550 detenuti amministrati dall’Uepe. Se non rispetterà le rigide regole che gli sono state imposte finirà in prigione. Se invece proseguirà quel cammino già iniziato potrà saldare in maniera costruttiva il suo conto con la giustizia italiana. Il marocchino aveva presentato la richiesta per scontare quell’anno di condanna con una misura alternativa. Al giudice ha spiegato di avere ottenuto un alloggio popolare, di avere una moglie e due figli, di avere anche dei fratelli disposti ad aiutarlo, di aver trovato un lavoro regolare a tempo indeterminato e di essere in cura al Sert per risolvere i suoi problemi di alcolista.

Il Tribunale ha fatto le verifiche del caso scoprendo, ad esempio, che gli esami medici del Servizio per le tossicodipendenze hanno sempre dato esito negativo, confermando dunque il buon andamento della cura, che il datore di lavoro si è detto soddisfatto e che ha anche chiesto perdono alla vittima del reato da lui commesso. Insomma, un quadro soddisfacente e sufficiente a far decidere il magistrato di sorveglianza a firmare l’affidamento ai servizi sociali. Ma con precisi vincoli. Ad esempio non potrà uscire dal Comune di Padova senza autorizzazione, non uscirà di casa dalle 22 alle 7 del mattino, non dovrà avere rapporti con pregiudicati, dovrà portare a termine il trattamento terapeutico per i problemi di alcol, adempirà puntualmente agli obblighi di assistenza familiare.



IL GAZZETTINO (VI)

DENUNCIATO 

Scosso dalla sbornia, si arrabbia e danneggia anche la "pantera"

 Tezze sul Brenta

Si assopisce ai bordi della strada, di notte, per smaltire la sbornia; lo svegliano e dà in escandescenze, ingiuriando i presenti e danneggiando un mezzo della Polizia.

Strambo episodio, nella notte fra sabato domenica, in via Jolanda, a Stroppari di Tezze. Intorno alle 2 alcuni abitanti del posto hanno notato una figura rannicchiata sul terreno. Era un uomo sulla quarantina, immobile, apparentemente morto. Un residente si è avvicinato e gli ha sentito il polso: il cuore batteva. L’uomo ha scosso lo sconosciuto, ma questi non ne voleva sapere di tornare in sè. Sono stati avvisati l’Ospedale e la Polizia. Mentre si stavano attendendo i soccorsi, è sopraggiunto un metronotte, che è riuscito a destare l’individuo. Non l’avesse mai fatto! Il tipo si è arrabbiato: "Andate via - urlava - lasciatemi in pace!". Il tutto condito da minacce e offese. Quando sono arrivati sanitari e poliziotti lo sbandato ha cercato di svicolare ma è stato fermato dalla "pantera". Per tutta risposta l’individuo ha preso a pugni la carrozzeria e ha spezzato un tergicristallo. Gli agenti l’hanno allora - non senza fatica - ammanettato e consegnato agli infermieri che l’hanno portato al S. Bassiano. Era ubriaco fradicio. Gli inquirenti hanno poi scoperto che il tizio - G.Z., 31 anni, di Cuneo - aveva fatto baldoria con degli amici. Ieri l’allegro piemontese è stato denunciato per danneggiamento.


 

IL SECOLO XIX

Tamponano macchine in coda e fuggono bloccati dagli automobilisti inferociti

Incidente sabato notte in un lavaggio aperto 24 ore alle Pianazze

La moda del momento? Andare a lavare la macchina dopo la mezzanotte di sabato, prima di recarsi in discoteca in Versilia. E’ quanto si evince dall’altrettanto strano incidente stradale avvenuto addirittura all’interno di un car-wash self-service, aperto 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno: infatti un’auto impazzita, o meglio guidata da un’ubriaco, ha fatto filotto, danneggiando le altre che erano in attesa del loro turno di acqua e sapone.
L’incredibile combinazione di stranezze è avvenuta sabato notte alle 0,45 in un autolavaggio delle Pianazze. Mentre usciva dalla "corsia 3" del car wash, un’Opel Astra è finita prima contro un vaso di cemento, poi ha proseguito urtando un fuoristrada Suzuki alla cui guida c’era un giovane spezzino di 25 anni ed ha terminato la corsa contro una lancia Y dentro la quale c’era una signora di 50 anni.
Dall’Opel Astra sono usciti due tunisini, il conducente di 27 anni e un suo amico di 33, che anzichè cercare di mettersi d’accordo con i tamponati, si sono dati alla fuga. Hanno fatto male i loro calcoli per due motivi: loro erano ubriachi, tanto da non reggersi in piedi, e gli automobilisti inferociti. Così quando li hanno visti scappare correndo a zig-zag, i "danneggiati" si sono messi alle calcagna dei due magrebini e, nel giro di pochi istanti, li hanno raggiunti e bloccati. Qualcuno ha telefonato al 113 ed è arrivata la polizia. Il conducente della Opel è stato sottoposto all’alcol-test che ha dato gli esiti che tutti si attendevano: era ubriaco marcio, dato che aveva superato di ben tre volte i limiti consentiti. E’ stato denunciato per guida in stato di ebbrezza, mentre la vettura è stata posta sotto sequestro. Per gli automobilisti danneggiati, una consolazione: l’assicurazione dell’auto dovrebbe essere coperta. Almeno, se non è stato falsificato il tagliando.


IL GAZZETTINO (VE)

TRIBUNALE

 Sarà processata per direttissima per il furto del taxi acqueo

Sarà processata per direttissima la ragazza accusata di aver rubato, la scorsa notte, un taxi acqueo ormeggiato a San Basilio, con il quale ha fatto un giro per i canali della città.
Il pm Federico Bressan ha trasmesso il fascicolo al giudice monocratico di Mestre che, con molte probabilità, si occuperà dell’episodio domani mattina. La ventunenne è accusata di furto, danneggiamenti, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. I quattro poliziotti che l’hanno inseguita e fermata, sono rimasti leggermete feriti: i medici hanno diagnosticato loro lesioni guaribili in una decina di giorni.
L’inseguimento è iniziato attorno alle 3 del mattino tra sabato e domenica. La ragazza, visibilmente alterata da un eccesso di consumo di sostanze alcoliche, si è messa al timone di un taxi acque e ha cominciato a navigare lungo i canali senza curarsi degli ostacoli che incontrava. Procedendo a zig zag, il taxi è andato a sbattere contro bricole e altre imbarcazioni ormeggiate. Alcuni passanti hanno chiamato il 113 e una Volante della polizia ha cercato di fermare la conducente. Il taxi è andato a urtare contro l’imbarcadero Actv delle Zattere; poi l’inseguimento è proseguito lungo il canale della Giudecca, fino a quando la ragazza è stata bloccata. Più volte avrebbe speronato l’imbarcazione degli agenti.


 
IL GAZZETTINO (VE)

SANTA MARGHERITA 

Tre giovani risarciscono i chioschi derubati

Sono stati già scarcerati i tre ragazzi di Marghera fermati venerdì notte per rapina e resistenza a pubblico ufficiale per aver preso d’assalto due chioschi di maschere e specialità veneziane in campo Santa Margherita.
Il gup Stefano Manduzio ha convalidato l’arresto, ma ha ritenuto non vi siano gli estremi per farli restare in carcere. I tre giovani, di 26, 31 e 33 anni, hanno ammesso la bravata: erano ubriachi e hanno raccontato di aver cercato di sottrarre dolciumi. Ieri hanno già risarcito i proprietari dei due chioschi, versando a ciascuno di loro 450 euro. Davanti al giudice hanno però negato di aver resistito all’arresto (avevano due coltellini, ma non li hanno usati), lamentando, al contrario di aver subito atti di violenza dai carabinieri, i quali avrebbero anche puntato loro le pistole alle tempie. L’avvocato Zanchi ha annunciato l’intenzione di presentare una denuncia in relazione all’episodio.


 AGI

Economia

INFLAZIONE: PRELIMINARE FEBBRAIO SCENDE A +2,1% ANNO

(AGI) - Roma, 28 feb. - L’inflazione frena a febbraio. Secondo l’Istat, i prezzi al consumo presentano a febbraio un aumento congiunturale dello 0,2% e una variazione tendenziale del 2,1%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumi registra una variazione mensile di meno 0,1% e una variazione di piu’ 2,2% rispetto al febbraio 2005. Sulla base dei dati finora pervenuti, calcola l’Istat, gli aumenti congiunturali piu’ significativi si sono verificati per i capitoli bevande alcoliche e tabacchi (+1,9%), trasporti (+0,8%) e servizi sanitari e spese per la salute (+0,7%); una variazione nulla si e’ verificata nel capitolo abbigliamento e calzature mentre una variazione nulla si e’ verificata nel capitolo ricreazione, spettacoli e cultura (-0,2%). Gli incrementi tendenziali piu’ elevati si sono registrati nei capitoli abitazione, acqua, elettricita’ e combustibili (+6%), bevande alcoliche e tabacchi (+5%) e trasporti (+4,3%). Una variazione tendenziale negativa si e’ registrata nel capitolo comunicazioni (-2,7%).


 
IL MESSAGGERO

«Filmato il pestaggio», è polemica  

Carabinieri trasferiti dopo il fermo di un marocchino: firme in loro favore 

 di SARA IPPOLITO

MODENA - I due carabinieri che domenica 19 scorso hanno pestato un marocchino senza accorgersi di essere ripresi da un passante, dovranno lasciare i loro posti di lavoro di Sassuolo e trasferirsi a Bologna. Lo ha deciso ieri il comando provinciale dopo le polemiche scoppiate nei giorni scorsi quando il video è finito sul web e quindi sulle prime pagine dei giornali locali e sul tavolo del magistrato. A nulla sono valse le raccolte di firme organizzate in città. E a nulla è servito che l’onorevole leghista Mario Borghezio si sia precipitato in caserma sabato scorso per parlare con i due carabinieri. Non gliel’hanno permesso. Il sindaco della Margherita e tutti i partiti politici hanno manifestato solidarietà ai carabinieri e chiesto che se qualcuno ha sbagliato venga punito. An, al contrario, continua a manifestare fiducia ”a prescindere” nei carabinieri. E tanto per infervorare la polemica, ieri è arrivata la notizia che a Milano un altro marocchino è stato ucciso da un vigilante durante una colluttazione.
Ma torniamo a domenica 19 febbraio, ore 10 circa, a Sassuolo. Una donna telefona al 113 e denuncia che c’è un marocchino che dorme sul pianerottolo di casa sua e che è lo stesso che l’ha minacciata il giorno prima e ha mandato in frantumi una vetrata. Adesso sanguina dalla testa. Un sovrintendente del commissariato in borghese va a fare un sopralluogo.
L’uomo, di nome Idrissi, è ubriaco. Resiste. Il sovrintendente chiede rinforzi. Arriva una pattuglia con due carabinieri. Secondo la versione dei militari l’uomo li accoglie a sassate, li affronta con una bottiglia rotta, rifiuta di salire sull’auto. La situazione va avanti per una decina di minuti. L’uomo ferito inveisce fino a che il vicebrigadiere riesce a fargli scattare le manette a un polso.
E’a questo punto che l’ammanettato, non si capisce bene come - sempre secondo il racconto dei militari - comincia a spogliarsi, resta in mutande e si getta a terra urlando come un ossesso. Un gruppo di magrebini si avvicina in aiuto del connazionale. Uno di loro tira fuori il telefonino e filma la scena. A un certo punto si vede uno dei due carabinieri che salta a sulla pancia del marocchino già disteso per terra.
L’uomo viene accompagnato in ospedale e medicato: otto giorni di prognosi. Altrettanti al vicebrigadiere per un pugno al volto che nel filmato non si vede. Tre al sovrintendente per un pugno allo stomaco.
Idrissi il giorno dopo viene processato e condannato dal tribunale di Modena a sei mesi per lesioni e resistenza. E’ ancora in carcere.
Il filmato viene consegnato all’associazione Giovani musulmani d’Italia che lo consegna alla Digos di Reggio Emilia. L’Arma lo invia alla procura della Repubblica di Modena. Il proprietario del sito che mostrava il filmato lo oscura (poi lo rimetterà in circolazione). Ma la polemica è già scoppiata. Ora Idrissi è in carcere. E i due carabinieri dovranno lasciare Sassuolo.


 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA)

Metaponto 

Nasce un club degli alcolisti in trattamento

 BERNALDA

È stato istituito anche a Bernalda un club degli alcolisti in trattamento, inserito nell’ambito della rete territoriale dei servizi, denominata Aicat della Magna Grecia, con sede a Metaponto. La nuova associazione si prefigge di portare a conoscenza l’intera comunità cittadina sulle problematiche legate al consumo e all’abuso di alcol, nonchè a informare sui programmi e le metodologie messe in atto dal club. Previsti incontri, seminari scientifici, dibattiti e qualsiasi altra manifestazione, utile a sensibilizzare l’opinione pubblica sui guasti fisici e i disagi sociali provocati dall’alcolismo. Una dipendenza, da cui, spesso, è difficile, ma non impossibile uscire. Secondo alcuni dati, infatti, l’alcol fa molte più vittime della droga, specie tra i giovani, ma anche in fasce d’età più mature e fra tutti i ceti sociali. Il locale club degli alcolisti in trattamento intende dare sostegno a chiunque voglia uscire dal tunnel della dipendenza. an.mor.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA)

Due denunciati 

Offrono soldi alla Polizia per evitare multa

MELFI Due autisti, entrambi di nazionalità polacca, sono stati denunciati in stato di libertà alla magistratura - con l’ accusa di istigazione alla corruzione - dagli agenti del distaccamento di Melfi della Polizia stradale, ai quali avevano offerto alcune decine di euro per evitare i controlli. Uno dei due autisti, inoltre, era in stato di ebbrezza, al momento del controllo da parte degli uomini della Polizia stradale. Gli agenti hanno accertato e contestato all’ uomo anche la guida con eccesso di velocità, la violazione del divieto di circolazione da parte dell’ autoarticolato (per il quale è stato disposto il fermo amministrativo) e la mancanza dei requisiti fisici e psichici necessari per guidare. Durante i servizi, gli agenti di Melfi della Polizia stradale hanno rilevato in totale 20 infrazioni al Codice della strada. Inoltre hanno ritirato due patenti e due carte di circolazione e hanno deciso la decurtazione di 39 punti dalle patenti degli automobilisti controllati.


IL MESSAGGERO (MARCHE)

Stato di ebrezza: una condanna 

E’ stato condannato per direttissima D.R.D. un fermano di 28 anni per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. L’uomo era stato fermato dai Carabinieri della Compagnia di Fermo con l’accusa di guida in stato di ebbrezza. Al momento del ritiro della patente dopo la prova etilometrica aveva dato in escandescenze contro i militari ferendoli.


CORRIERE ADRIATICO

Sabato sull’Adriatica, giovane arrestato

 Ubriaco al volante picchia i carabinieri

FERMO - Una nottata brava quella di sabato scorso per un giovane fermano, D.R.D. di 27 anni. L’uomo era stato notato da una pattuglia dei carabinieri del nucleo radiomobile di Fermo mentre in auto lungo la strada statale Adriatica sembrava essersi fatto prendere un po’ troppo la mano.
Così i carabinieri hanno deciso di intervenire fermando l’auto guidata dal giovane fermano che non deve aver gradito molto l’iniziativa dei militari dell’Arma. Sottoposto all’esame dell’etilometro e portato in caserma per i successivi accertamenti D.R.D. si è scagliato contro i carabinieri che gli contestavano la guida in stato di ubriachezza ritirandogli la patente.
Ne è nato un piccolo tafferuglio con i carabinieri che sono rimasti leggermente feriti ed allora per il giovane fermano, oltre al ritiro della patente, è anche scattato l’arresto per i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Ieri mattina, in tribunale a Fermo, si è svolto il processo a carico del fermano: una volta convalidato l’arresto la vicenda si è chiusa con la condanna a quattro mesi con i benefici di legge emessa dai giudici del tribunale di Fermo.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (TARANTO)

1.lizzano Organizzata dalla Coldiretti Puglia, la manifestazione al museo civico 

«Il nostro vino salvato dalla qualità»

Un convegno a vent’anni dallo scandalo metanolo per celebrare la rinascita del Primitivo

LIZZANO «Accadde domani: a vent’anni dal metanolo il rinascimento del vino italiano». E’ questo il tema del convegno organizzato a Lizzano, al museo civico della Paleontologia, sabato, dalla Coldiretti della Puglia, con l’obiettivo di tracciare il percorso storico che dal 1986 ha permesso il riscatto delle nostre produzioni vitivinicole; piuttosto che per ricordare uno dei più infelici scandali della storia dell’economia italiana. Si contarono 19 vittime ed 11 persone rimasero cieche: tutte avvelenate dall’aggiunta del metanolo, un componente naturale della bevanda alcolica, nel vino. Ad illustrare le strategie adottate per il rinascimento delle produzioni locali, il presidente regionale della Coldiretti, Giuseppe Brillante, il coordinatore regionale dell’associazione «Città del vino», nonché sindaco di Lizzano, Antonio Cavallo, il presidente della Cantina cooperativa di Manduria, Fulvio Filo Schiavone, ed il presidente della Strada dei vini doc primitivo di Manduria, Rita Macripò. Ma quanto e cosa ha insegnato lo scandalo del metanolo? «Che l’unica strada da imboccare è quella della qualità. - risponde Brillante - La sola in grado di permettere alle nostre produzioni di tenere testa per competitività. Ma non solo. La vicenda del metanolo ci ha anche insegnato che il vino e gli alimentari in generale hanno un legame così intrinseco con la storia e la cultura di un popolo e delle sue tradizioni, che non ne possono essere svincolati in nessuna maniera». In che modo è stato possibile il rinascimento? «Vent’anni fa - prosegue il direttore di Coldiretti - il vino aveva imboccato la via delle produzioni indistinte. Dopo questa terribile esperienza, s’è compreso che bisognava puntare sulla qualità, sulla sicurezza del prodotto e dell’ambiente, garantiti dal certificato. Lo scandalo - aggiunge il sindaco Cavallo - ci ha dimostrato a caro prezzo che la quantità non porta lontano. Anzi, penalizza il settore. Siamo risaliti dal punto più basso in cui potevamo precipitare con la consapevolezza che occorreva puntare tutto sulla qualità e sull’ancoraggio territoriale. Il vino, unito al paesaggio e alla storia, rafforza la nostra identità locale oltre ad essere un importante veicolo per il turismo e quindi anche per l’economia (*)». Quale ruolo ha occupato e occupa il vino locale nella storia di questo rinascimento? «La Puglia ha senz’altro una produzione molto importante. Si contano 24 riconoscimenti ed il 6 per cento del vino doc viene venduto. Tra doc e igt, questa percentuale sale a 20. Ma dobbiamo e possiamo fare di più. Almeno il 50 per cento. La nostra Provincia - mette in luce Cavallo - occupa una buona posizione. Il primitivo di Manduria è uno dei segni particolari della nostra terra. Ma dobbiamo promuovere di più il nostro territorio, ancorando il vino alle bellezze locali». Il metanolo: un brutto ricordo o una spia sempre accesa a cui fare attenzione? «Senz’altro una lampadina rossa, un campanello d’allarme sempre all’erta perché non si compiano gli stessi o simili errori». Pamela Giufrè

(*) Nota: i costi che lo stato paga per i problemi alcolcorrelati superano l’intero giro d’affari legato alla produzione ed al commercio di vino, birra e altri alcolici.


 LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (TARANTO)

2.lizzano Come gli imprenditori del settore hanno raccolto la sfida della qualità
Cresciute le Doc, ecco il cambiamento
Le produzioni vinicole riservate alle Denominazioni di origine aumentate del 33 per cento

LIZZANO Indietro di vent’anni. Per non ripetere gli errori del passato. La Coldiretti Puglia ha reso possibile un viaggio nel tempo sabato scorso. Cominciando dal primo caso di avvelenamento per metanolo, il 6 marzo del 1986, sino ad arrivare al 2006. Oggi la produzione dell’uva da tavola in Italia si estende su 800mila ettari di terreno, di cui 115 mila pugliesi. Ventiquattro dei nostri vini regionali sono Doc (hanno cioè Denominazione di origine controllata) e 6 Igt (con Indicazione geografica tipica). Negli ultimi anni la produzione ionica di vini Doc e Docg (a Denominazione di origine controllata e garantita) è aumentata del 33 per cento. Inestimabile il valore. Che rappresenta anche una grande ricchezza economica ed occupazionale per il nostro territorio. Solo nel 2005 la Puglia vitivinicola ha aumentato i propri quantitativi di vini Doc e Docg del 7,2 per cento. L’Igt è cresciuto del 14 per cento. La Puglia è infatti la prima regione in Italia per la destinazione dell’uva all’estero. E’ prima anche per la produzione di vino da tavola, terza per Igt e settima per Doc. Taranto, invece, si colloca al terzo posto in Puglia per l’uva da vino, con oltre 2 milioni di quintali di produzione. Sono cifre che rendono chiaramente l’idea degli sforzi compiuti per risalire la china dopo lo scandalo del metanolo, per il quale, insieme a Torino, la provincia di Taranto fu tristemente famosa. Nel giro di tre mesi, infatti, lo scandalo finì sotto i riflettori di giornali, radio e televisioni. Proprio nelle aziende vitivinicole locali, infatti, come in molte altre italiane, fu aggiunto venti anni fa metanolo in quantità esagerata. Dall’uno al 3 per cento. In realtà il metanolo è un componente naturale del vino ed è presente in una misura compresa tra 0,6 e 0,15 millilitri su 100 di alcol etilico. L’aggiunta in eccesso fu certamente possibile per via della carenza di controlli. I primi sintomi dell’avvelenamento furono la nausea e il vomito. Poi, dolori epatici e pancreatici, disturbi visivi, la cecità, delirio e convulsioni (*). «Abbiamo voluto ricordare questo difficile momento - rammenta il sindaco di Lizzano, Antonio Cavallo, che è anche presidente regionale delle "Città del vino" - per mettere in luce che dopo il metanolo c’è stata una vera e propria inversione di rotta. Un cammino cominciato sulla strada della qualità. Forse il prezzo da pagare è stato troppo alto. Certamente non si conoscevano allora le conseguenze di questa operazione. Ma la ripresa oggi, possibile anche grazie alla garanzia rappresentata dai continui controlli, è sotto gli occhi di tutti». p.giuf


(*) Nota: in Italia tutti i giorni, da decine di anni, ogni cinque ore muore per problemi alcolcorrelati un numero di persone pari a quelle che complessivamente morirono per il vino al metanolo vent’anni fa.

Tutti ricordano, giustamente, i morti per il metanolo, pochi denunciano, purtroppo, i morti per alcol di ogni giorno.


 IL GIORNALE DI VICENZA

Guerra tra poveri sotto i portici

I senzatetto vicentini presidiano lo storico edificio dall’alba fino alle 19. Poi si preparano i “letti” marocchini e indiani

L’assessore Davide Piazza: «I privati devono decidere Serve una collaborazione prima di sgomberarli» I residenti: «Tutta la zona oramai non è più sicura di sera non si può passare»

 di Eugenio Marzotto

Venti passi e un angolo di città, quello di palazzo Angaran. Venti passi che corrono lungo i portici dell’edificio di via Torretti dove gli spazi sono divisi tra disperati italiani e barboni del resto del mondo. È la guerra tra poveri giocata sul filo della rassegnazione di associazioni, enti e istituzioni che tentano ogni giorno, spesso invano, di dare risposte al disagio e alla povertà.
Il teatro della miseria che incontra il disordine pubblico, si trova a ponte degli Angeli, piazza XX Settembre, a pochi metri dall’Olimpico nel cuore della città dell’Unesco. Vicenza e il suo terzo millennio è anche questo.
Il portico del palazzo, sede di alcuni uffici Inps, è diviso in due per chi vive ai margini. Lungo via Torretti sostano durante il giorno i clochard vicentini, lungo Contrà Santa Lucia invece, dalle 19 e per tutta la notte, trovano dimora tra le mura quattrocentesche, clandestini nord africani, indiani, cingalesi, immigrati dell’est europeo e tossicodipendenti.
In quell’angolo maledetto, secondo le testimonianze dei residenti, accade di tutto. Latrine diventano mense a cielo aperto, vetri di bottiglie sono sparsi ovunque, liti e zuffe nel cuore della notte irrompono nel silenzio di una Vicenza costretta a fare i conti con due aspetti strettamente legati. La questione sociale e dell’accoglienza da una parte, quella dell’ordine pubblico e della sicurezza dall’altra. Con buona pace dei residenti che hanno paura e tanta, che sono costretti a girare al largo da quella zona nelle ore serali e che temono per una piazza che giorno dopo giorno non è più la stessa.
Il “salotto cittadino”, il centro storico, non è più sicuro e i primi ad accorgersene sono i residenti che sfilano di corsa quando si avvicinano ai “punti caldi” della zona.
«Oramai tra porta Padova e porta Santa Lucia - raccontano i vicentini - è difficile camminare sicuri alla sera, in questa zona il degrado è in aumento».
E intanto nei portici di palazzo Angaran, si continua a vivere, a sopravvivere.
Non sono bastate in questi mesi, le irruzioni delle volanti, gli interventi della polizia locale, oppure l’accoglienza fatta di pasti caldi e dormitori con i letti della Caritas o degli alberghi cittadini, tutto per diradare un fenomeno che non si arresta almeno da un anno e mezzo.
La querelle tra Comune e Inps è solo all’inizio ma forse si concluderà stamattina, quando i vertici dell’ente decideranno se e come rispondere all’amministrazione Hullweck che aveva chiesto all’istituto di consentire con un provvedimento ufficiale, l’azione di forza.
Da una parte gli assessori Sorrentino e Piazza chiedono da tempo la collaborazione dell’istituto per intervenire e sgomberare i portici, dall’altra l’Inps ha deciso il profilo basso. Da parte del presidente vicario Antonio L’Arco infatti non c’è stata nessuna risposta, ma il presidente Inps Andrea Cestonaro assicura: «Oggi mi incontrerò con il vicedirettore e affronteremo la questione, di più non posso dire».
In attesa che palazzo Angaran venga sgomberato ci sono i cittadini e i commercianti a non poterne più del degrado di quelle vie. Il segnale della sconfitta ha i colori dell’Aim costretta ad alzare bandiera bianca, visto che non può procedere alla pulizia del porticato di palazzo Angaran «a causa della presenza di persone che vi dimorano ormai stabilmente», come si legge in una nota di qualche giorno fa.
«Per poter procedere allo sgombero degli occupanti è necessario che l’ente proprietario faccia una denuncia penale», aveva detto Sorrentino nei giorni scorsi, «sarebbe opportuno che Comune e Inps lavorassero insieme per risolvere questo problema - commenta oggi l’assessore al sociale Davide Piazza -. Quello che la nostra amministrazione può fare è convincere questa gente, attraverso i nostri volontari della Croce Rossa, ad entrare nell’albergo cittadino per il soggiorno notturno. Ma questi sono degli “irriducibili”, è difficile “catturarli”, anche perchè per molti scatterebbe l’arresto, visto che sono privi del permesso di soggiorno. Quello che si vede in quel punto è penoso, siamo in centro città».
Un segnale che la situazione sia comunque difficile e la tensione stia salendo, arriva anche dalla sede Caritas, distante meno di cento metri dal palazzo e che ogni giorno apre le porte ai senza tetto e agli emarginati per offrire, con tutte le difficoltà del caso, un pasto caldo e un letto dove dormire.
Ma questioni di ordine e organizzazione hanno imposto alla Caritas regole severe a partire da domenica scorsa. Una recentissima nota per gli ospiti infatti, recita: «no agli ingressi dopo le 21, chi non arriva starà fuori almeno due notti, chi è ubriaco perde il posto letto, chi non lavora, scadute le dieci nottate, perderà il diritto al posto».
Oggi l’Inps deciderà se collaborare e in che forma con gli assessorati alla sicurezza e al sociale per sgomberare quell’angolo di città, ma il rischio che altri “palazzo Angaran” sorgano in altri punti della città, rimane.



IL GIORNALE DI VICENZA

«Siamo senzatetto, ma non miserabili»

Chi sono i clochard vicentini che vivono sotto i portici di palazzo Angaran
(e. mar.) Alcuni li vorrebbero invisibili, ma loro sono scomodamente ben visibili, in pieno centro città.

Da una parte i vicentini, dall’altra gli immigrati. Lungo il quattrocentesco pavimento di palazzo Angaran, gli spazi sono divisi equamente tra i senza tetto nostrani e quelli internazionali. Le regole, come in un micro mondo, sono chiare. Dalle 7 alle 19 lì sostano un gruppo di vicentini che hanno fatto di quel portico il loro salotto, cucina e camera con vista lungo via Torretti.
Dalle 19 e per tutta la notte invece, lo spazio che dà su via XX Settembre e Contrà Santa Lucia è degli immigrati. Metri quadri preziosi, perché lì si dorme, “si va in bagno”, si beve, ci si azzuffa spesso ubriachi.
Accade tutto sotto gli occhi attoniti delle famiglie che vivono in centro storico, residenti costretti a girare al largo per tornare a casa.
Ma c’è chi, tra i barboni made in Italy chi non ci sta alla generalizzazione: «Noi siamo italiani, non sporchiamo, non siamo violenti e non provochiamo nessuno. Loro invece sporcano la piazza e girano col coltello».
Gianni Doro, originario di Breganze, ha appena finito di mangiare una mela e giocare con i piccioni: «Se quelli là, gli indiani e africani, non se ne vanno prima o poi finisce male».
Gianni non vuole grane e alla sera dorme in una casa fuori dal centro. «È di un amico - racconta - io una volta la casa ce l’avevo, avevo perfino una moglie e un lavoro, poi è finito tutto e adesso mi arrangio come posso, ma non va male».
È quasi l’ora di pranzo, arriva Maurizio Vicari, ex muratore, fuma una Marlboro e spiega che «là dietro l’angolo, la situazione è drammatica. Bivaccano immigrati nella sporcizia, alla sera girano tossici. Insomma, questa città è anche nostra questa gente andrebbe repressa per quello che fa durante la notte».
Venerino è sveglio dall’alba, dorme in una casa abbandonata e al centro Caritas o all’albergo cittadino, non ci vuole più andare: «Io non dormo insieme a quelli là, non ho niente da spartire con certa gente, piuttosto dormo sotto i ponti».
È giuto il momento di “mettersi a tavola”, al gruppo si aggiungono altri due, uno porta con sé una bottiglia di bianco, l’altro, Sante, ha appena racimolato qualcosa da dividere con i compagni. Stende la tovaglia in carta da giornale e racconta: «Barboni noi? Io vengo qui alle 7 di ogni mattina e pulisco i portici - spiega Sante - perché alla pulizia ci tengo. Siamo poveri, non miserabili e se ci mandano via da qui non c’è problema. Un posto dove rifugiarci in questa città si trova sempre».
Fuori dal micro mondo, la tolleranza è uguale a zero, il timore pe

Mercoledì, 01 Marzo 2006
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