(ASAPS) ROMA – Ricorso respinto, ergastolo confermato.
Nadia Desdemona Lioce, che partecipò alla sparatoria sul treno in cui perse la
vita il sovrintendente della Polizia Ferroviaria Emanuele Petri, si è vista
confermare ieri (3 marzo) l’ergastolo per la morte del poliziotto. L’accusa era
di concorso in omicidio, rapina, resistenza, detenzione di armi, con
l’aggravante del terrorismo: la Prima
Sezione Penale della Cassazione ha dato il suo verdetto a tre
anni esatti dal conflitto a fuoco nel corso del quale morì anche il terrorista
Mario Galesi, mentre un collega di Petri rimase gravemente ferito, condannando
la brigatista anche a rifondere le parti civili, stabilendo in 3.200 euro la
somma per la vedova del poliziotto e in 2.000 euro quella in favore della
Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dell’Interno. Alma Petri,
la moglie di Emanuele, ha già fatto sapere che non intende essere in alcun modo
risarcita dall’ergastolana, in carcere a Sollicciano (Firenze) anche per gli
omicidi di Marco Biagi e Massimo D’Antona. “Credo che, oggi, dopo tre anni,
nell’anniversario dell’omicidio di Emanuele Petri, del suo sacrificio, venga
scritta una significativa pagina della lotta al terrorismo”: questo il commento
dell’avvocato Walter Biscotti, legale del sottufficiale caduto, che ha
comunicato alla stampa anche le esternazioni della vedova. Pur considerando la
sentenza estremamente importante, “…non ci rende niente perché ormai quello che
ci è stato tolto non lo abbiamo più. È solo giustizia”. (ASAPS)
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