Gioia e Ginevra, cugine pattinatrici morte in un incidente stradale: condannata la mamma
La parola «condanna» arriva come un macigno agli imputati e ai loro legali nell’aula del Tribunale in un primo pomeriggio primaverile.
Due anni per omicidio stradale (pena sospesa) per il camionista di 66 anni Alberto Marchetti di Medolla (Modena) e per Monica Lorenzatti di Villarbasse (Torino), coinvolti nel terribile tamponamento del 27 ottobre 2017 in A22, tra la Ford Focus guidata da Lorenzatti e il tir.
Nello schianto avvenuto all’altezza di Mattarello, a sud di Trento, la donna aveva perso la figlia Gioia Virginia Casciani di 9 anni e la nipote Ginevra Barra Bajetto di 17, le due giovanissime promesse del pattinaggio, e venti mesi dopo anche la sorella gemella Graziella, madre di Ginevra.
Solo Monica era sopravvissuta nonostante le ferite.
Il giudice ha stabilito la sospensione per 6 mesi della patente a Lorenzatti e le spese a carico dei due imputati oltre alle spese processuali e alla non menzione della condanna nel certificato casellario giudiziale.
«Perplessi» per la sentenza emessa dal giudice Massimo Rigon i legali dei due imputati, che preannunciano appello. La Procura (titolare del fascicolo la pm Alessandra Liverani) aveva chiesto un anno. L’avvocato Claudio Tasin che con Marco Rossi difende Lorenzatti: «Puntavamo all’assoluzione, il fatto era imprevedibile e inevitabile». E l’avvocato Giulio Garuti di Modena, per Marchetti, definisce la «sentenza molto severa» anche se «è positiva la riqualificazione della condanna, non a causa degli stop».
Già risarcite le parti civili con 1.435.000, altri risarcimenti sono stati stabiliti ieri dal giudice per un ammontare complessivo di 325mila: 250mila all’imputata e 15mila per ognuno dei cugini e degli zii.
L’udienza comincia alle 14 e l’attesa per conoscere la sentenza è breve. Alle 14.07, il giudice Massimo Rigon esce con il dispositivo in mano. Monica Lorenzatti ascolta la lettura della sentenza tra i suoi legali, tailleur nero, severa, si impietrisce quando sente la parola «condanna». Poi le lacrime insieme alla madre Livia, che ha perso una figlia e le uniche due nipotine, sempre presente alle udienze in questi ultimi sette anni e mezzo. L’incubo non è ancora finito.
Il giudice ha stabilito altri risarcimenti per 325mila euro dopo quelli già ricevuti da alcune delle parti civili con complessivi 1 milione e 435mila euro: 250mila all’imputata e 15mila per ognuno dei cugini e zii. Delusione degli avvocati delle parti.
«Siamo convinti della non colpevolezza della nostra assistita, abbiamo lavorato per questo», commenta l’avvocato Claudio Tasin che parla delle responsabilità del camionista, invece, con «gli stop non funzionanti, accertati dalla consulenza tecnica, la frenata improvvisa e la barra para incastro ceduta per bulloni mancanti».
Soddisfazione arriva per «la Procura che è tornata sui suoi passi e la battaglia tramite i consulenti tecnici è stata molto importante, rovesciando completamente i risultati della perizia fatta nell’incidente probatorio tanto che siamo arrivati a chiedere la condanna per il camionista quando prima era stata chiesta l’archiviazione».
Da parte sua l’avvocato Giulio Garuti, che difende Alberto Marchetti parla di delusione per la condanna e per ché il pm ha cambiato orientamento da quello iniziale e in tutto il dibattimento», giudicando la sentenza molto severa».
Intanto l’uomo, andato in pensione sarebbe «molto segnato dalla disgrazia: non è mai venuto alle udienze perché piange. E tutte le notti si sveglia e pensa alle bimbe».
Graziella Lorenzatti e la figlia quel giorno non dovevano neppure essere lì, erano andate in Alto Adige solo per accompagnare Gioia che doveva fare una gara di pattinaggio artistico. Poi l’incidente.
Le condanne per una gravissima tragedia della strada che si è portata via due giovanissime promesse come pattinatrici. (ASAPS)
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